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ITINERARIO DEI CASTELLI NELLE PROVINCIE SICILIANE


 

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Ove son or le meraviglie tue
O regno di Sicilia? Ove son quelle
Chiare memorie, onde potevi altrui
Mostrar per segni le grandezze antiche?


(Dal Fazello - Storia di Sicilia,
deca I,lib. VI,cap.I)


Clemente IV incorona Carlo I d

Clemente IV incorona Carlo I d



Con la sconfitta e morte del re Manfredi nella battaglia di Benevento, Carlo d'Angiò, non solo conquistò il regno di Sicilia, ma fece sì che tutta l'Italia passasse sotto il dominio dei guelfi, ad eccezione di Verona e Pavia, che rimasero filo-imperiali.
Incoronato a Roma re di Sicilia, divenne il primo re di Napoli, stabilendo nella città partenopea la sua residenza per trovarsi vicino a Roma e non molto lontano dalla sua Provenza.
Seguendo l'esempio di Parigi, volle che Napoli divenisse il centro del Regno, e sua cura principale fu quella di cattivarsi la devozione delle famiglie e della città, alle quali partecipava i privilegi della nobiltà francese. Solamente Napoli riceveva dal nuovo re massimi vantaggi mentre in tutto il Regno gravava un regime duro e rapace. Fece ben presto sentire l'arroganza della sua tirannide su quegli stessi baroni che lo avevano inconsideratamente accolto e sulle popolazioni che lo avevano osannato, trattando i suoi sudditi non come uomini da governare, ma come servi che dovevano tremare e piegarsi ai suoi voleri.
Si esaltava all'idea di essere stato prescelto dalla Provvidenza quale strumento del trionfo della Chiesa su tutti i nemici, ripensava le vie già tracciate dai Normanni verso la conquista di Costantinopoli e nutriva e alimentava il sogno di aggiungere alla corona siciliana quella bizantina, restaurando l'Impero latino d'Oriente che nel 1261 era stato abbattuto dai Paleologhi.
Cominciarono così gli intrighi e le congiure dirette a risollevare le sorti degli Svevi in Italia.
Lo zio di Manfredi , Federico lancia,riuscì a sollevare la Sicilia, dove i partigiani di casa Sveva erano numerosi e a sottrarla quasi interamente agli angioini, mentre Corrado Capece si recò in Germania per sollecitare l'intervento di Corradino, che era ancora vivo. Questi scese in Italia fra l'esultanza dei ghibellini ma, sconfitto a Tagliacozzo nel 1268 , si salvò a stento con la fuga , riparando presso Giovanni Frangipane, signore di Astura. Questi lo consegnava a Carlo che lo fece decapitare nella piazza del Mercato a Napoli il 29 settembre dello stesso anno.
Liberatosi dell'ultimo degli Svevi , l'angioino volse la sua attenzione ai ribelli siciliani molto risentiti per aver perduto dignità e onori a causa dello spostamento della capitale da Palermo a Napoli.
La Sicilia che da secoli veniva considerata centro del regno ora veniva relegata ad un ruolo di secondo ordine con un vicario a Messina e un governatore a Palermo. Ciò danneggiava fortemente i siciliani abituati a fornire i funzionari della Corte, della burocrazia e dell'amministrazione.
La "mala signoria" di Carlo d'Angiò contro il popolo siciliano manifestò la sua ferocia quando inviato in Sicilia nel 1269 l?ammiraglio Guglielmo Estemdart, soffocò nel sangue le ultime resistenze della rivolta (Augusta, Agrigento, Lentini, Centuripe).
La caduta di Augusta, per tradimento, fu seguita da stragi atrocissime e da supplizi inauditi che non risparmiarono donne,fanciulli e vecchi. Le vittime furono ricercate fin nei luoghi più reconditi, nelle fogne, nei sepolcri e trascinate nude e a gruppi al supplizio.
Sterminate quelle popolazioni, l'Estendart pose l'assedio a Centuripe, che alla notizia dell'eccidio di Augusta aprì le porte al sanguinario conquistatore.
Il difensore della città Corrado Capece, venne accecato e in seguito impiccato a Catania.
Era il 1270 quando la ribellione veniva domata definitivamente e Carlo poteva sfogare il suo odio contro i difensori degli Svevi in Sicilia, instaurando un regime di vessazioni e di terrore.