Ove son or le meraviglie tue O regno di Sicilia? Ove son quelle Chiare memorie, onde potevi altrui Mostrar per segni le grandezze antiche?
(Dal Fazello - Storia di Sicilia, deca I,lib. VI,cap.I)
Castello di Rampinzeri
La denominazione "castello", per ciò che riguarda la grande masseria di Rampinzeri, è impropria, non essendo questo munito di fortificazioni. Nell'accezione comune il grande baglio viene chiamato così a causa delle trasformazioni subite nell'800, che lo hanno reso castelletto neogotico dall'interessante bicromia, e dalla storia importante che tale costruzione svolge nella genesi di Santa Ninfa. Edificato sulle vestigia dell'edificio sorto ad inizio '600, il baglio subì numerose trasformazioni nel corso del '700 ed '800. Il vecchio Castello di Rampinzeri, in parte recentemente restaurato, ospita un elegante agriturismo specializzato in prodotti tipici, un piccolo spazio espositivo relativo agli strumenti della cutura agreste ed un considerevole club ippico. Esso sorge nell'omonimo feudo e già proprietà dei Giardina Bellacera, divenne nell'800 possedimento dell'antica famiglia De Stefani che ne mantiene la titolarità a tutt'oggi. Il nome "Rampinzeri", mutazione consonantica di Rabinseri, ha etimologicamente origini arabe: la radice "rahal" indica "casale", forse casale degli Angari, dal nome di una tribù africana che signoreggiava in zona.
Di questo Castello si fa accenno nel romanzo del principe Giuseppe Tommasi di Lampedusa "Il Gattopardo", dove viene impropriamente definito "fondaco".
Tale riferimento trae origine dal fatto che il Principe Don Fabrizio Salina durante il suo trasferimento stagionale da Palermo a Santa Margherita Belice faceva tappa a Rampinzeri per riposarsi e ristorarsi insieme alla famiglia ed agli uomini del seguito.
Infatti la strada regia trazzera del tempo passava proprio in prossimità del feudo, che a quel tempo era di proprietà del Cav. Don Giuseppe De Stefani. Edificato sulle basi di una costruzione più antica contemporanea all'incirca alla nascita del paese di Santa Ninfa, si può collocare tra la fine del secolo XVIII e l'inizio del XIX; verso il tardo Ottocento furono operati rimaneggiamenti in stile neogotico.
ll casamento, che sorge su un'altura non eccessivamente elevata dominante tutta la vallata prospiciente, ha due cortili, introdotti da portali con piccolo tocco: uno minore interno ed uno maggiore esterno. Il primo è delimitato dall'abitazione patronale e gli altri corpi minori di servizio ed ha due portoni.
Il cortile maggiore, dove di trova una grande cisterna per la raccolta dell'acqua piovana della capienza di circa 480 mc., accoglie abitazioni di servizio per le masserie ed una chiesetta neogotica, oggi parzialmente diroccata.
Oltre al castello, su una collinetta minore c'è una "guardiola" dello stesso stile del casamento e con funzioni soltanto ornamentali munita di banderuola segnavento.
Tutto il complesso fu denominato "Villa Fata" dal nome della montagnola retrostante che lo sovrasta e sulla quale venne costruita nel 1891 circa, una piccola casetta "Rossa" (dal colore dell'intonaco) che fungeva da osservatorio panoramico, pittorico e fotografico per Vincenzino junior, versatile pittore e valentissimo fotografo pioneristico. Al casamento era annesso un ampio giardino, esteso almeno un ettaro e mezzo, di tipo siciliano che risultava dall'incrocio di quello italiano e quello inglese.