"Una architettura unica per la bellezza dell'accostamento con lo scenario naturale; sembra veramente una perla dentro le valve di una conchiglia".
Paolo Portoghesi, famoso urbanista,
Chiesa di San Bartolomeo
Via Guadagna
Definita dall'architetto Portoghesi " unica per la bellezza dell'accostamento con lo scenario naturale... una perla dentro le valve di una conchiglia", la Chiesa di San Bartolomeo, psta nell'omonima "cava", risale ai primi anni del XV sec. .Secondo quanto riferito dallo storico Carioti riuscì a resistere al pauroso sisma del 1693 senza riportare gravi danni.Tuttavia alcune fonti riportano l'anno 1752 come l'anno di inizio delle fasi di ricostruzione.
La facciata atre ordini, dei primi del XIX sec., documenta il momento di passaggio da un'architettura tardo-barocca ad una neoclassica.Il prospetto, infatti, avviato alle fine del settecento da Antonio Mazza fu rielaborato da Salvatore Alì e concluso nel terzo ordine solo nel 1815 da P. Ventura. Nel 1822 furono realizzati lo spiazzale e il cancello in ferro battuto ad opera di S. Alì.
L'impostazione piramidale vede l'uso di colonne e lesene di stile diverso, dorico nel primo ordine, ionico nel secondo ed infine corinzio nell'ultimo, ospitante la grande cella campanaria, concluso da una cupola costolonata. Sul timpano arcuato del portale è stata collocata una statua della Madonna con Gesù bambino, mentre ai lati trovano posto quattro statue raffiguranti San Pietro, San Paolo del Marabitti, San Bartolomeo e San Guglielmo.
L'interno, a navata unica decorata con stucchi, affreschi e dorature, è il più ricco della città anche per quanto riguarda le opere d'arte conservate. La pianta è croce latina e le decorazioni interne furono compiute in diversi periodi, che vanno dalla prima metà del settecento sino al 1864. ed .
Ai lati del portale di ingresso si trovano due monumenti sepolcrali marmorei, realizzati nel 1631 dallo scultore Francesco Lucchese, in cui sono conservate le spoglie di due illustri cittadini sciclitani don Vincenzo Miccichè e il padre di questi, don Giuseppe Miccichè. Confrate di San Bartolomeo, membro di una ricca famiglia nobile locale, don Giuseppe Miccichè svolse un ruolo importante durante la fase ricostruttiva della chiesa, in particolar modo della ristrutturazione della cappella maggiore. Dopo la sua morte se ne rispettò la volontà testamentaria: si realizzarono i due monumenti funerari e la tela della "Immacolata tra i santi Guglielmo e Bartolomeo", opera del pittore Francesco Cassarino, collocata nel braccio destro del transetto accanto alla cappella della Addolorata.
Il gruppo statuario non datato e anonimo presenta le sculture del Cristo di Maria, Maria Maddalena e San Giovanni. Si tratta di sculture in legno rivestite di stoffa con le mani e la testa in cartapesta. Il Crocifisso, raggiunge effetti di crudo realismo ricorrente nella cultura figurativa popolare.
Nello stesso braccio del transetto è conservata la "Santa Cassa", un reliquiario rivestito di argento del 1862, su cui è posto Gesù Bambino nudo popolarmente chiamato "Cicidda d'oro", portato in processione il giorno di Natale. Di grande interesse è la pala d'altare raffigurante il "Martirio di San Bartolomeo" opera di Francesco Pascucci datata 1779. La tela, realizzata a Roma e poi trasportata in Sicilia nel 1780, mostra il martirio del Santo.
Nel braccio sinistro del transetto è collocato il Presepe settecentesco, che sostituì quello monumentale del '500, di autore ignoto e del quale non è rimasto alcun esemplare. L'incarico di rinnovare il Presepe fù affidato allo scultore napoletano Pietro Padula, che completò l'opera tra il 1773 e il 1776. Delle originarie 65 statue ne rimangono solo 29, ma non sappiamo se la scenografia con ruderi di architettura classicheggianti e gli affreschi della volta raffiguranti Dio Padre, risalgono all'intervento del Padula. Il paesaggio di grotte e rocce che circonda i personaggi rispecchia l'ambiente naturale della cava di San Bartolomeo ed i pastori che indossano abiti semplici ed usuali testimoniano gli usi e i costumi dell'antica società rurale. La peculiarità del presepe di Scicli sta nella scelta dei soggetti riferiti al mondo popolare contadino, solo Maria e Giuseppe hanno abiti riferibili ad una cultura classicista, mentre i pastori , i contadini, i poveri, i passeggeri indossano abiti di tradizione popolare. Il presepe di Scicli elabora un modello che da un lato rimanda alla cultura rinascimentale e dall'altro propone una civiltà contadina e in questo senso si differenzia da quelli realizzati in Sicilia e dalla tradizione iconografica napoletana.
Nella cappella a sinistra di quella del Presepe, si trova la statua rivestita d'argento dell'Immacolata, realizzata nel 1850 dai fratelli Catera già attivi localmente.
Gli stucchi del vano absidale furono curati direttamente da Giovani Gianforma, quelli della volta, delimitano tre dipinti di G. Battista Ragazzi con Allegorie dell'Abbondanza, della Legge e della Fortezza.
Merita di essere menzionata anche un'opera che si trova in sagrestia: un'interessante tela raffigurante "La Deposizione", proveniente dalla chiesa conventuale dei padri Cappuccini di Scicli e trasferita nel 1923. L'opera, attribuita a Mattia Preti, nel XVII sec.,presenta due temi: la deposizione del Cristo e lo svenimento di Maria.