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Heraclea Minoa
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::Heraclea Minoa a Montallegro » Storia

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Ove son or le meraviglie tue
O regno di Sicilia? Ove son quelle
Chiare memorie, onde potevi altrui
Mostrar per segni le grandezze antiche?

(Dal Fazello - Storia di Sicilia,
deca I,lib. VI,cap.I)



Heraclea Minoa

Heraclea Minoa




In prossimità del fiume Platani (antico Alico), sul bordo di una collina solitaria sul mare, troviamo i resti della città greca di Eraclea Minoa, secondo Erodoto, fondata dai Selinuntini che la chiamarono originariamente Minoa, a proposito della spedizione spartana di Dorieo in Sicilia, dopo il cui fallimento Eurileone occupa la città (fine del VI sec. a.C.).
La zona oggi prende il nome di Capobianco per via di una candida collina marnosa che si protende sul mare nelle vicinanze con le sue bianche "dune" di roccia (la marna, una miscela di argilla e calcare "pulita" dai fenomeni di erosione) modellate dal vento.
Ai piedi,dell'antica città la costa apre in una lunga e bianchissima spiaggia, coronata da una bella pineta.
L'aggiunta di Eraclea al nome è opera forse di un successivo afflusso di Greci in onore di Eracle mentre Minoa sembra collegarsi alla leggenda secondo cui il re cretese Minosse avrebbe inseguito Dedalo fino in Sicilia per punirlo del suo aiuto dato ad Arianna e Teseo alle prese con il labirinto. Minosse sarebbe stato ucciso poi proprio in questi luoghi dal re sicano Caos presso cui Dedalo si era rifugiato. Il regno di Kocalos era in effetti situato lungo le rive del fiume Platani con capitale Kamico, da alcuni identificata con l'odierna Sant'Angelo Muxaro da altri con Caltabellotta.
Dalla fine del VI secolo a.C.e e per tutto il V sec. a. C., Eraclea Minoa passò sotto il dominio di Akragas .Così Terone, tiranno di Agrigento (488-473 a.C.), vi scoprì la tomba di Minosse e ne restituì le ossa ai Cretesi, e nel 465-461, nelle guerre conseguenti alla caduta dei Diomenidi, la città fu occupata da mercenari siracusani, e quindi liberata dagli Agrigentini e Siracusani. Scoppiata la guerra tra cartaginesi e greci in Sicilia, e successivamente alla invasione punica del 409 a.C. passò nella zona sotto il controllo cartaginese: durante le guerre greco-puniche il vicino fiume Platani ha segnato per secoli la linea di confine naturale tra la epicrazia cartaginese in Sicilia ed i territori sotto l'influenza siracusana. Contesa tra greci e cartaginesi cadde, ora in una, ora nell'altra mano, finché nel 277 viene tolta ai Cartaginesi da Pirro e diventa colonia romana.
Nell' ordinamento della provincia di Sicilia, quale conosciamo da Cicerone, fu tra le civitates decumanae. Verso il termine del I sec. a.C. la città dovette essere abbandonata, come suggeriscono il silenzio delle fonti e l' assenza di ceramica aretina negli scavi.
La città viene considerata tipica per comprendere l'urbanistica delle città ellenistiche e romane.
Gli scavi archeologici sulle rovine vennero intrapresi in maniera sistematica a partire dal 1950 e portarono alla luce resti di abitazioni in mattoni crudi, alcune delle quali presentano ancora piccole parti di mosaico, ed in particolare un teatro, costruito alla fine del V secolo a.C., con una pietra molto friabile e quindi in cattivo stato di conservazione. Si indovina la forma originale della cavea, divisa in nove settori a dieci gradoni, che chiudeva un'orchestra a ferro di cavallo.
Sono visibili, inoltre:
- Il quartiere delle abitazioni ellenistiche e romane con impianto urbanistico ad "insulae", separate da strade parallele;
- I resti della cinta muraria della città, di lunghezza stimata circa 6 chilometri. A nord-est delle mura si riconoscono ancora otto torri quadrate;
- Un piccolo Antiquarium, che raccoglie una selezione di reperti ceramici e statuette votive provenienti dall'abitato e, in massima parte, dalla necropoli.
Molto più tardi, nel V sec. d.C., nella pianura a nord della città, in prossimità dell' area della necropoli arcaica, si stabilì una fattoria e le collinette a monte si foracchiarono di radi arcosoli paleocristiani. La zona archeologica attiene all' area della città antica e quanto è in vista si riferisce al periodo ellenistico, dal IV al I sec. a.C..
Eraclea Minoa è facilmente raggiungibile, provenendo da Agrigento per mezzo della Strada Statale 115, dopo il bivio per Montallegro, svoltando sulla destra seguendo poi la relativa segnaletica.
Per raggiungere la spiaggia.
Da Eraclea, ritornare sulla SP 115 (Sciacca-Agrigento) e proseguire in direzione di Agrigento. Alla prima uscita seguire le indicazioni per Montallegro-Bove Marina e in seguito Montallegro Marina. Una stradina sulla destra segna l'accesso al mare.
La bella e lunghissima spiaggia è delimitata dall'alta parete bianca del capo e, verso sud-est, da un'estesa pineta.



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