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ITINERARIO DEI CASTELLI NELLE PROVINCIE SICILIANE


 

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Ove son or le meraviglie tue
O regno di Sicilia? Ove son quelle
Chiare memorie, onde potevi altrui
Mostrar per segni le grandezze antiche?


(Dal Fazello - Storia di Sicilia,
deca I,lib. VI,cap.I)


Bambinello in cera della fine dell

Bambinello in cera della fine dell'Ottocento



La raccolta etnoantropologica comprende utensili e manufatti dell’artigianato locale. Il valore di questi oggetti non è dato dalla loro antichità, che non risale quasi mai a prima del XIX secolo, ma dal fatto che essi si impongono come documenti della cultura materiale; sono questi manufatti che consentono al visitatore un viaggio nel passato grazie alla possibilità di conoscere vecchi strumenti e metodi di lavoro della cultura popolare locale in specie adranita.macchina-da-cucire(inizi del Novecento
Di notevole interesse una collezione di “ bambinelli” in cera, risalenti al XIX secolo e da poco restaurati, che documenta la diffusa produzione della ceroplastica nel territorio etneo e costituisce il nucleo di maggior pregio tra i beni di interesse etnoantropologico. Su questo patrimonio e non solo, la Soprintendenza di Catania, in specie l’Unità Operativa VIII, ha predisposto una campagna di catalogazione e, visto il cattivo stato di conservazione in cui versava la maggior parte degli oggetti, ha avviato un mirato intervento di restauro. I bambinelli sono custoditi all’interno di teche in legno e campane di vetro e raffigurano prevalentemente il Cristo Gesù Bambino dormiente o benedicente, in genere inserito all’interno di elaborate scenografie costituite da oggetti in miniatura, quali fiori, colombe, uccelli, pecorelle, realizzati in cera, carta o tessuti.
Chiave di carretto raffigurante S. Giorgio e il drago
Le tecniche di esecuzione che utilizzava il ceroplasta, “u bamminiddaru”, seguono i dettami della scultura dei bronzi con l’uso di stampi in gesso. Questi ultimi, costituiti da due singole parti per realizzare modelli a tutto tondo, erano muniti di un foro per consentire il colaggio e la fuoriuscita della cera fusa superflua che veniva sparsa, con un movimento rotatorio su tutta la superficie interna del calco; per tale motivo le opere si presentano cave al loro interno. Raffreddata la cera ed aperto il calco, si otteneva l’opera grezza, pronta per essere ripulita, levigata, ritoccata e colorata con una serie di piccoli strumenti simili a bisturi, di varia forma, che permettevano il perfetto modellamento del pezzo.