"Sulla sponda del fiume Anapo, che sfocia nel porto grande, si trovano due grandi colonne e tre cadute. Le cinque colonne sono di ordine dorico e sono i resti del famoso tempio di Zeus Olimpico nel quale gli ateniesi si rifugiarono dopo la sconfitta umiliante ricevuta dai siracusani "
1767, Von Riedesel
Tempio di Giove Olimpico o di Zeus - Siracusa
Via Tempio di Giove
Costruito nei primi decenni del VI secolo a.C. sorge su un poggio elevato rispetto la pianura sottostante. Esso è il secondo tempio più antico di Siracusa dopo quello di Apollo in Ortigia e viene anche chiamato comunemente dai siracusani il tempio « rédu culonne «, per la presenza di sole due colonne superstiti. Le due colonnedoriche scanalate attuali all'angolo SE e sul lato meridionale, hanno ispirato i viaggiatori del 1700 e del primo Ottocento, i vedutisti tardo romantici, ed anche gli artisti del nostro tempo (fino al tardo Settecento rimanevano erette otto colonne monolitiche). Dal '700 in poi, hanno caratterizzato buona parte delle vedute del porto e di Siracusa. Da esso,infatti, si ha la veduta completa del Porto grande, delle Saline, di Ortigia e del Plemmirio. Non a caso per i Greci, questo tempio era un riferimento per i naviganti che entravano o uscivano dal porto di Siracusa. Qui a poca distanza dall'approdo del porto grande e dalla via Elorina, non lontano da fonti sacre come quella di Ciane, sorgeva un proisteion, cioè un piccolo abitato suburbano di cui le fonti ci hanno tramandato il nome, Polichne (Tucidide, VII 4), probabilmente sprovvisto di mura. Dagli scavi accurati condotti a piu riprese (1893, 1902, 1953), sono state ricostruite le caratteristiche della cella preceduta da un pronao, e seguita da un ádyton senza opistodomo. Era un tempio dorico, periptero esastilo, con 42 colonne, 6 sulle fronti e 17 nei lati lunghi e tutte monolitiche come quelle del 'tempio di Apollo, alte, circa .8m, con un diametro inferiore di 1,84. L'intercolumnio frontale era di 4,08 m, quello laterale di 3,75. Il rivestimento decorativo in terracotta era ricco di motivi molto simili a quelli dell'Apollonion. La monumentalitá dell'impianto era accresciuta da una seconda fila di colonne dietro quelle della facciata. Tutto conferma la grandiositá e l'arcaicitá dell'edificio, di cui le fonti attestano l'importanza a livello religioso e giuridico-civile. E' probabile che l'Olypieion fosse il più importante di Siracusa: la sua casta sacerdotale era la prima della cittá e in esso erano conservate le liste censitarie dei cittadini che vennero intercettate dagli Ateniesi mentre i Siracusani tentavano di portarle in salvo nella cittá su una nave (Plutarco, Vita di Micia, 14). L'importanza del santuario come centro politico è dimostrata anche dal fatto che l'anfìpolia di Zeus Olimpio, creata da Timoleonte, era anche la magistratura eponima della cittá (Diodoro, XVI 70, 6). Forse in esso si custodiva anche l'erario della cittá. Alcuni aspetti più evoluti permettono di datare l'edificio a un'epoca leggermente più tarda (sempre comunque entro i primi decenni del VI sec. a. C.). Lo scavo del 1953 ha rivelato la presenza, accanto al tempio, di due profondi fossati, opere di difesa che, in base alla ceramica scoperta, possono essere attribuite a uno degli assedi cartaginesi o a quello romano. Nell'etá di Dionigi il tempio accolse una grandiosa statua criselefantina di Zeus, che il Tiranno rivestì di un manto prezioso. Al tempio conduceva una ierá odòs che attraversava tutte le piu importanti aree sacre cittadine e le stesse paludi Lisimelie. La più antica notizia del tempio risale al 491 a.C. quando Ippocrate da Gela, dopo la vittoria all' Eloro sui Siracusani, si accampò presso il tempio e impose al sacerdote di non rimuovere i tesori perché nulla sarebbe stato toccato. Medesimo rispetto ebbero gli Ateniesi nel 414 a. C., che, accampati in quei pressi, non toccarono il tesoro del dio (Pausania, X 28, 6). Ben diverso comportamento ebbero i Cartaginesi nel 391 e nel 309 a. C. , Dionigi e forse anche i Romani nelle loro guerre di conquista contro Siracusa. Del resto, lo stesso Dionigi aveva privato il dio del mantello. d'oro offerto da Gelone con il "denaro ricavato dalla preda cartaginese della battaglia di Himera, con l'ironico pretesto che il dio sarebbe stato assai più protetto dal freddo e dal caldo con un mantello di lana (Cicerone, De natura deorum, III 83). .Anche Verre rubò nel tempio un simulacro di Zeus Urios (Cicerone, Verrinè, II 4, 128).