Ove son or le meraviglie tue O regno di Sicilia? Ove son quelle Chiare memorie, onde potevi altrui Mostrar per segni le grandezze antiche?
(Dal Fazello - Storia di Sicilia, deca I,lib. VI,cap.I)
Chiesa Maria SS. delle Grazie
Via Roma 19
La chiesa di Maria Santissima delle Grazie (compatrona del paese), risale al 1600 ed è situata in via Roma. Si presenta a pianta basilicale con tre navate e all' interno si venera la statua della Vergine con Gesù Bambino in braccio, opera dell'artista Domenico Pugliese risalente al 1875. Troviamo inoltre una bellissima collezione di ex voto comprendenti oggetti di oreficeria e altro. La festa del santuario cade dal 19 al 20 Agosto. I pellegrini consistono negli abitanti del luogo. Per l'occasione molti degli emigrati rientrano per celebrare la festa. La leggenda vuole che la statua sarebbe stata acquistata a Caltanissetta a peso di cera e nel trasportarla, dopo due soste, i muli si sarebbero fermati, né volevano saperne di proseguire, proprio sul colle dove fu interpretato la Madonna voleva la sua chiesa. Dal libro dei morti, però si desume che già nel 1605 essa esisteva e che fosse cappella dei PP. Mercedari. Durante il '700, incrementatosi il culto mariano,con i numerosi legati pii il santuario venne ampliato e divenne il fulcro delle tradizioni religiose locali. Nel 1830, con una vistosa raccolta di offerte, venne riattato il vecchio campanile e innalzato. Nei decenni a seguire, il santuario fu adornato di stucchi lucidi e oro zecchino dall'artista Vincenzo Sesta da Polizzi e nel 1883 iniziarono i lavori per dotarlo di un elegante prospetto e dell'imponente campanile la cui cuspide svetta fiera e ardita. L'orologio della torre fu dono del Principe Pier Andrea I Grimaldi; le campane furono fuse, la prima nel 1804, la seconda nel 1822 con le offerte dei fedeli. Si accede alla chiesa, che si trova in fondo alla via Roma, arteria principale, a sinistra, da un arioso e ampio scalone, concepito ad inglobare lo spazio circostante, delimitato da elegante ringhiera di ferro e pilastrini in pietra a guisa di palcoscenico dove fedeli, curiosi, coaguli di cortei dietro gli elegantissimi ferculi, utilizzati per il trasporto delle statue nelle giornate della loro festa, trovano lo spazio ideale per recitare il ruolo di protagonisti; a destra, vi si accede dalla primigenia scalinata, le cui vecchie pietre degli sconnessi gradini sono livellate da cuscini di muschio, anch'esso datato, quasi da conservare a testimonianza degli interventi di manutenzione mancata. Entrando, lo sguardo converge sull'altare maggiore, accolto dalla statua lignea di Maria SS. delle Grazie, che reca alla base le iniziali D.P.F. e la data 1785, ma la visione di essa non esclude agli occhi il piacere di ammirare due altari privilegiati, quello di Santa Caterina, l'altro dell'Ecce Homo del 1829. Il visitatore aduso e attento è colpito dal patrimonio raffigurativo del tempio: quello statuario costituisce una notevole testimonianza della produzione artistica del Bagnasco: l'Ecce Homo, Santa Caterina V.M. e Immacolata Concezione risalenti al 1864; lungo le navate laterali altre statue settecentesche, Santa Lucia, San Biagio, San Sebastiano, Santa Barbara e S. Antonio di Padova, quest'ultime portate da Castrogiovanni dai primi abitatori del paese; del 1890 è la statua rappresentante La morte di Maria e dell'Assunta, eseguita dall'artista calabrese Michele Salerno; quello pittorico conserva il dipinto ad olio raffigurante Gesù caduto ai piè della colonna, si dice del Velasquez e due dipinti eseguiti da Giuseppe Scillia di Leonforte del 1853 che raffigurano La disputa di S. Caterina con i filosofi e il suo martirio.