È decorato di una chiesa maggiore sacra a S. Giovanni sotto un parroco
Arciprete, e di altre tre minori Chiese. non che va bello dei convento dei Minori Conventuali, dei titolo di S. Francesco... ;e del palazzo del Principe elegantemente costruito... Ne è S. Anna madre di Maria la special patrona.
Vito Amico (1757).
Estasi di S. Francesco
La chiesa Madre di Campofranco fu fondata nel 1575 da Giovanni Campo in concomitanza della costruzione di Campofranco, con privilegio concesso dal vescovo Marullo il 27 ottobre 1575. La costruzione fu ultimata nel 1584, data riportata in una lapide originariamente collocata sul frontone del portale della facciata. La chiesa aveva tre altari: SS.mo sacramento (altare maggiore), Ecce homo e Madonna del SS.mo Rosario. Era coperta da una volta bassa e aveva il pavimento in mattoni di creta.
La chiesa, in cattivo stato di conservazione, fu ampliata tra la fine del Seicento e il terzo decennio del Settecento, infatti, nella visita pastorale del 1733 sono citati sette altari.
Nel 1868 il Comune deliberò la somma di Lire 204 per la costruzione del "Cappellone".
Nel 1879 furono effettuati alcuni restauri tra cui la coloritura e la sistemazione della porta maggiore.
Nel 1882 furono consolidate le fondazioni del prospetto e del campanile; fu rimosso il tetto e rialzati i muri di settanta centimetri per consentire l'areazione del sottotetto, secondo la relazione dell'ingegnere Lazzarini.
Nel 1909 fu costruito il campanile, di proprietà comunale, dove era collocato l'orologio.
Nel 1917 fu ricostruita la volta della navata centrale.
Tra il 1920 e il 1921 si abbellirono le cappelle del Sacramento, S Lucia, Crocifisso, S. Antonio e S. Giuseppe.
Nel 1925 fu costruito il transetto; la crociera fu voltata con la cupola su tamburo ottagonale.
Nel 1930 fu costruito il quarto livello del campanile secondo il progetto dell'ingegnere Spitali, per collocare le tre campane della chiesa rimosse in seguito della demolizione del vecchio campanile.
Nel 1935 si riconfigurò la facciata secondo il progetto elaborato dall'ingegnere Nicastro. In un riquadro laterale fu posta la lapide attestante i momenti della ricostruzione voluti dall'arciprete Giuseppe Randazzo. La lapide, posta nel 1584 dal barone Francesco Campo, fu spostata nella sagrestia e successivamente ridotta in pezzi.
Nel 1962 in occasione del cinquantesimo anniversario di sacerdozio di mons. Randazzo, la statua di San Giovanni Battista fu collocata nella nicchia del prospetto.
Nel 1989 durante alcuni lavori di restauro dell'altare della Madonna di Fatima furono rinvenute le strutture murarie di un architrave e due finestre, l'antico portone d'accesso alla chiesa.
Nel 1996 sono stati effettuati lavori di consolidamento della copertura e dei tetti. Nel sottotetto sono stati rinvenuti tre dipinti: Tobiolo e l'angelo, la lapidazione di Santo Stefano e San Francesco Saverio.
Nel 2008 venne costruito l' altare in marmo travertino con bassorilievo nella parte anteriore raffigurante l'ultima cena. L'Ambone è in marmo travertino con bassorilievi nella parte anteriore raffiguranti i quattro Evangelisti.
Descrizione
La chiesa a navata unica con transetto e costruita tra il 1575 e 1584, è stata ampliata due volte: agli inizi del Settecento è stata ingrandita l'aula e nel 1925 è stato costruito il transetto.
Il prospetto della chiesa, a capanna delimitato da cantonali giganti, ha il portale inquadrato da colonne trabeate con frontone centinato con rottura, che inquadra un'edicola con frontone triangolare contenente la statua di San Giovanni evangelista. La facciata, riconfigurata nel 1936, espone anche un blasone scolpito in pietra che reca testimonianze degli illustri fondatori Del Campo, il cui stemma è impresso sull'acquasantiera e nella lapide, oggi inserita su una parete dell'ala destra dei transetto (1580).
Il campanile, di proprietà comunale,è articolato in quattro livelli.
La navata è ritmata da lesene corinzie che scandiscono cinque partiti: nel secondo e quarto partito sono poste nicchie profonde, inquadrate da arcate a tutto sesto. Le volte a botte lunettate a sesto ribassato di navata, presbiterio e cappella di un braccio del transetto sono scandite da fasce trasversali in asse alle lesene; contengono specchiature decorate da stucchi fitomorfici.
La crociera, a pianta quadrata, è coperta da una volta a padiglione ottagonale su tamburo. Le arcate e le volte del transetto hanno il piano d'imposta alla stessa altezza del fregio della navata. E' presente la cantoria.
La chiesa ospita numerose opere di rilievo artistico tra cui il gruppo scultoreo al centro dell'abside, che, realizzato nel 1872 dall'agrigentino Giuseppe Cardella e raffigurante la Vergine del Rosario con S. Domenico, ripete gli stilemi convenzionali, con compostezza di linee e un cromatismo vivace.
Altre statue, generalmente in legno o cartapesta, databili al secolo XVIII- come il S. Biagio e il S. Vincenzo de'Paoli - al secondo Ottocento (Quattrocchi) e al Novecento (Michele Caltagirone), sono poste negli altari laterali della chiesa, eseguite con buona maestria, ma anche quelle di anonimi hanno una loro dignità espressiva, come il. S. Antonio Abate e la bella Addolorata in cera, adattata al gruppo ligneo del Cristo e dei San Giovanni
Il dipinto seicentesco raffigurante la decollazione del Battista, rappresentante del periodo manieristico-barocco isolano, tradizionalmenteviene attribuito a Pietro D'Asaro, ma appare più verosimilmente opera di uno di quei pittori fiamminghi operanti in Sicilia, e a Palermo in particolare, nella prima metà del Seicento, che venendo a contatto con la cultura locale ne furono inevitabilmente influenzati.
L'opera, tratta da un'incisione di Paulus Pontius di soggetto differente Tomiri fa immergere la testa di Ciro in un bacile colmo di sangue - ricavata nel 1630 da un originale di Rubens, oggi a Boston, e "adattata" al nuovo tema iconografico, rivela, infatti, la mano di un pittore volto alla illustrazione dei costume e dei dettagli ornamentali, che persegue con elegante tratteggio, tramite un coiorismo acceso e briílante. Con una capacità, in particolare, di rendere la sericità dei drappi inusitata a questa data presso i pittori dell'isola, oltre ad adoperare talora tipi femminili e fogge di abbigliamento prettamente nordici.
Altri dipinti minori vi sono nella chiesa, superstiti di un patrimonio ben più ricco (Testa). Una Lapidazione di S. Stefano è interessante opera seicentesca piena di vigoria espressiva, dalla pregnante vena dialettale; un'Estasi di S. Francesco, dal tratto calligrafico, ma dalle armoniose linee, rievoca uno schema controriformato, ma con una nuova attenzione al particolare realistico, nello scorcio dei tavolo con le stoviglie dei santo. Il XVIII secolo è rappresentato da un buon dipinto di forma ovale, raffigurante Tobiolo e l'angelo, che coniuga lo stile barocco dei panneggi tranti dalle smaglianti tonalità, con la piacevolezza dei genere, e da un discreto ciclo pittorico della Via Crucis, che reinterpreta le sacre storie con una genuina vena popolareggiante.
In sacrestia un S. Francesco Saverio, opera di un pittore barocco d'inizi Settecento, che molta cura riserva ai dettagli ornamentali - si veda il merletto della cotta e la stola in tipico tessuto "bizarre" - ne attesta una committenza da parte della famiglia Rau, di cui reca lo stemma gentilizio. Lo stile neoclassico trova dignitosa espressione nell'altare ceritrale, con tabernacolo dall'elegante linea, realizzato in legno dipinto a imitazione dei marmo, con decorazioni dorate a rosoncini e festoni e, sulla porta dei SS., l'Agnello dei sette sigilli.
Inoltre, l'altare centrale è caratterizzato da un elegante tabernacolo ligneo decorato con rosoni e festoni dorati.
L' edificio è in muratura continua intonacata con volte e copertura a falde.