Ove son or le meraviglie tue O regno di Sicilia? Ove son quelle Chiare memorie, onde potevi altrui Mostrar per segni le grandezze antiche?
(Dal Fazello - Storia di Sicilia, deca I,lib. VI,cap.I)
All'interno del Duomo si accede dalla Porta Soprana che si trova sul lato meridionale della chiesa che guarda Piazza Mazzini.
L'interno del Duomo si presenta a croce latina con tre navate divise da archi ogivali e sorrette da colonne in basalto nero siciliano con le basi e i capitelli in stile corinzio, impreziositi di foglie, con animali e santi. L'ampio transetto, il prezioso presbiterio con le tre cappelle dell'abside e il tetto ligneo completano la prima immediata visione del complesso.
Le tre cappelle dell'abside completano costituiscono la parte meglio conservata dell'antico tempio dove si possono ammirare delle monofore di stile gotico impreziosite da vetrate fatte dal Fornasier.
E' consigliabile partire dal fondo della navata laterale destra con i suoi pregevoli quadri posti sopra gli altari, per arrivare al transetto e alle tre cappelle dell'abside. Scendendo poi dal transetto per immettersi nelle sale della sacrestia, visitati i quali ci si dirige nella navata laterale di sinistra, ammirando gli altri quadri posti sugli altari e alle pareti, per concludere la visita nella navata centrale.
NAVATA LATERALE DI DESTRA
Dopo l'incendio del 1446 che arrecò gravi danni a tutto l'edificio, si ebbe una lenta e costante ricostruzione. Dopo circa un secolo , nel 1549 crollò il piliere posto vicino la Porta Sottana e si provvide subito a sostituirlo commissionandolo al maestro scalpellino fiorentino Raffaele Rosso, che lo completò nel 1541. L'anno successivo un altro allarme di crollo fu l'occasione per favorire una serie di lavori interni e tra questi la sostituzione di tutti i pilieri della chiesa con altri in basalto nero). Così dal 1560 al 1566 si provvide a sostituire tutte le altre colonne pericolanti con l'intervento dello scalpellino ed intagliatore Antonino Catrini, genero di Raffaele Rosso, e di Jacopino Saloni, che modificò per esigenze statiche, le proporzioni dei pileri, per la stabilità dell'edificio.
Queste colonne furono intagliate nel 1562 da Giandomenico Gagini, figlio del più famoso Antonello, con gli ornatissimi capitelli e le basi in rilievi vistosamente decorate di putti, grifi e teste di Angeli.
Nel capitello della colonna contrassegnata I/3 posta sul lato della navata centrale vicina la Porta grande, sono scolpiti santi, profeti e simboli del Vangelo. In una nicchia del fusto del piliere, quasi ad altezza d'uomo, tra gli stemmi del papato, della monarchia spagnola e della città, è scolpito il battesimo di Gesù con la protezione dell'Eterno Padre e dello Spirito Santo.
La pila dell'Acqua Santa più antica, esistente nella chiesa, è quella che oggi si trova collocata nel piliere che sta di fronte la porta di mezzogiorno, nella navata laterale destra. Essa, decorata, presenta la coppa con l'orlo ornato da quattro teste alate di cherubini e un medaglione con la scena del Battesimo di Gesù fu comprata a Palermo nel 1557.
Nel piliere antistante la porta di tramontana si trova la pila scolpita dal Salemi nel 1573. Si tratta di una pila di modiche proporzioni, la cui eleganza è basata sulla purezza della linea del fusto che forna quasi un tutt'uno col piede. Nella parte bassa il fusto presenta, frontalmente, in fine e minuto rilievo entro uno scudo, la figura di Santa Margherita di Pisidia, patrona delle partorienti, ai cui piedi giace il drago domato dalla spada che la Santa gli punta con la destra.
Davanti il piliere della porta maggiore, si trovano due pile, scolpite dal maestro Bartolomeo Romano di Giovanni. Per il fusto decorato di tralci della pila di sinistra, è stato riutilizzato il resto mannoreo di un antico candelabro romano. Le due opere furono portate a tennine dal marmoraro Filippo D'Anna di
Agira.
Nel Presbitero a destra troviamo la Cappella della Madonna della Visitazione patrona della città di Enna. Le pareti sono state impreziosite agli inizi del secolo XVIII da stucchi, marmi policromi e colonnine tortili in alabastro che appesantiscono la struttura originaria di stile gotico-catalana ma tutto ciò non impedisce al visitatore di scorgere le modanature. Nella parte centrale della parete si trova il quadro del pittore Damiano Basile che rappresenta la figura della Madonna della Visitazione, questo non è altro che uno sportello dentro cui è custodita la statua, acquistata a Venezia nel 1412 la quale viene aperta il 29 giugno di ogni anno. Per l'apertura della porta occorrono sette chiavi che sono custodite dal parroco della chiesa. Questa imponente opera, ossia il rivestimento marmoreo della Cappella della Madonna della Visitazione, venne commissionata, al rinomato architetto Andrea Amato di Catania. L'opera venne portata a temine dal maestro Domenico Bevilacqua, nipote e valente allievo dell'Amato che si avvalse di altri capaci marmorai, fra cui Francesco Battaglia.
Il 2 luglio la statua della patrona del popolo Ennese percorre le strade della città per un itinerario imposto per tradizione fino all'eremo di Montesalvo, la festa si protrae fino a metà luglio. La Vergine, posta sulla "nave d'oro", viene portata a spalle da 250 "nudi" che per tradizione si trasferiscono il posto da padre in figlio. I nudi sono scalzi e coperti da un semplice vestito bianco chiamato "vistina". Il culto della dea Cerere fu soppiantato dopo l'evangelizzazione di S. Pancrazio con la venerazione di Maria Vergine.
La cappella centrale dove è situato l'altare maggiore è a forma di catino; per potere meglio decifrare la complessità delle opere d'arte raggruppate li possiamo dividere in quattro elementi: la volta, le grandi pale di pittura ada olio, il coro ligneo ed il paliotto. Gli stucchi in rilievo della cappella sono dedicati all'incoronazione della Vergine da parte dell'eterno Padre e di Cristo, la scena si svolge sotto i raggi dello Spirito Santo che interviene sotto forma di colomba, tra aureolle di angeli , nubi e imponenti figure di Santi eretti sul cornicione ai piedi dell'arco del catino stesso. Gli stucchi furono realizzati dal bolognese Pietro Rosso e da suoi collaboratori che decorarono il catino tra i quali Paolo Pellegrino completando i lavori inorno al 1596. Per le decorazioni degli stucchi del catino e degli archi collaborarono i pittori Damiano Basile e Agostino Di Cara.
Le pale dipinte ad olio in numero di cinque sono state attribuite al fiorentino Filippo Paladini e sono state inserite tra le sfarzose lesene di stucco illuminate dalla luce proveniente dalle vetrate che schermano le antiche gotiche monofore.
Le opere realizzate tra gli anni 1612 e 1613 sono: a destra dell'Altare Maggiore la "Presentazione di Maria al Tempio" e la "Visita di Maria a S. Elisabetta", la Madonna dell'Assunta nella parte centrale e a sinistra l'"Immacolata Concezione" e la "Presentazione del Bambino al tempio".
Il progetto per l'esecuzione del coro dei canonici ligneo richiese quattro anni di lavoro intenso da parte di vari maestri su progetto di Scipione di Guido che si avvalse dello scultore in legno Giuseppe Di Martino che scolpì i 28 pannelli con le storie del Vecchio e Nuovo Testamento tra gli anni 1588 ed il 1592. Il lavoro fu poi completato dal maestro ennese Giuseppe Grimaldi che gli aggiunse "i cascioni colle spalliere" nel 1716.
Nella navata centrale, all'ingresso della grande cappella prima vi era collocato un paliotto d'argento di inestimabile valore cesellato e sbalzato dal palermitano Francesco Mancino in cui possiamo ammirare sul fronte interno scene di Maria e le tre cappelle con volta a conchiglia mentre il fronte che guardava la navata centrale di autore posteriore al Mancino, rappresenta la scena dell'ultima cena. Detto paliotto ora si può ammirare presso il museo Alessi.
A sinistra del presbitero si trova la Cappella del SS. Sacramento la quale dopo vari lavori di scrostazioni è stata riportata all'antico stile gotico-catalano. Sono ancora visibili tuttavia le decorazioni in stucco dell'arco e della volta eseguite da Pietro Rosso e da altri suoi collaboratori. Da ammirare è la custodia in marmo, opera di Domenico Bevilacqua che prese il posto di quella in gesso che si era deteriorata con il tempo, questa fu ultimata nel 1753. Dalla cappella del SS. Sacramento scendiamo nel transetto dove possiamo ammirare il tetto ligneo eseguito nel 1659 da maestri catanesi sotto la direzione di Giovan Battista Caruso, attaccati sui muri vi sono tre scudi che attestano oltre che l'anno della realizzazione dell'opera scritta a numeri romani anche i nomi dei canonici e dei procuratori che la vollero e quelli del Papa Alessandro VII edel re FilippoIV. Il soffitto del transetto fu eseguito nel periodo del seicento, questo però non ci appare troppo vistoso nei contenuti,cioè è molto contenuto nell'ornamentazione, forse perchè colui che lo realizzò lo volle adattare all'altro tetto della navata centrale eseguito un secolo prima. Il piano di decorazione in stucco della chiesa fu preparato dal maestro Francesco Puzzo di Catania e nel 1660 il mastro stuccatore Giovan Calogero Calamaro eseguì i lavori nel transetto; dentro i quattro medaglioni in stucco vi furono inseriti dipinti del pittore napoletano Giovanni Piccinelli eseguiti nel 1663. Il pavimento marmoreo della chiesa fu eseguito tra il 1767 ed il 1781 da Vincenzo Bonaventura ed i maestri Benedetto Giuffrida e Domenico Viola, sotto la direzione di Don Giuseppe Candura, ennese.
La suddetta scheda di approfondimento è stata elaborata con il contributo della redazione "ilcampanileenna.it " e tratta dalla "Guida del Duomo di Enna" per gentile concessione degli autori.