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La direzione della strada punica sommersa che collegava l'isola alla terra ferma e consentiva ai carri di raggiungere Mozia. Il tracciato è segnalato da pietre. Sulle foto satellitari la strada è ben visibile.





Dell'antica strada artificiale, che collegava l'isola di Mozia con il promontorio di Birgi sulla terraferma, in parte distrutta dagli stessi abitanti di Mozia prima dell'assedio che portò alla sua caduta nel 397 a.C., si possono ancora oggi osservare ad occhio nudo alcune tracce. Con un percorso orientato da Sud verso Nord e uscendo dalla Porta Nord, la strada era lunga circa 1,7 km e larga tra m 7 e m 8, in modo da consentire il passaggio di due carri affiancati. È conservata a tratti e attualmente è sommersa per l'innalzamento del livello del mare. Era costruita su un basamento largo circa 12,50 metri, ricoperta da lastre in pietra irregolari (ampie dai 40 cm ai 60 cm), e affiancata da muretti alti poco meno di mezzo metro, come un guardrail.
A circa 500 m dalla Porta Nord della città la strada si allargava in una piazzola (m 10 x 14) costruita con grandi blocchi squadrati, luogo di sosta o base per un piccolo edificio. La strada finisce finisce sulla costa di Birgi, ad Ovest dall'inizio di via Santa Maria di circa m 400, mentre agli inizi del 1900 il percorso era lungo Km 2,100 perché terminava dove ha inizio la trazzera regia Donna Michela, da qualche anno chiamata via Isola Grande. Nel suo tratto finale, lungo circa m 500, compreso tra il Baglio Sances e quello Passalacqua, viaggiava parallelamente alla riva e quindi con direzione sud est-nord ovest.
La strada fu costruita intorno alla metà del VI secolo a.C., in relazione allo spostamento della necropoli sul promontorio di Birgi (dove sono state rinvenute tombe ad inumazione con sarcofagi monolitici di arenaria o a cassa con lastroni di pietra databili tra il VI e la fine del V secolo a.C.).Recenti comparazioni tra le carte topografiche attuali ed alcune del passato hanno rilevato che la detta famosissima strada, 24 sec. addietro, fosse meno lunga di almeno 300 metri dato che in un secolo la costa della Contrada Birgi è stata erosa dal mare di una larghezza media di metri 15 e che pertanto la necropoli punica sarà stata distante dal mare non meno di metri 200. All'epoca lo Stagnone settentrionale sarà stato un grande margio simile a quelli che esistono nella fascia costiera tra Mazara e Marausa (margi di Capo Feto, margi Spanò, Torrazze, Milo, Birgi Sottano, Cipollazzo, ecc.), asciutti e polverosi nei periodi di siccità, acquitrini in quelli di piogge abbondanti. In ogni caso è da considerarsi un'opera di grandissimo ingegno ed abilità e prima di costruirla i Fenici fecero un attento studio planimetrico ed altimetrico del suo tracciato ed una ricerca seria e meticolosa dei materiali che avrebbero dovuto usare per la fondazione e la pavimentazione provenienti dalle Contrade Birgi, Novo, Vecchi e Nivaloro, San Leonardo ed Ettore Infersa che sono confinanti con lo Stagnone.
Attualmente la pavimentazione giace in media sotto il livello del mare di circa cm 50 ma nel tratto mediano è di cm 90, presenta due solchi paralleli, "ruotaie" che vi sono stati prodotti dagli innumerevoli passaggi di carri ed è fatta da lastre naturali, chiamate in dialetto locale "sulappe" informi o di forma quadrata, rettangolare ecc., estese in media cmq 1.000 e dello spessore tra circa cm 15 e cm 20, di una panchina quarzarenitica puddingoide di eccezionale coerenza, durevolezza, durezza, compattezza e carico di rottura ma rigida e fragile.
Sulla base delle foto aeree alcune strutture sommerse in grandi blocchi squadrati disposte ad ovest della strada farebbero pensare ad una sorta di molo per un porticciolo, di cui la stessa strada artificiale e una scogliera parallela alla costa dovevano costituire le banchine di attracco. In corrispondenza del limite costiero attuale è stata rinvenuta una pavimentazione realizzata su una fondazione dello spessore medio di cm 40 fatta di ghiaia e ciottoli molto duri e pesanti, perché di natura quarzarenitica, di vari colori, che a sua volta grava su una specie di duna, lunga quanto la strada ed alta in media m 1,00, fatta di limi e sabbie silicei, grigi scuri per residui carboniosi, che avranno avuto il compito di sostenere gli elementi dai grani grossi, ghiaia e ciottoli, e per mettere un veloce drenaggio della fondazione dalle acque di pioggia.
I fianchi della strada erano difesi e resi stabili da conci di conglomerato quarzarenitico.
La Strada punico-romana che attraversa lo Stagnone è ancora percorribile pur essendo stata per millenni aggredita da vari agenti degradatori, esogeni ed endogeni, ed avendo ricevuto accurate manutenzioni ed attenzioni, probabilmente, soltanto nel periodo della dominazione romana.