Ove son or le meraviglie tue O regno di Sicilia? Ove son quelle Chiare memorie, onde potevi altrui Mostrar per segni le grandezze antiche?
(Dal Fazello - Storia di Sicilia, deca I,lib. VI,cap.I)
La facciata della chiesa
Nel 1734,poco prima di morire P. Filippo Tortora, l'iniziatore dell'opera diedificazione della chiesa, viene stipulato il contratto con il quale si obbliga il neo-superiore P. Ferdinando Astuto a provvedere perchè s'intagli la pietra occorrente per la facciata. E' questa perciò la data di inizio per i lavori della facciata e quindi della seconda fase per il nuovo convento di San Francesco consistente nell'abbellimento interno ed esterno della chiesa. Questafase si concluderà tra il 1740 e il 1750.
La parte inferiore della facciata presenta delle assonanze molto marcate con la coeva chiesa di Santa Maria dell'Arco. Non si tratta peròdi imitazione, bensì di originale mutazione del tema. Il Gagliardi
La facciata dunque risale al 1734 ed è opera dell'architetto Gagliardi al quale si deve anche l'edificazione del caratteristico campanile con una copertura a forma di pagoda che si può ammirare solo dall'alto della via laterale che costeggia la chiesa. Pure a questo architetto si deve la direzione dei lavori all'interno dell'abside (o cappellone). Le nicchie con le conchiglie accanto alla nicchia centrale dell'Immacolata (vedi interno) richiamano le nicchie esterne. Sempre al Gagliardi si deve anche il prospetto dell'imponente convento annesso alla chiesa, realizzato a partire dal 1753. Il Convento
Prima delle manomissioni subite per l'abbassamento del livello stradale, la facciata del convento si presentava come un'enorme distesa muraria, appena vivificata dal gruppo centrale, dal portone di accesso e dal balcone sovrastante, facendo un unico corpo architettonico.
L'edificio aveva la sua continuazione nelle due rampe laterali di ampie scaleoggi scomparse. Il ritmo perciò risulta falsato, soprattutto dal muretto diprotezione posto al bordo della rampa di accesso, che impedisce di usufruire della visione totale del monumento.
Nel complesso lo spazio è diviso in tre scomparti: al centro il portale con le colonne, decorate a calzetta, che sostengono un timpano spezzato e serrano l'arco, su cui una volta c'era lo stemma francescano; al di sopra del portale una nicchia con timpano arcuato; ai lati negli specchi laterali le due nicchie finamente elaborate e certamente gagliardiane.
La parte superiore, nettamente distinta dall'inferiore per l'ombroso frontone, che divide a metà il partito architettonico, per curvarsi mollemente sopra la nicchia centrale, è anch'essa divisa in tre scomparti: negli spechci laterali ha una cornice mistilinea incassata nel muro; al centro un grande finestrone, che fa piovere luce abbondante nel vano ecclesiale, stretto da lisce e piatte cornici e sormontato da un piccolo frontone, che riecheggia sommessamente la curva sottostante, ed è graziosamente sorretto da due mensole, sormontate a loro volta da due pigne.
Il tutto è concluso da un timpano che stringe in una logica serrata e ineccepibile la parte centrale, e da quattro candelabri, dalla fiamma svettante, ora non più esistenti, ma dei quali si riesce a scorgere la base, che accentuavano il senso di ascensione dell'insieme verso l'infinito. La statua dell'Immacolata
Nonostante l'immane compito della ricostruzione, il P. Tortora nel luglio del 1704 pensòdi erigere una statua in onore dell'Immacolata dove oggi si trova l'ultima rampa della grande scalinata di accesso alla chiesa, forse prevista come piazza antistante secondo il piano urbanistico dell'epoca.
Il monumento eretto dal P. Tortora non esiste più, poichè fu realizzato in pietra. Solo dopo la sua morte, il marchese Tommaso Impellizzeri nel 1787, lo fece riprodurre in marmo. Collocato sempre in quella non più esistentepiazzetta, in data imprecisata, a seguito dei mutamenti di livello del corso Vittorio Emanuele, fu trasportato nel piano rialzato antistante il convento, dove oggi si trova bisognosa di qualche restauro.