Ove son or le meraviglie tue O regno di Sicilia? Ove son quelle Chiare memorie, onde potevi altrui Mostrar per segni le grandezze antiche?
(Dal Fazello - Storia di Sicilia, deca I,lib. VI,cap.I)
Chiesa di S.Maria di Ges
SS191
Risalente al XV secolo, la Chiesa custodisce, all'interno della sua unica navata, il sepolcro marmoreo del principe Carlo Maria Carafa Branciforte che regnò sul piccolo centro nisseno dal 1676 al 1695. È opinione diffusa che la Chiesa ed il relativo convento, furono edificati intorno al 1470 dai frati Minori Osservanti, dell'ordine dei Mendicanti, che daranno vita, in seguito, al casale omonimo sotto l'influsso dei Francescani, utilizzando l'impianto di una precedente torre di preguardia, edificata durante la lotta contro i Turchi, al tempo di Carlo V.
In seguito al restauro e all'ampliamento nel 1595, i locali vennero ceduti ai Padri Riformati, ad opera di Francesco da Mazarino. La struttura originaria del convento è andata quasi del tutto perduta, a causa di diversi rifacimenti.
Detto convento, in origine sede di una comunità di oltre trenta religiosi, che tenevano una scuola di filosofia e teologia, è completamente inglobato nelle abitazioni circostanti. In esso dimorò per molti anni Fra' Giovanni Pantaleo, dei Padri Riformati, prima di seguire Garibaldi ed i Mille, aderendo al proclama del Generale indirizzato ai buoni preti del 14 maggio 1860, assieme al quale il 17 settembre 1860 entrò a Napoli, nella sua stessa carrozza. Secondo il Pitruzzella, la sua cella era visitabile fino al 1912, in seguito, purtroppo, è stata inglobata in una abitazione privata. Del bellissimo chiostro, rimangono, molto degradate, le vecchie superfici ad intonaco ed a faccia vista del colonnato, coperto da volte a crociera, impostate su eleganti arcate su piedistalli di stile rinascimentale, alti quasi un metro ed hanno una singolare base quadrangolare che funge da piattaforma per lo slancio di ciascuna delle colonne del chiostro.Ed, altresì, l'antico pavimento del chiostro in mattoni.
Oltre al sepolcro la chiesa custodisce inoltre,un ritratto su tela del principe C. M. Carafa Branciforti, e un pregevole armadio di sacrestia in legno lavorato a intaglio, opera dell'artigiano Felice Farruggia della fine del 1700.