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Ove son or le meraviglie tue
O regno di Sicilia? Ove son quelle
Chiare memorie, onde potevi altrui
Mostrar per segni le grandezze antiche?


(Dal Fazello - Storia di Sicilia,
deca I,lib. VI,cap.I)





Ancora giovanissima, passò a collaborare con Sabatino Moscati, divenendo uno dei primi archeologi dell'Istituto di Studi del Vicino Oriente, fondato dallo stesso Moscati al fine di aprire un nuovo campo di studi sul Mediterraneo orientale della Sapienza, il primo in Italia. Titolare della prima cattedra in Italia di Antichità Puniche, attivata presso l'allora Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università "La Sapienza" Antonia Ciasca, inizia la sua attività di ricerca a Mozia nel 1964, assumendo la direzione degli scavi per la Sapienza.
anno in cui Sabatino Moscati e Vincenzo Tusa, Soprintendente dell'allora Soprintendenza alle Antichità della Sicilia Occidentale, intrapresero una serie di campagne di scavo congiunte affidandone la direzione alla stessa Antonia Ciasca.
Gli scavi portarono alla luce monumenti di eccezionale importanza, come l'intera area del Tofet, dove erano ancora visibili i tagli dei sondaggi di J. Whitaker e P. Cintas, le necropoli e il Santuario del Cappiddazzu per la sepoltura dei fanciulli incinerati, dando inizio, nello stesso tempo, allo studio archeologico sistematico della città.
Secondo la tradizione dell'Istituto, lo scavo venne pubblicato con cadenza annuale, con immediatezza e chiarezza encomiabili. I resoconti preliminari consentono di tracciare sinteticamente il percorso di ricerca della studiosa, tutto teso alla ricostruzione della storia di Mozia, suffragata da concreti dati stratigrafici.
Antonia Ciasca ha concepito la ricerca a Mozia come un lavoro continuo, sistematico e metodico, ma anche appassionato, recandosi ogni anno sull'isola nella Casa delle Missioni Archeologiche per studiare i materiali, disegnare di proprio pugno la ceramica, riesaminare i ritrovamenti. Oltre ai risultati più evidenti del suo lavoro, come le centinaia di stele e le migliaia di urne rinvenute nel Tofet, che oggi si possono ammirare nel Museo Whitaker sull'isola, o gli imponenti tratti di mura e le torri portate alla luce nel tratto nord-est della cinta difensiva della città, ciò che resta è una mole di materiali accuratamente classificati e rigorosamente attribuiti agli strati; il suo metodo e la sua dedizione sono un esempio per tutti, ma in special modo per chi, lavorando a Mozia, ha la possibilità di apprezzare quotidianamente la sua opera.

fonte: http://www.lasapienzamozia.it/

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