Ove son or le meraviglie tue O regno di Sicilia? Ove son quelle Chiare memorie, onde potevi altrui Mostrar per segni le grandezze antiche?
(Dal Fazello - Storia di Sicilia, deca I,lib. VI,cap.I)
S. Maria Maggiore
Piazza del Popolo
Consacrata il 16 agosto 1495, la chiesa madre di Santa Maria Maggiore fu edificata più di un secolo prima, verso la metà del XIV secolo come si desume da un attento esame del portale e dalle abbondanti tracce del suo stile originario riscontrate e scoperte durante i lavori di ristrutturazione e ricostruzione effettuati dal 1966 al 1970.
Si tratta di uno stile singolare denominato, dagli storici dell'arte del XIX secolo, "SICULO- ARABO- ROMANICO" assegnato alle manifestazioni artistiche siciliane del periodo romanico che risente dell'influenza Normanna che non trova altri esempi al di fuori della Sicilia.
La chiesa originariamente non aveva le attuali dimensioni poiché originariamente non era una parrocchia. L'attuale coro non faceva parte della chiesa, né le navate laterali erano così larghe, ma avevano le dimensioni della metà della navata centrale. Ciò si è rilevato nei lavori di rifacimento della pavimentazione.
Dall'arco centrale aveva inizio un rialzo del pavimento ed ivi doveva essere sistemato l'altare principale secondo lo stile e le norme liturgiche dei "Cistercensi" di cui fa fede lo stesso arco centrale, simbolo del trionfo di Cristo sulla morte: infatti la grande Croce pendente raffigurava da un lato il Cristo Crocifisso e dall'altro il Cristo Risorto.
Nel 1460 divenne sede parrocchiale e il primo Arciprete fu D. Paolo Cuccì morto nel 1472 dopo 11 anni di parrocato. La Parrocchia era San Giuliano. Nella seconda mettà del 1500, avutosi un incremento consistente della popolazione, si pose il problema dell'ampliamento della chiesa e nella metà del 1600 Arciprete D.Nicola Giaconia, non solo venne ampliata ma subì un mutamento radicale dello stile, ricorrendo come era di moda allora, ad uno stile composito di barocco primitivo. Così i bellissimi archi a sesto acuto furono distrutti ai vertici, sostituiti da archi a tutto sesto intonacati con gesso e calce. Il tetto con capriate in legno di quercia e castagno locale scomparve al di sopra di pesanti volte a forma di botte ; furono demolite le finestre arabesche di pietra calcarea e sostituite con finestre a forma di mezza luna sempre rivestite da intonaci ; alle basi di queste finestre furono eseguiti grossi e pesanti cornicioni. Per dare posto alle volte vennero però eliminate le catene delle capriate, accorciati i puntoni (monaci) e abolite le saette, lasciando che il pesante tetto esercitasse una continua ed inesorabile spinta all'esterno. Col trascorre degli anni tale spinta provocò lo sgretolamento delle murature di pietrame al di sopra dei tetti delle navate laterali, provocando numerose lesioni trasversali e longitudinali che nel 1966 raggiunsero proporzioni tali da minacciare il crollo della chiesa. Lo stesso anno, a settembre la chiesa fu chiusa al culto. I lavori di restauro portarono la struttura all'originaria bellezza. In stile barocco sono rimaste le cappelle laterali. Le finestre rifatte sullo stile originario sono diventate ventitrè. Il pavimento è stato rifatto sul modello originario in cotto toscano. L'altare principale in pietra scolpita è stato ricavato da un sarcofago vuoto che si trovava nella seconda cappella laterale di sinistra, sotto la statua lignea di San Pietro. La facciata, originariamente ad uno spiovente, oggi si presenta retta.
Il portale "ogivale" in pietra è originale, mentre l'arco decorativo a sesto acuto, la bifora , il rosone e il cornicione sono stati aggiunti in epoca recente, così come i cornicioni della Torre Campanaria. Le parti angolari della Torre sono stati rifatti in data A.D. luglio 1827. Sulla Torre è stato sovrapposto l'orologio pubblico. Al suo interno racchiude numerose opere d'arte. In stile barocco sono rimaste le cappelle laterali.
Tra le tante opere d'arte contenute all'interno della chiesa, le più pregiate sono: l'acquasantiera in marmo bianco del XVI secolo, che reca al centro scolpita la figura della Madonna con il Bambino; le statue marmoree della Madonna della Neve, sulla cui base ottagonale risalta tra le varie rappresentazioni scolpite lo stemma della famiglia dei Ventimiglia, e della Madonna delle Mercede realizzate dalla bottega dei Gagini; il fonte battesimale in marmo alabastrino riccamente scolpito, su cui risalta la rappresentazione del battesimo di Cristo, proveniente anche questo dalla bottega dei Gagini; le tele rappresentanti il Purgatorio e la Natività rispettivamente attribuite agli artisti madoniti Lo Zoppo di Ganci e De Galbo.
L'altare maggiore è stato recentemente sostituito con un blocco di pietra proveniente dalla cava di Geraci a causa dei danni riportati dall'originale, ricavato da un sarcofago del 1511, ora spostato in sacrestia. Il coro ligneo, opera della scuola di Antonino d'Occurre di Mistretta, risale al 1650 ed è formato da 19 posti a sedere decorati con motivi tipici del repertorio tardo-manierista e da pannelli dipinti raffiguranti la Vita di Gesù e della Madonna.
Dalla sacrestia, contenente i ritratti di alcuni tra gli arcipreti che si sono succeduti dal 1461, si accede alle stanze che contengono il tesoro della parrocchia.