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::chiesa-della-immacolata»I Francescani a Noto » Storia

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Ove son or le meraviglie tue
O regno di Sicilia? Ove son quelle
Chiare memorie, onde potevi altrui
Mostrar per segni le grandezze antiche?


(Dal Fazello - Storia di Sicilia,
deca I,lib. VI,cap.I)





I primi Frati Minori arrivarono nell'antica Netum, capitale dell'omonima Valle, prima del 1226 e perciò vivente ancora San Francesco. In origine si stabilirono nel rione dei Porticali, presso una casetta nella periferia e successivamente, dopo la donazione di un sito, costruirono il primo convento vero e proprio. Infine, come vuole la tradizione, dopo la visita di Sant'Antonio di Padova a Noto, la generosità dei cittadini spinse i frati a trasferirsi ulteriormente in un nuovo convento ancora più ampio.
Noto, come capitale del grande Valle meridionale della Sicilia, era tappa obbligata per i Crociati, i pellegrini e francescani missionari (tra cui Antonio di Padova) che si recavano in Terra Santa e il convento fungeva da ospizio per rinfrancare questi antichi camminatori.
La gratitudine dei pellegrini di ritorno dai santi luoghi si manifestò anche nel regalo di una reliquia di Nostro Signore Gesù Cristo: una spina della corona che trafisse il capo di Gesù. Dopo la notte del terremoto dell'11 gennaio 1693, che rase completamente al suolo la cittadina, questa reliquia, estratta intatta dalle macerie, venne trasferita nella nuova chiesa dedicata al Crocifisso della nuova e attuale Noto. <br>
Ma dell'antica e gloriosa storia dei francescani dell'antica Noto non possiamo sottacere la figura di San Corrado Confalonieri, Terziario ed eremita francescano, Patrono indiscusso di questa città. San Corrado, originario di Piacenza, già terziario francescano dal 1315, venne a Noto nel 1340 c.. Insieme a lui dobbiamo ricordare un'altro terziario ed eremita francescano: il Beato Guglielmo Buccheri.
Ancora al sec. XIV appartengono fra Matteo da Carsala, primo Guardiano a noi noto del convento di S. Francesco, e frà Gualtieri da Noto, nel 1358 Vicario del Ministro Provinciale. Altre due figure di spiccofurono: frà Nicolò Speciale da Noto, storico del Vespro siciliano e dell'autonomia siciliana, uomo di vasta cultura umanistica e di impegno politico di gran rilievo, scrittore forbito e ricercato. Di notevole spessore anche frà Giovanni Ricca da Noto.
Il primo documento che ce lo ricorda è la relazione del martirio del B. Nicola Tavelic e dei suoi tre compagni, subito a Gerusalemme l'11 novembre del 1391. Secondo quanto riferisce la relazione del martirio, fra' Giovanni Ricca e frà Giovanni da Casale, entrambi Maestri in S. Teologia, consigliarono i quattro martiri circa la conformità alla morale della loro intenzione di predicare presso i musulmani mettendo a repentaglio la propria vita. Fu poi Vescovo di Trieste e Abbate di S. Maria dell'Arco.
Altri nomi illustri hanno ancora segnato la storia francescana dell'antica Noto a cui se ne sarebbero aggiunti altri se non fosse sopraggiunto il tremendo terremoto. La città stessa diede i natali nel '500 a P. Giuseppe Bonasia, che fu per lungo tempo Custode del Sacro Convento di Assisi e della Provincia Napoletana. L'affetto e la riverenza verso il benemerito e generoso frate netino, nonchè insigne predicatore, volle che il corpo del frate fosse trasportato nella sua città e sepolto nell'antica chiesa poi crollata. Dopo la catastrofe la lapide sepolcrale venne estratta dalle macerie e trasferita nella nuova chiesa della nuova città a perenne memoria.
Infine ricordiamo P. Filippo Tortora che guidò i primi lavori di edificazione della chiesa e dell'annesso convento di San Francesco nella Noto post-terremoto. L'alta considerazione e la stima che godeva presso il popolo e i notabili dell'epoca era tale che, nonostante la nutrita serie di Dottori e Maestri nelle varie branche del sapere, il Comune si rivolse a lui per redigere un ricordo della vecchia Noto, del terremoto e degli avvenimenti che seguirono fino al 1712, da deporre accanto alle spoglie di San Corrado, all'interno della cassa, in occasione delle necessarie riparazioni occorrenti in seguito al sisma. Ricordiamo anche il P.M. Francesco Ternullo, P. Salvatore Gallo da Nto, P. Francesco Antonio Cantone, il P.M. Bonaventura Infantino, il P.M. Gaspare Malandrino missionario in Romania, il P.M. Pietro Paolo Carnemolla, il P.M. Baele,il P.M. Filippo Reale, il P.M. Nunzio Rau, il P.M. Corradino Leoni, ecc.
Dopo il terremoto dell' 11 gennaio 1693. Dopo quella notte,dell'antica Noto non rimase pietra su pietra. Si decise così il trasferimento ad un sito più sicuro e confacente alle esigenze civiche. La scelta cadde sull'attuale Colle del Meti, a circa 15 Km dalla distrutta città. Qui sorse la Noto barocca, dove ciascun monumento con le proprie caratteristiche, partecipa alla sinfonia di luci e di colori che al tramonto vengono riflessi dalle pietre lavorate a mano una ad una.
La nuova costruzione dell'attuale sito iniziò presemibilmente intorno al 1698 e doveva fare parte della periferia della costruenda città. Ma quando si decise di erigere la Madrice non nella parte alta della città, bensì dove si trova attualmente, a poche decine di metri dal Convento dei francescani, questi si ritrovarono nel pieno centro cittadino.
Il 27 gennaio 1734 venne stipulato il contratto col quale il neosuperiore P. Ferdinando Astutosi obbligava a provvedere affinchè s'intagliasse la pietra occorrente per la facciata. Ebbe inizio così la seconda fase di costruzione del nuovo convento di S. Francesco che si concluse tra il 1740 e il 1750. Il 1° 1750 ebbero inizio di stuccatura dell'intera chiesa.
Dell'antica costruzione è rimasta soltanto la statua lignea della Vergine Immacolata, oggi al centro dell'abside della nuova chiesa. L'unica statua delle numerose chiese distrutte dal terremoto, rimasta completamente intatta. Costruire un monumento dedicato all'Immacolata nella nuova Noto fu dunque un imperativo.