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::Salto dei Ventimiglia a Geraci Siculo » Storia

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Ove son or le meraviglie tue
O regno di Sicilia? Ove son quelle
Chiare memorie, onde potevi altrui
Mostrar per segni le grandezze antiche?

(Dal Fazello - Storia di Sicilia,
deca I,lib. VI,cap.I)



Salto dei Ventimiglia

Salto dei Ventimiglia




Poco altre la chiesa di San Giuliano, nei pressi della Biblioteca Comunale, lo stretto vicolo Mendolilla termina in una struttura in vetro e acciaio che si protende nel vuoto per alcuni metri. Protetto da possenti lastre di vetro poste ad altezza d'uomo, il "Salto dei Ventimiglia" è una cosiddetta opera di affaccio panoramico sulla vallata orientale dell'abitato, il cui vasto orizzonte giunge fino alle falde dell'Etna.
Con il pavimento in vetro, la struttura permette di camminare infatti nel vuoto, osservando un panorama eccezionale che abbraccia il vallone del Torrente Grosso, le propaggini occidentali dei Monti Nebrodi, e l'Etna.
Inaugurato nel 2014, il Salto dei Ventimiglia, unico nel suo genere in Sicilia, è stato realizzato nel luogo che, secondo la tradizione storiografica, fu teatro della morte di Francesco I dei Ventimiglia. Questo è quanto si legge negli scritti del cronista Michele da Piazza e dello storico Tommaso Fazello. Proprio da questo punto, infatti, nel 1337 il conte di Geraci, inseguito dalle truppe regie di Pietro II d'Aragona si sarebbe lanciato con il cavallo, precipitando nel profondissimo dirupo sottostante.
Geraci Siculo passa alla famiglia dei Ventimiglia nel 1258, quando Enrico II Ventimiglia sposa la contessa Isabella di Geraci (già di Parisio), divenendo così conte di Geraci (oltre che di Ventimiglia, del Maro, di Ischia e signore di Gangi, Petralie e di una serie di altri possedimenti). Succeduto al nonno Enrico attorno al 1308, Francesco Ventimiglia prende le redini della contea, fondando tra l'altro, nel 1317, il Castrum bonum (l'odierna Castelbuono), "scippando" letteralmente alla chiesa circa 70mila mq di terreno in corrispondenza del cosiddetto casale Ypsigro.
Sarà lui ad avviare la costruzione del meraviglioso castello, oggi monumento simbolo di Castelbuono, rinomato museo civico e famoso in tutto il mondo per essere palcoscenico naturale del festival di musica Ypsigrock.
Come ricorda il professore Orazio Cancila in un suo libro di testo, una decisione, quella di costruire il castello in una località decentrata rispetto a Geraci, dettata probabilmente dallo stato permanente di guerra in cui era caduta la Sicilia dopo il Vespro e soprattutto nella ripresa delle incursioni napoletane nel 1313, più che dalla voglia di edificare una residenza in una posizione più comoda e felice.
Con Francesco la contea si rafforza ancora dal punto di vista territoriale conquistando nuovi possedimenti ed estendendo ulteriormente la propria influenza fino alla rottura del matrimonio con Costanza Chiaromonte (nel 1325).
Francesco ripudiò Costanza perché questa non era in grado di dargli un erede maschio; una situazione che provocò le ire del fratello di Costanza, Giovanni II Chiaromonte, il quale nell'aprile del 1332 riuscì a ferire in un agguato Francesco.
Quest'ultimo dovette così scappare dalla Sicilia, trovando asilo presso Roberto d'Angiò re di Napoli. Nel 1337, poi, la morte dello stimato Federico III e la nomina del nuovo sovrano Pietro II, vicino ai Chiaromonte, mandarono nello sconforto Francesco che alla riunione del parlamento a Catania, alla fine del 1337, non andò personalmente ma mandò il figlio Franceschiello, il quale non solo fu accolto con insofferenza dal re, ma fu persino imprigionato dai Palizzi (un'altra nobile e potente famiglia). Questa notizia scatenò le ire di Francesco che organizzò, insieme a Federico di Antiochia, una ribellione dei suoi domini nei confronti del sovrano.
La risposta non tardò ad arrivare: il re condannò a morte Francesco per tradimento, mettendo persino una taglia sulla sua testa, e guidò personalmente un esercito alla riconquista dei territori dei Nebrodi in rivolta, fino all'assedio di Geraci. Le forze del conte erano assolutamente insufficienti per far fronte all'esercito del re, così Francesco, dopo essere rimasto assediato nella sua dimora e richiamato dal vescovo di Cefalù, decise di chiedere aiuto ai suoi vassalli che però non erano più disposti a morire per lui.
Così, nel tentativo di placare i tumulti, il conte uscì dal castello e, inseguito dai nemici, precipitò dal burrone del versante orientale del paese.
Proprio in quel punto, oggi, si trova il "Salto dei Ventimiglia".
La passerella in acciaio e vetro aggettante di circa tre metri dal filo della parete permette di rivivere metaforicamente il salto nel vuoto del Ventimiglia; inoltre, a corredo dell'affaccio, nell'attiguo locale a piano terra della Biblioteca Comunale è stato allestito un centro informativo dotato di una postazione multimediale e sono stati esposti dei bassorilievi artistici in terracotta incentrati sulla storia del luogo, opera del ceramista di Santo Stefano di Camastra Filadelfio Todaro.



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