Ove son or le meraviglie tue O regno di Sicilia? Ove son quelle Chiare memorie, onde potevi altrui Mostrar per segni le grandezze antiche?
(Dal Fazello - Storia di Sicilia, deca I,lib. VI,cap.I)
Danneggiati già dai terremoti del 1818 e dal 1908, gli affreschi che costituiscono la decorazione iconografica della volta e del catino absidale erano in procinto di scomparire per sempre a causa della infiltrazione dell'acqua piovana che traboccava dalla copertura a tegole ostruite dagli escrementi di migliaia di piccioni e da quella che proveniva dal terrazzo dell'attiguo oratorio. L'operazione "Salvataggio", sollecitata presso la Soprintendenza ai Monumenti anche con una raccolta di firme, è riuscita, se non altro, a bloccarne il degrado e a rendere più leggibile tutta la superficie affrescata.
Con il restauro eseguito nel 1995 dal maestro Giacomo Platania sotto la direzione di Francesca Maria Migneco, sono state consolidate le sacche di rigonfiamento dell'intonaco per cementarle alla fragile struttura di copertura in canne della volta e le numerose linee di fessurazione con iniezioni di caseato di calce, nella chiesa abbaziale di San Nicolò l'Arena di Catania, per cui con molta probabilità questo artista palermitano, richiamato come il Sozzi e la sua cerchia nella Sicilia orientale dalle numerose commesse per le decorazioni delle chiese durante la ricostruzione post-terremoto, è l'autore anche dell'affresco del catino. Un altro indizio che potrebbe essere probante di questa ipotesi è rappresentato dall'affresco con la "Gloria dell'Ordine Benedettino", eseguito per il refettorio della stessa abbazia - attuale aula magna della facoltà di lettere - nel quale la maniera di trattare i panneggi dei personaggi è praticamente identica. L'attribuzione, naturalmente, rimane dubbia, anche perché com'è ben noto, all'esecuzione degli affreschi si lavorava in équipe perché le operazioni dovevano eseguirsi velocemente sull'intonaco ancora umido, ed anche perché si utilizzavano, senza porsi scrupoli, i cartoni a spolvero di altri artisti o eseguiti dall'artista per il quale si lavorava come aiuto: il riutilizzo dei cartoni del Sozzi in alcune chiese di Acireale non fu certamente un caso isolato! Un ultimo indizio a favore dell'attribuzione al Piparo dei nostri affreschi, ci è fornito dalla somiglianza sorprendente con il nostro, dell'Eterno Padre eseguito dall'artista palermitano nel cupolino dell'abside della chiesa dell'ex Badia di San Placido a Catania negli anni 60 del XVIII secolo. La presenza dei Piparo a Catania è documentata dal 1757 al 1773, anno in cui partecipò alla gara d'appalto per gli affreschi del palazzo Universitario: anche la cronologia è, quindi, a favore della nostra ipotesi.