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Ove son or le meraviglie tue
O regno di Sicilia? Ove son quelle
Chiare memorie, onde potevi altrui
Mostrar per segni le grandezze antiche?

(Dal Fazello - Storia di Sicilia,
deca I,lib. VI,cap.I)



Vassallaggi

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Il sito archeologico, che modernamente viene indicato con il toponimo di Vassallaggi è posto sull'omonima altura in territorio di San Cataldo, a quattro chilometri dal paese, lungo la Strada Statale 122 verso Serradifalco. Si tratta di un'antica città, ovvero di una località che per molti secoli fu sede di insediamenti umani sin dalla preistoria e che ritrovamenti ceramici vi hanno attestato successive presenze protostoriche, VII secolo a.C., seguite da quelle siceliote.
Il sito venne scelto a causa della sua posizione strategica per il controllo della media valle dell'antico Imera.
Conosciuto già dal XIX secolo, solo a partire dal 1905 venne fatto oggetto di campagne di scavi, che fino agli anni Sessanta hanno dato brillanti risultati con il rinvenimento di considerevoli tracce di presenza umana a partire dall'Età del bronzo fino ai primi secoli della cristianità. Resti di mura, case, tracciati urbani, tombe e luoghi di culto rimangono a testimonianza di un fiorente passato e numerosissimi manufatti, alcuni dei quali perfettamente conservati, oggi sono esposti in diversi musei della Sicilia (Agrigento e Caltanissetta)
Per tutta la tarda età del bronzo queste colline vennero quasi del tutto abbandonate, per poi essere abitate nuovamente durante l'Età del ferro fino alla colonizzazione ellenica a partire dal V secolo a.C., periodo che vide il villaggio fortificarsi e svilupparsi nell'orbita dell'antica Akragas (Agrigento).
Nel 570 a.C., infatti, i greci giunsero sull'altura di Vassallaggi e edificarono un villaggio sulle rovine di un sito risalente all'età del Ferro.
A questo periodo vengono attribuiti i rinvenimenti più importanti nella ricca necropoli, sia per quantità che per stato di conservazione: sarcofagi in ceramica uno dei quali in perfetto stato di conservazione, vasi di fabbricazione locale, corredi di vasi provenienti da altre zone elleniche; coltelli, lance, strigli in bronzo, monete. È di questo periodo la costruzione di un tempio per il culto di divinità femminili .
Recenti scavi,infatti, hanno individuato l'area del temenos al cui interno è compresa la superstite parte basamentale di un tempio in antis. La parte antistante, l'edificio cultuale, rivolta ad oriente, accoglie il basamento di un altare ed intorno si aggregano, in successione, vari ambienti, i cui muri, ridotti ad un debole elevato sopra il suolo, propongono complesse ed irregolari geometrie apparentemente prive di un ordine organico.
Eppure, è certo che ognuno di quegli ambienti aveva una propria funzione ed era destinato al culto ed insieme, tutti gli ambienti, formavano il complesso sacrale di maggior rilievo realizzato all'interno dell'abitato.
Nel suolo minuti frammenti sparsi di ceramica acroma per antica abrasione. Nel corso dei lavori di scavo, dalle tombe inviolate sono venuti fuori pregevoli vasi la cui bellezza è constatabile entro le teche del museo archeologico di Agrigento.
Fra tutti i vasi rinvenuti un bellissimo cratere a volute decorato a figure rosse che mostrano una biga vittoriosa, tenuta ferma, mentre una Nike incorona e ricompensa l'auriga.
La massima espansione dell'abitato si ebbe dalla seconda metà del VI fino alla metà del V sec. a. C. quando vennero occupate tutte e cinque le colline.
Al IV secolo a. C. risale la costruzione del muro di fortificazione per il quale si utilizzò una doppia tecnica: la struttura inferiore in conci di calcare e quella superiore in mattoni crudi. In questo periodo la città trasformò interamente il suo assetto urbanistico: vie che si incontravano a angolo retto e abitazioni dal modello greco.
Suggestiva e di considerevole interesse archeologico è la necropoli della città della quale sono state esplorate centinaia di tombe e rinvenuti sarcofagi che in gran numero furono scavati con tagli regolari per deporvi i morti e che conservano solamente uno strato di sterile terriccio. Altre escavazioni tombali si intravedono lungo i fianchi scoscesi dell'altura.
Delle venti tombe a grotticella esplorate (dalle pareti in alabastro) cinque hanno restituito intatti i relativi corredi funerari composti da vasellame ceramico di produzione indigena, anelli, fibule, placchette e coltelli in bronzo.
La mancanza di prove concrete, iscrizioni e monete coniate sul luogo, rende difficile l'attribuzione di un nome certo a quella che appare come una prospera città. Si ipotizza possa essere Motyon, primo centro fortificato della zona dell'agrigentino, dove il principe Ducezio guidò il suo esercito per affrontare in battaglia i siracusani e gli agrigentini coalizzati. Per Ducezio, dopo vent?anni di lotta, fu la fine del sogno siculo; per Motyon l'inizio di un lento declino. Già alla fine del V secolo l'abitato fu distrutto dai cartaginesi e solo con Timoleonte ebbe l'ultima possibilità di rinascere sin tanto che Agatocle, nel 310 a.C., non gli diede il colpo di grazia cancellandolo dalla toponomastica greca. Da quel tragico momento, sul phrourion di Motyon ebbe inizio il seppellimento di ogni memoria con una coltre di terra sempre più spessa che i venti vi hanno depositato giorno dopo giorno, per secoli.
Non vi sono infatti, tracce di oggetti posteriori a questa data.
Dell'età romana restano tracce di piccoli nuclei abitati sparsi a valle, nei territori circostanti, soprattutto lungo i nodi viari in direzione di Agrigento. Nel sito di Vassallaggi sono state inoltre rinvenute resti di tombe cristiane, datate al V secolo d.C, ricavate nelle grotte preistoriche circostanti.
Annotazioni:
Prima di visitare la zona archeologica di Vassallaggi sarebbe utile compiere una sosta presso il Museo archeologico di Caltanissetta che offre un'ampia campionatura dei materiali rinvenuti nel corso degli scavi; anche se i reperti di maggiore importanza si trovano presso il Museo archeologico di Agrigento.



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