Ove son or le meraviglie tue O regno di Sicilia? Ove son quelle Chiare memorie, onde potevi altrui Mostrar per segni le grandezze antiche?
(Dal Fazello - Storia di Sicilia, deca I,lib. VI,cap.I)
Parco Archeologico di Camarina
Kamarina che secondo Strabone significa "abitata dopo molta fatica" fu una importante colonia di Siracusa fondata e costruita da questa alla foce del fiume Ippari in Provincia di Ragusa. Di essa oggi non rimangono che rovine e importanti reperti archeologici.
Venne fondata agli inizi del VI secolo a.C. (598 a.C. - 597 a.C.) dai greci-siracusani, sul fertile promontorio delimitato dai fiumi Ippari a nord e Oanis a sud, lo scopo del nuovo insediamento fu quello di creare un presidio lungo la rotta africana e frenare l'espansione verso sud di Gela, che appena diciotto anni dopo fonderà più a nord-ovest Akragas (580 a.C.). Divenuta rapidamente un importante centro agricolo e di riferimento per i fiorenti traffici commerciali dell'entroterra ibleo e anche dei Siculi, la colonia entrò presto in conflitto con la città-madre.
Tucidide riferisce che vi fu una ribellione camarinense domata dai siracusani nel contesto di una più ampia guerra, Filisto, testimonia negli scritti di Dionigi di Alicarnasso, una più dettagliata descrizione di tale conflitto avvenuto tra la madrepatria e Kamarina; egli narra che la colonia si schierò con i Siculi, mentre i siracusani potevano contare su Enna e Megara Hyblaea. Il quadro storico sembra quindi rimandare al complesso periodo che vide la sottomissione iniziale dell'egemonia sicula anche nell'entroterra siciliano e soprattutto nella zona iblea, dove ancora resistevano gruppi di siculi indipendenti da Siracusa[5]. Altri particolari che possano chiarire meglio l'ottica e le motivazioni della ribellione non vengono forniti dalle fonti antiche.
Kamarina venne in seguito sconfitta dai siracusani e i loro alleati nel 552 a.C.. Le fonti dicono che la popolazione camarinense venne esiliata; tuttavia, lo scavo dell'insediamento attesta una continuità di vita ininterrotta nell'arco dell'intero VI secolo a.C.
I siracusani cedettero Kamarina al tiranno Ippocrate di Gela, all'inizio del V sec. a.C., poiché questi aveva sconfitto gli aretusei presso il territorio ibleo, facendo molti prigionieri e minacciando di marciare contro Siracusa per conquistarla. A questo punto, come informa Erodoto, intervennero le due forze greche Corinto e Corcira, legate politicamente ad una Siracusa ancora priva di tiranni: esse si frapposero per impedire all'influente cittadino gelese di porre il suo dominio in terra aretusea e l'accordo per evitare ciò fu proprio il cedimento di Kamarina a Gela, in cambio delle cessate ostilità belliche di Ippocrate verso i siracusani. Fu così che Kamarina passò sotto il controllo del tiranno di Gela.
Ippocrate la rifondò (492 a.C.-461 a.C.); Kamarina riacquisì la sua importanza e in seguito all'alleanza stretta con Atene in funzione antisiracusana, nel corso della guerra del Peloponneso riuscì a strappare a Siracusa il lontano territorio di Morgantina (424 a.C.).
Il quartiere dell'Altare
Durante l'avanzata di Annibale Magone tra il 405 e il 401 a.C. Kamarina venne nuovamente saccheggiata e distrutta dal suo esercito. Rientrò nell'orbita siracusana durante il dominio di Dionisio I il grande e prese parte alla simmachia di Dione di Siracusa nel 357 a.C. quando questi con il suo esercito marciò alla conquista di Siracusa.
Dopo il dominio punico a cui fu sottoposta, tra il 405 a.C. e 393 a.C., ebbe un nuovo periodo di prosperità alla fine del IV secolo a.C., raggiungendo, per via del ripopolamento adottato da Timoleonte nel 339 a.C., la sua massima espansione urbanistica.
A partire dal III secolo a.C. fu presa dai Mamertini nel 275 a.C. e poi dai Romani nel 258 a.C. Al tempo della Repubblica romana il suo capiente porto accolse le navi da guerra di Publio Cornelio Scipione, Emilio Paolo, Pompeo Magno, Cesare e Ottaviano e aprì i commerci con l'Africa e l'Egitto. Ma nel periodo imperiale i romani realizzarono un nuovo porto nella vicina Kaucana e quindi la città si spopolò progressivamente dei suoi abitanti.
Kamarina venne definitivamente distrutta nell'827 dall'esercito guidato da Asad ibn al-Furat nel corso della conquista araba della Sicilia.
L'acropoli mostra una continuità d'uso: i resti del tempio di Atena vengono inglobati nella costruzione della chiesa della Madonna di Cammarana, l'edificio colmo degli ex voto dei naviganti scampati alla furia delle tempeste venne distrutto da un incendio nel 1834, i suoi resti furono utilizzati per la costruzione della masseria che oggi ospita il locale Museo.