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::chiesa-di-s-maria-annunziata»Il ciclo pittorico di Giuseppe Tamo da Brescia » Storia

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Ove son or le meraviglie tue
O regno di Sicilia? Ove son quelle
Chiare memorie, onde potevi altrui
Mostrar per segni le grandezze antiche?


(Dal Fazello - Storia di Sicilia,
deca I,lib. VI,cap.I)





L'intera superficie interna della chiesa (pilastri compresi) era ricoperta dalle pitture di Giuseppe Tamo da Brescia (e da probabili aiuti locali). Ma già nel 1867 alcuni documenti d'archivio riportano notizie sullo stato precario della chiesa definita "sommamente sprovveduta di arredi e malconcia nelle fabbriche e nelle pitture" - rendiconto del canonico Placido Rubino.
Sebbene all'inizio del Novecento i lavori del nuovo prospetto di Carlo Sada catalizzarono l'attenzione maggiore, è doveroso dire che tutta l'intera fabbrica fu interessata da interventi di consolidamento.
Pertanto la scomparsa degli affreschi del Tamo non può essere ricondotta a maldestri inalbamenti recenti, ma alla scarsa manutenzione della chiesa nel corso dei secoli.
Se oggi è possibile ammirare alcuni affreschi ancora integri, ciò è dovuto al fatto che questi sono ubicati proprio in corrispondenza delle parti strutturalmente più solide della chiesa (area presbiterale e transetto).
Il Barocco pittorico di Tamo , luminoso, ricco nelle tinte e nella disposizione figurativa, costituisce un unicum nell'intero panorama artistico etneo.
Si tratta di pitture realizzate a "mezzo fresco", nel periodo che va dal 1722 al 1731, anno in cui l'artista morì improvvisamente mentre attendeva ad ulteriori incarichi nella stessa Biancavilla.
Il ciclo pittorico, corretto ed innovativo dal punto di vista formale ed iconologico, ci induce a pensare sia ad una sapiente regia pronta a dettarne i temi, sia ad una consumata esperienza dell'artista: la verità, la ricchezza dei personaggi e del loro atteggiamento, l'espressività dei volti e delle posture, i colori vivaci e brillanti mostrano chiare influenze venete. Tamo conobbe sicuramente la grande pittura veneta (Paolo Caliari, Jacopo Robusti, Jacopo da Ponte), ma, come precisato dallo storico L. Anelli, sicuramente di seconda mano. La qualità dell'apparato decorativo e delle quadrature a finti stucchi che incorniciano le scene lascia pensare ad una formazione del pittore come quadraturista: questa attività lo portò a contatto con autori e contesti importanti, di primissima qualità.
Una volta in Sicilia sfruttò le conoscenze acquisite assumendo il ruolo di artista completo, ed ebbe così l'opportunità di esprimersi liberamente in un contesto lontano dai circuiti artistici ufficiali.
Non bisogna commettere l'errore di giudicare le pitture dell'Annunziata da un punto di vista strettamente qualitativo: è chiaro che non sono state condotte da una mano "felicissima"; la bellezza e l'originalità dell'intero ciclo pittorico consiste, invece, nella freschezza e nella novità compositiva e figurativa.





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