Ove son or le meraviglie tue O regno di Sicilia? Ove son quelle Chiare memorie, onde potevi altrui Mostrar per segni le grandezze antiche?
(Dal Fazello - Storia di Sicilia, deca I,lib. VI,cap.I)
Chiesa di Santa Orsola
Vicolo S.Orsola, 2
Una delle più antiche chiese di Polizzi, fu edificata nel 1386, con il titolo di Chiesa di S.Maria di Presti Michele da sempre Povera, senza nessuna rendita, decima e quant'altro.La chiesa sorge nel quartiere di ponente, al di la del "lavinaro" la fenditura che ha origine dal piano dei Carpinello, correndo in direzione sud-ovest verso la vallata, divide in due il colle su cui sorge Polizzi Generosa. Il "lavinaro" oltre che evidente segno di demarcazione geografica ha costituito nel tempo anche segno di demarcazione sociale. Dalle scarse notizie in nostro possesso si evince che nel 1496 divenne sede della Confraternita di S. Orsola.
Fu successivamente ampliata nel 1590. Nel 1622 fu eretta a Chiesa Parrocchiale.
A testimonianza delle origini trecentesce rimane solo il portale laterale sul Vicolo S. Orsola, ispirato all'architettura gotico-catalana, mentre la facciata principale ha il portale in pietra arenaria lavorato a motivi geometrici tipici dello stile rinascimentale.
La chiesa di S. Orsola, incastonata nell'asse stretto della via Notarnicchi, perfettamente integrata nel tessuto urbano, emerge timidamente dal contesto con la torre camapanaria di forma quadrata. La chiesa si affaccia con un sobrio prospetto sullo slargo S. Orsola e condivide con gli altri edifici della piazza, adagiandosi al terreno, le condizioni del sito in continua variazione altimetrica. La chiesa denuncia esternamente la semplicità dell'impianto interno ad un'unica navata con la facciata piatta e timpano sommitale. Il fronte semplicissimo è impreziosito dallo scenografico portale lapideo e la finestra circolare del controfronte.
L'interno, che si presenta ad unica navata con asse est-ovest parallelamente alla via Notarnicchi ed all'ansa del Vicolo S. Orsola, custodisce la statua lignea di Sant'Orsola dei primi del Cinquecento, realizzata da un ignoto scultore locale, e decorata dal pittore spagnolo Joan De Matta, che in quel periodo lavorava a Polizzi, attratto dalle floride condizioni economiche della città, che per lungo tempo gli garantì commesse private e pubbliche.
La nave interna della chiesa è idealmente suddivisa in quattro settori ben distinti: il primo accedendo dal portale principale è costituito da uno pseudo endonartece dove trovano posto il fonte battesimale sul lato destro e l'acquasantiera sul lato sinistro, l'intero segmento è sormontato dalla volta della soprastante cantoria. Le tre campate successive, scandite da paraste binate sormontate da capitelli compositi e trabeazione classica, finemente decorate con stucchi, ospitano le cappelle del crocifisso e di S. Orsola sul lato sinistro e quella di S. Onofrio e della Vergine consolatrice sulla destra.
L'intero spazio è coperto da una volta a botte impostata sulla trabeazione, finemente decorata a stucco. Piccole finestre sul lato sinistro si aprono verso sud, incorniciate all'interno dalle finte lunette. L'area presbiteriale è preceduta da un ulteriore segmento della nave, sul quale l'impaginato architettonico (sistema di paraste e trabeazione) si interrompe , lasciando spazio a due edicole con nicchie di maggiore profondità definite da paraste laterali sormontate dalla trabeazione e da un timpano spezzato. Unico elemento di unione con il resto della nave e con il presbiterio è rappresentato dalla fine decorazione a stucco che lega in unicum l'intera volta della chiesa e le sommità delle pareti laterali. L'area presbiteriale, posta ad una quota maggiore rispetto alla nave, alla quale si accede tramite una scalinata in corrispondenza dell'arco trionfale, presenta le pareti laterali pressochè nude concentrando l'attenzione sulla parete di fondo dove è collocalto l'altare principale della chiesa.
Gli altari laterali di sinistra sono arricchiti dalle statue della Madonna del Rosario con S.Domenico, in legno policromo e risalenti al 1781 ad opera dello scultore di Gangi Filippo Quattrocchi, mentre sull'altare maggiore, posto sulla sommità di un'ampia pedana con tre gradini completamente rivestito con pannelature lignee grossolanamente dipinte a smalto costituisce la base della sovrastante macchina scenica, due poderose colonne poggianti su plinti di base e sormontate da capitelli in stile composito e da trabeazione e timpano, costituiscono l'impaginato architettonico della teca centrale sulla quale è collocato il seicentesco quadro dell'Immacolata Concezione di Fra' Antonio da Conversano. La Vergine è raffigurata al centro di un coro di angeli musicanti, in modo da sovrastare l'idra dalle sette teste,simbolo del peccato e del male. Su tutti domina Dio Padre e lo Spirito Santo.
Impianto strutturale è in muratura continua con copertura a doppia falda su capriate lignee e volta.