Ove son or le meraviglie tue O regno di Sicilia? Ove son quelle Chiare memorie, onde potevi altrui Mostrar per segni le grandezze antiche?
(Dal Fazello - Storia di Sicilia, deca I,lib. VI,cap.I)
Chiesa Madre
1 Piazza Mons. Cataldo Naro
La Chiesa Madre, intitolata precedentemente alla Natività di Maria Santissima, fu iniziata dal barone Vincenzo Galletti di Fiumesalato, fondatore e marchese di San Cataldo, sul punto più alto del colle che stava di fronte al quartiere più popolato del paese e prospiciente alla via San Nicolò, oggi piazza Madrice. La bolla del vescovo di Agrigento riporta la data del 18 agosto del 1632. Possiede il titolo di arcipretura, per cui i parroci che la reggono assumono il titolo di arciprete della Città di San Cataldo.
L'edificio non aveva le attuali dimensioni come risulta dalla visita pastorale del 1669 quando furono ispezionate le cappelle e gli altari del Sacramento, Crocifisso, S. Michele Arcangelo, S. Cataldo, S. Rosalia e Anime del Purgatorio.
Verso la fine di quel secolo cominciò a dar segni di lesione per il movimento franoso del terreno sul quale sorgeva. Nel 1695, a causa di un crollo del transetto destro, che interessò la cappella di San Cataldo e del Crocifisso, la chiesa venne ricostruita completamente così come oggi appare. I lavori furono voluti dal principe Giuseppe Galletti nel 1725, il quale invitò per la consacrazione suo fratello Pietro, vescovo di Catania (9 maggio 1739).
Per l'occasione la chiesa madre fu re-intitolata all'Immacolata Concezione, ma la vecchia dedicazione non si perse del tutto in quanto sull'altare maggiore rimase il dipinto della Natività di Maria (detto di Sant'Anna).
Dopo la consacrazione della Chiesa Madre, la famiglia Galletti continuò ad occuparsi dell'edificio sacro ornandolo con dipinti, la statuaria, suppellettili e paramenti per le liturgie, e molti fedeli donarono i loro beni alla chiesa.
Nel 1768 il catanese Giuseppe Caruso, capomastro dell'Università di San Cataldo, descrisse i lavori di costruzioni effettuati nella chiesa madre durante il parrocato del sacerdote Isidoro Amico, arciprete dal 1739, il cui importo ammontava complessivamente ad onze 2275. Si tratta di diversi lavori tra cui la costruzione del prospetto principale, del campanile, del battistero, dell'oratorio, di alcuni tratti di fondazioni e la pavimentazione
Nel mese di settembre 1751 i mastri Giuseppe e Orazio Caruso costruirono il prospetto, come si evince da una lettera inviata dall'arciprete Isidoro Amico a mons. Pietro Galletti (consultata dallo studioso Francesco Pulci agli inizi del Novecento). Nel documento non è specificato il progettista.
Secondo alcune ipotesi la facciata potrebbe essere attribuita all'architetto Giovan Battista Vaccarini, chiamato dal vescovo Pietro Galletti per ricostruire il duomo della città di Catania, oppure a Giovanni Biagio Amico o a un loro seguace o a un professionista influenzato dai due architetti.
Nel 1786 il mastro Vincenzo Lazzara demoliva il campanile vecchio, posto nell'area retrostante l'attuale cappella della Madonna del Lume.
Nel 1788 ci fu un terribile incendio che causò i maggiori danni nella sacrestia e in particolare all'archivio, al punto che l'anagrafe parrocchiale prende avvio solo dalla seconda metà del Settecento.
Nel 1806 l'artista bolognese Giuseppe Soler Soler dipinse gli altari del transetto e restaurò le tre statue e i vasotti della facciata. Tuttavia due delle tre statue furono poi rimosse .
Nel 1840 il mastro palermitano Antonino Casano restaurò il prospetto: smontò la facciata, rifece le fondazioni e rimontò il primo ordine, utilizzando la pietra intagliata da mastro Nicola Perricone. Il prospetto mantenne lo stesso disegno e la pianta del precedente, tranne qualche piccola modifica stabilita dall'arch. gelese Emanuele Di Bartolo Morselli, direttore dei lavori. L'importo dei lavori ammontò a quasi 500 onze. Purtroppo non sono documentati i lavori dello smontaggio e della ricollocazione del secondo ordine, riutilizzando la stessa pietra, che doveva avvenire dopo circa sei mesi dall'ultimazione della prima trance dei lavori.
Durante il parrocato del sacerdote Raimondo Maria (1879-1890) si restaurarono le due cappelle dell'Immacolata e del Crocifisso e si decorò la cappella del Sacramento. I lavori, ultimati nel 1889 furono eseguiti da Arturo Rusconi e Angelo Maraia. Si eseguì la pavimentazione di marmo e si arricchì la chiesa di uno splendido parato ricamato in oro dalle figlie di S.Anna di Acireale, di un superbo baldacchino anch'esso ricamato ricamato in oro e del tosello per l'esposizione del Divinissimo.
La Madrice rimase chiusa dall'aprile del 1965 al dicembre del 1979, con decreto del sindaco Maiorana, dovuta all'instabilità della struttura edilizia: i culto continuò nella chiesa di San Giuseppe, dove furono trasportati statue e paramenti.
Tra il 1965 al 1980 si consolidarono le fondazioni (chiodatura con pali radice a varie profondità, quattro per ogni pilastro e ventotto micropali a sinistra del prospetto); si risanarono le coperture (smantellamento vecchi tetti, utilizzo di capriate di ferro e riuso dei vecchi coppi con nuove integrazioni); si demolì e ricostruì in struttura in cemento armato l'adiacente cappella dell'oratorio con il conseguente abbattimento della navata laterale sinistra con i quattro altari. Il 14 dicembre 1980 la chiesa fu riaperta al culto.
Tra il 1990 e il 1995 Rosario Prizzi ha restaurato gli stucchi ottocenteschi
Il prospetto della chiesa, interessato da notevoli fenomeni di degrado, è stato restaurato. Alcune parti, originariamente intonacate e poi sostituite con pietra intagliata a vista, sono state intonacate. Sono stati collocati nuovi apparecchi illuminanti sia sul fronte principale sia all'interno. Inoltre l'impianto elettrico è stato adeguato alle norme vigenti.
Descrizione
La facciata, di tipo borrominiano a due ordini di colonne, è caratterizzata da un profilo sinusoidale, presente anche nella scalinata.
Il primo ordine dorico è scandito in tre partiti da semicolonne o colonne (nelle estremità) accoppiate a lesene.
I partiti laterali sono sovrastati da una balaustrata con vasotti. Il secondo ordine composito, con la statua dell'Immacolata nella nicchia, è delimitato dalla coppia lesena-semicolonna.
La chiesa si presenta a croce latina a tre navate, divisa da arcate con due ordini di colonne, con transetto e presbiterio, coperte da volte a botte lunettate (con fasce in corrispondenza dei pilastri), cupola ribassata su pennacchi sferici nella crociera; abside centrale con catino e volta a padiglione ottagonale su tamburo nelle absidiole; le navate laterali sono ritmate da volte a crociera.
In prossimità del transetto è collocato il campanile, a pianta quadrata. La navata centrale è scandita da lesene scanalate corinzie, che inquadrano arcate su pilastri, sormontate da una trabeazione con fregio a motivi fitomorfi; la navata laterale sud ha ancone connotate da lesene scanalate composite sovrastate da frontone centinato con rottura. L'edificio ha decorazioni in stucco a motivi fitomorfi e geometrici. L'edificio, in muratura continua parzialmente intonacata con parti in conci regolari, ha una copertura a tetto con capriate e manto in coppi siciliani.
Anticamente era dotata di 14 altari.
Il suolo del Cappellone si eleva sopra scalini con balaustrata marmorea, e sopra altri scalini s'innalza il Sommo Altare.
Lateralmente al Cappellone sorgono due cappelle chiuse con balaustrate marmoree e portine di bronzo a bassorilievo. Quella di sinistra è dedicata al S.S. Sacramento e quella di destra al patrono della città: San Cataldo. All'estremità del transetto vi sono: la cappella dell'Immacolata con la statua rivestita in oro e la cappella del Crocifisso ricca di reliquie.
L'organo della Chiesa Madre è opera del celebre artista Michele Andronico da Palermo, del 1745. La facciata del Tempio di pietra da taglio viene decorata da un maestoso campanile che conserva la stessa architettura toscana, con sei campane di bronzo.
Le opere di rilievo custodite nella Chiesa Madre sono:
- un Crocifisso di avorio in unico pezzo al centro di una custodia di scultura romana;
- un simulacro della Vergine Immacolata, di scultura romana, e la Sua corona gemmata, dono della principessa Perna Gravina, moglie del principe Giuseppe Galletti;
- il corpo di San Clemente;
- la statua di San Cataldo in scultura romana con finimenti d'argento e una crocetta d'oro gemmata, dono di mons. Luigi Giamporcaro, vescovo di Lacedonia e Monopoli;
- la statua dell'Arcangelo Gabriele in scultura romana;
- il quadro del SS. Cuore di Gesù, copia pregevole del pittore concittadino C. Riggi;
- il quadro della Natività di Nostra Signora, pittura di Carmelo Riggi.
Sull'Altare Maggiore:
- il quadro di San Gregorio Magno;
- il quadro del pentimento di San Pietro. dono del can. Cataldo Guarino;
- la grande sfera d'argento gemmata con altri preziosi arredi: la portantina dorata con quattro fìnissime pitture laterali;
- la statua di Maria SS. Annunziata, opera del Cardella di Agrigento.
Fonte / Autore: www.comune.san-cataldo.cl.it
Oratorio del SS. Sacramento
L'Oratorio del SS. Sacramento fu fondato da don Ignazio Amico nell'anno 1654 attaccato alla Chiesa Madre. Nello stesso anno fu fondata in esso la confraternita del SS. Sacramento.
In questa chiesa si conservano:
- la statua del Bambino, opera del Bagnasco;
- il simulacro del SS. Crocifisso usato per la processione del venerdì santo;
- un'antichissima via Crucis.