Ove son or le meraviglie tue O regno di Sicilia? Ove son quelle Chiare memorie, onde potevi altrui Mostrar per segni le grandezze antiche?
(Dal Fazello - Storia di Sicilia, deca I,lib. VI,cap.I)
Chiesa del Carmelo
Via Milano
L'ordine mendicante dei Carmelitani giunse a Delia per volontà del barone Gaspare Lucchese nel 1601 sulla collina di Monserrato. È del 24 febbraio di quell'anno, infatti, la bolla di fondazione del monastero che autorizzava il barone a «costruire e fondare ad onore di Dio e della SS. Vergine Maria sua madre una chiesa dedicata alla Madonna del Carmelo con annesso un convento», la cui edificazione avvenne a nord della città, nella periferia dell'abitato urbano, secondo i criteri che regolavano l'insediamento di ordini religiosi nelle città e doveva ospitare dodici frati.
Il Convento di Delia, con il titolo della SS. Annunziata, fu uno dei tanti conventi sorti nella provincia di S. Angelo, ma non ebbe una lunga vita, durò circa sessant' anni perché la S. Sede nel 1652 ordinò che fossero soppressi i piccoli conventi che avevano scarse rendite,secondo quanto stabilito da alcuni brevi di papa Innocenzo X.
Il convento di Delia, pertanto, essendo molto piccolo e sempre con pochi frati, fu abolito seguendo la sorte di ben altri 22 piccoli conventi carmelitani della provincia di S. Angelo.
Nella Chiesa, passata alla cura del vescovo di Agrigento, si insedierà dal 1712 al 1737 la parrocchia e le fu riconosciuto, tra tutte le chiese di Delia, il primo posto dopo la Madrice: sono gli anni in cui si avvia la ricostruzione della Chiesa Madre di Santa Maria di Loreto e si cercherà, nel 1725 per volontà dei giurati del tempo, di stabilire nel seicentesco convento un "Collegio di Maria", opera mai realizzata.
Probabilmente dopo la ricostruzione la chiesa venne dedicata alla madonna del Carmelo, la nuova immagine che, dopo il Concilio di Trento, i carmelitani scelsero per la loro congregazione.
La Chiesa è, a partire del 1725, interessata dall'attuazione di un programma di restauro terminato intorno al 1731, come attestava la data prima visibile negli stucchi dell'arco maggiore, esattamente nell'affresco della natività di Maria, opera dello stuccatore e pittore Antonio Capizzi, autore, peraltro, anche del dipinto di San Pasquale Bajlon.
Ma la fabbrica della chiesa, essendo posta su una collina sabbiosa, più volte fu soggetta a lesioni e crolli parziali e a causa di queste problematiche idro-geologiche, nel 1870 si avvia la ricostruzione della facciata della Chiesa con fondazioni adeguate all'altezza della facciata ("con pedamenta che in profondità sono all'altezza della facciata"), affidandone il compimento al capomastro Salvatore Decaro.
I lavori furono resi molto difficoltosi dalla presenza di un'abbondante vena d'acqua; da qui forse nacque la leggenda che sotto il pavimento della chiesa vi fosse "una lingua di mare".
Nel 1932 fu costruito il campanile ad opera di Luigi Vilardo e di Giuseppe Riccobene con l'aiuto di tutto il popolino, donne e uomini che con enormi sacrifici portarono in un luogo così alto, le prime, l'acqua per l'impasto della calce e i secondi le pietre rosse con i loro carretti.
La festa della Madonna del Carmelo si svolge con la tradizionale processione l'ultima Domenica di Luglio.
Negli ultimi anni la festa si è caratterizzata con manifestazioni culturali-religiose e ricreative che si svolgono nella settimana che precede la festività.
L'ESTERNO
La facciata della chiesa con la sua tipica architettura rurale del '700, molto semplice, sobria e dignitosa fa emergere in maniera imponente il superbo portale in pietra calcarea bianca locale, sormontato da una nicchia che ospita una coeva statua marmorea della Madonna che campeggia sulla piazza come nelle antiche chiese medievali del '400.
Sopra la nicchia una grande finestra centrale delimitata da una fila di pietre dello stesso materiale del portale arricchisce la facciata.
Il campanile altissimo ed elegante ha uno stile composito che ricorda ad un tempo la maestosità del neoclassico e la mistica elevazione del gotico.
L'INTERNO
L'impianto della Chiesa, su unica navata, presenta eleganti decorazioni barocche con stucchi e medaglioni sorretti da putti. È un meraviglioso scrigno pieno di inestimabili gioielli d'arte.
Essendo la chiesa dedicata alla Madonna, gli affreschi del coro, dell'abside e del catino, assieme agli stucchi, sono di carattere mariano e raccontano le vicende più importanti della vita della Madonna. Gli affreschi dell'abside, realizzati all'interno di sfarzosi medaglioni incorniciati da motivi floreali e angeli, rappresentano infatti scene della vita di Maria.
L'autore degli affreschi, degli stucchi e delle tele della Madonna della Mercede e di San Pasquale Baylon è Antonio Capizzi da Racalmuto(1731).
Nel coro a destra è rappresentata con toni molto realistici la nascita della Madonna, con S.Anna assistita da amici e parenti.
Di fronte a sinistra sono raffigurati S. Gioacchino e S. Anna che contemplano Maria bambina posta su un fiore che affonda le sue radici nei cuori dei due genitori, la scena senz'altro più significativa della chiesa.
Maria, fasciata secondo l'uso del tempo, che sboccia dal fiore ha un grande significato teologico: Maria è il fiore della Chiesa, della cristianità, è il fiore che ha partorito per gli uomini il fiore dei fiori: Gesù Cristo. Infatti, il monte Carmelo nella Bibbia è chiamato "flos", il monte dei fiori.
Nell'abside a destra c'è la scena della Purificazione e a sinistra quella dell'Annunciazione.
Nel catino in alto si trovano al centro l'Incoronazione di Maria, a destra la Presentazione di Maria Bambina al Tempio e a sinistra la Visitazione a S. Elisabetta.
Sull'altare maggiore, collocata sul pulpito in marmo bianco, è la statua lignea della Madonna del Carmelo, a cui è dedicata la chiesa. La statua è posta all'interno di una struttura architettonica costituita da due colonne tortili in finto marmo terminanti con capitelli corinzi, che sostengono una ricca e sfarzosa trabeazione di grande impatto scenografico, sormontata da un medaglione, fiancheggiato da motivi floreali di grandi dimensioni, con l'iscrizione latina di San Bernardo da Chiaravalle: "ELIGE QUID AMPLIUS MIRERIS, SIVE FILII BENIGNISSIMAM DIGNATIONEM, SIVE MATRIS EXCELLENTISSIMAM DIGNITATEM".
La scultura, alta due metri e probabilmente realizzata dallo scultore Vincenzo Genovese, in posizione frontale, ben proporzionata, rispecchia i canoni della tradizione scultorea neoclassica.
La posizione chiastica degli arti inferiori conferisce alla figura slancio ed equilibrio. La mano destra protesa in avanti sostiene lo scapolare o abitino che è il simbolo mariano del servizio, mentre con l'altra mano regge il Bambino, che poggia sul fianco e il petto della Vergine, gesto di protezione materna. Rispetto alla linearità della Madonna, la piccola scultura del bambino, presenta un maggiore dinamismo delle parti anatomiche. La giovane donna porta una corona sul capo e la corona di dodici stelle, simbolo di trionfo e vittoria, indossa un abito marrone cinto in vita e un manto drappeggiato con stelle.La corona che cince il suo capo apparteneva alla vecchia statua oggi scomparsa. Venne benedetta ed esposta al culto il 16 Luglio del 1865.
La chiesa è ornata inoltre da quattro splendide tele:
1) La tela di S. Anna sulla destra entrando, attribuita al Provenzano. Questo quadro fa parte di quelle opere d'arte pittoriche che si diffusero nel '600 e '700 e che vennero intitolate " Sacra Conversazione". In esso campeggia in alto la Madonna con il Bambino, poi c'è S. Anna con San Gioacchino, il profeta Elia con la vedova di Serepta, S. Giuseppe, S. Giovanni Battista bambino e S. Teresa d'Avila. L'artista è riuscito a dare un perfetto equilibrio alle forme proporzionali della struttura anatomica. La tela fa parte di una tipologia di quadri prodotti nei secoli successivi al Concilio di Trento. E'rappresentato un piccolo paradiso dove tutti i santi conversano amorevolmente ed in piena comunione tra di loro. Elemento molto importante e significativo del quadro è la presenza di S. Teresa d'Avila, la riformatrice del Carmelo e la cui spiritualità pervadeva tutto l'ordine carmelitano.
La Tela è arricchita da una maestosa e pregevolissima cornice in legno scolpito e dorato nella cui parte alta è incastonato centralmente lo stemma dei principi di Palagonia, ultimi signori di Delia.
Le tele della "Pietà" e di "Sant'Anna" sono incastonate da una cornice dorata barocca decorata con tralci vegetali, angeli, motivi floreali e stemma dei committenti: i principi di Palagonia (di cui si ha una riproduzione pittorica a destra dell'ingresso della chiesa).
2) La tela della Pietà, entrando sulla sinistra (copia di un quadro di Domenico Provenzano) dipinto da Francesco Guadagnino da Canicattì, rappresentante Maria impietrita dal dolore ricurva sul figlio che giace morto.
[Anche questa bella deposizione è post tridentina. Se si osservano altre immagini della Madonna sotto la croce, prima del concilio di Trento, Maria non è mai straziata, pare che non sia presa dal grande dramma della morte del Figlio, è serena ed assume un atteggiamento quasi regale.
Dopo il concilio di Trento, l'immagine dell'Addolorata attraverso l'ordine dei Servi di Maria che la portarono come loro vessillo, fu quella di una madre straziata dal dolore].
3) Un quadro rappresentante "L'Estasi di San Pasquale di Bajlon", monaco francescano, pastore analfabeta, a cui Dio diede la scienza infusa. In primo piano è la figura del Santo in ginocchio, in atteggiamento di preghiera, con volto rivolto verso l'alto a contemplazione dell'Eucaristia circondata da putti. Nel piano medio, adagiati su una nuvola, sono gli arcangeli Michele, Gabriele e Raffaele. Lo sfondo del piano sottostante rappresenta un paesaggio rurale con case stereotipate. L'elementarità delle strutture architettoniche è espressione della semplicità e dell'umiltà propria del santo.
4) La quarta tela è quella della Madonna della Mercede, realizzata dal Capizzi il 20 aprile 1786, come indica la firma in basso a sinistra.
Dopo il Concilio di Trento anche i frati della Mercede ebbero la loro Madonna: Maria che salva gli schiavi prigionieri dei turchi.
L'area pittorica presenta un unico punto di fuga che la divide in due sezioni. Il piano inferiore presenta molteplici figure in movimento, la scena rappresenta la liberazione degli schiavi dai pirati, grazie all'intercessione dei padri mercedari. Nella parte superiore troneggia la Madonna della Mercede, fiancheggiata da San Pietro Nolasco, fondatore dell'ordine dei Mercedari, a cui consegna lo scapolare, e S. Raimondo Nonnato con i fregi di cardinale, circondati da angeli, dei quali due vanno ad incoronare la Vergine. La composizione presenta un tessuto cromatico ampio e luminoso, la lumeggiatura delle vesti, ricche di drappeggi conferisce plasticità e tridimensionalità alle parti anatomiche. Ogni figura presenta una unicità d'espressione data dal realismo della mimica facciale, tipico elemento iconografico tardo barocco.
Pregevole e molto antico è il quadro della Madonna di Monserrato che si nota entrando subito sulla destra. Si trovava nella piccola chiesa "chiesa della Petra" che agli inizi del secolo scorso dopo essere andata in rovina fu sconsacrata.Datata al XVII secolo, rappresenta la Madonna seduta su un trono che con una mano sostiene la sfera terrestre, con l'altra porta Gesù Bambino. Lo schema iconografico riprende i modelli figurativi medievali, infatti il tessuto cromatico è limitato a pochi e scuri colori che rendono l'ambiente pittorico spento.
Gli stucchi settecenteschi, alla maniera del Serpotta, sono di pregevole fattura. Lateralmente emergono quattro stupendi medaglioni sorretti dagli angeli con le figure di S. Angelo di Licata e S. Giovanni Evangelista a destra e l'arcangelo Michele e S. Luca a sinistra. All'ingresso le immagini di S. Pietro e S. Paolo.
Pregevole è anche l'acquasantiera di pietra sorretta da una mano, probabilmente, più antica della stessa chiesa.