Ove son or le meraviglie tue O regno di Sicilia? Ove son quelle Chiare memorie, onde potevi altrui Mostrar per segni le grandezze antiche?
(Dal Fazello - Storia di Sicilia, deca I,lib. VI,cap.I)
Chiesa di S.Francesco
Via Mussomeli, 21
Altra chiesa importante punto di riferimento per la comunità locale, è quella di S. Francesco, popolarmente detta di S. Calogero,ivi venerato, costruita nel 1573 per opera del frate francescano Pietro De Michele.
Cronologia delle principali fasi costruttive
1573 - costruzione dell' intero bene;
1580 - fu costruito il convento annesso, sorto per interessamento del barone Francesco Campo;
1857 - restauro intero bene ad opera dei mastri messinesi Saverio Di Maria e Gaetano Villari, con la direzione dei lavori di fra Placido da Messina;
1866 - in seguito alla soppressione delle Corporazioni Religiose la chiesa e il convento furono affidati al Comune. Il convento fu adibito ad edificio scolastico;
1938 - costruzione rettoria locali annessi);
1938 - costruita l'ala accanto la chiesa, adibita a rettoria;
1954 - la statua dell'Immacolata, opera di Giuseppe Scannella, fu collocata sull'attico del campanile. La statua di terracotta fu abbattuta da un fulmine nel 1958; nel 1962 fu collocata quella di pietra arenaria (Testa 1996, p.82-83);
1971 - il prospetto della chiesa fu riconfigurato secondo il progetto redatto dall'ing. Isidoro Mazzara; i lavori furono eseguiti dai nisseni Gaetano D'Anna e Benedetto Calì
2000 - intervento strutturale, costruito l' altare in marmo bianco Carrara.
Descrizione
Il prospetto a capanna della chiesa, affiancato dal campanile, è inquadrato da paraste doriche giganti. Il portale, inquadrato da semicolonne corinzie trabeate con frontone centinato con rottura è sovrastato dalla nicchia contenente la statua dell'Immacolata. Lo stemma dei francescani è posto su una specchiatura circolare nel timpano di coronamento.
Una foto d'epoca mostra il prospetto della chiesa prima della riconfigurazione avvenuta nel 1971: il portale rettangolare sormontato da una cornice retta era sovrastato da una portafinestra con frontone centinato; una cornice retta da tre modiglioni fungeva da soglia. Sul coronamento erano poste due palle su base, in asse alle paraste giganti.
L' interno, a unica navata con volta a botte, profilata da due logge balconate, che si continuano nella zona absidale - caratteristica che si riscontra nell'Isola in chiese d'inizi Settecento - ha, lungo le pareti laterali, ritmate da paraste scanalate ioniche, tre nicchie sormontate da arcate cieche a sesto ribassato, che contengono altrettanti altari, e reca buone decorazioni in stucco di stile neoclassico; alcuni intradossi sono dipinti con motivi floreali.
Il falso attico è praticabile grazie alla protezione di una ringhiera in ferro.
Le volte a botte a sesto ribassato dell'aula e del coro, scandite da fasce trasversali in asse alle paraste e tripartite nel senso longitudinale, sono connotate da specchiature rettangolari e romboidali, decorate da stucchi fitomorfi; il catino absidale ha lacunari romboidali.
Pezzo forte della chiesa, e sinora rimasta ignorata dagli studi specialistici, è la tela seicentesca del Calvario, posta nel catino absidale.
Essa si attesta come opera non siciliana, inseribile in quel ricco contesto culturale creatosi a Napoli nel secondo Seicento che, dal patetico naturalismo dei caravaggeschi locali, attraverso le esperienze luministiche e neo-venete di Mattia Preti, si congiunge agli esperimenti luministico-barocchi del Giordano e del Solimena giovane.
La sua presenza nella chiesa di Campofranco, considerandone anche il formato "a maddalena", e la successiva piegatura della cornice, effettuata per adattarla alla parete ricurva dell'abside, si spiega verosimilmente con l'ipotesi di un dono dei principe Lucchesi Palli e quindi di una provenienza dalla sua ricca quadreria palermitana
La chiesa contiene alcune buone sculture lignee. La statua della Vergine Immacolata, eseguita nel 1714 (Testa), quasi dei tutto ridipinta, ci introduce, con il suo avvitante movimento serpentinato, alle grazie dei nascente stile rococò, d'influenza napoletana.
Alla fine dei secolo XVIII-inizi de XIX, ci trasporta poi il pezzo più significativo - per l'incidenza devozionale che esercita su tutta la comunità campofranchese - della chiesa, la statua di S Calogero. Austera e solenne, esempiata su aulici modelli romani classicistici del Seicento, l'opera rivela una buona perizia realizzativa e un fare accademico, che la avvicina, come è stato fatto, alla vasta produzione dello scultore gangitano Filippo Quattrocchi (1734-1818).
Un'altra rilevante presenza nella chiesa francescana, con un balzo di almeno mezzo secolo, è quella dei pittore palermitano Giuseppe Di Giovanni (1817-1898), più noto come incisore e pittore di soggetti storici e mitologici, che non per la limitata produzione a carattere sacro, considerata più fredda e convenzionale rispetto alla prima ( Barbera ).
Le tele di Campofranco, citate dal Marino Mazzara (1936), collocabili al ritorno dai viaggi d'istruzione dell'artista a Roma e a Napoli (1855), e a Roma, Napoli e Firenze (1856-60), essendo influenzate dalle nuove sperimentazioni luministico-tonali sulla "macchia", riscattano talora le iconografie convenzionali con più originali notazioni di tono romantico-borghese.
Nel S. Francesco riceve le stimmate, un neo-venezianismo programmatico immerge l'evento sacro in un'atmosfera ovattata, giocata su una fredda, monocroma tonalità di grigio-azzurro, nel S. Antonio in adorazione del Bambino la tradizionale iconografia si rivitalizza grazie alla romantica ambientazione, in un interno di sacrestia arredato da un artistico leggio su cui sono un libro sacro e una corona, mentre dal tendaggio semiaperto si intravvede un rudere di antico edificio nell'Elemosina di S. Carlo Borromeo, l'autore rivela nella scena affollata, prospetticamente inserita in un architettonico scalone, le sue doti di pacato narratore e di ritrattista borghese, oltre che di piacevole colorista.