Ove son or le meraviglie tue O regno di Sicilia? Ove son quelle Chiare memorie, onde potevi altrui Mostrar per segni le grandezze antiche?
(Dal Fazello - Storia di Sicilia, deca I,lib. VI,cap.I)
Chiesa madre di San Nicolo
Durante le dominazioni angioina-aragonese (dalla fine del XII secolo sino a parte del XV), la storia di Isnello si intrecciò con quella delle varie famiglie feudali che vi si alternarono come i Filangieri, i Ventimiglia e i Santacolomba che arricchirono il paese con l'edificazione di diversi edifici sacri e Chiese. Le costruzioni di questo periodo (S. Maria Maggiore, S. Michele, la Chiesa Madre) segnano il passaggio dalla iniziale funzione prevalentemente militare del centro ad una fase di grande sviluppo demografico ed urbanistico.
La Chiesa Madre, dedicata al patrono san Nicola di Bari vescovo di Mira, sorge nella zona più antica del paese (Terravecchia), Di antica fondazione (XV sec.) e impianto quattrocentesco, segue i canoni della lineare architettura medioevale ma appare, agli occhi del visitatore nell'assetto datole tra la fine del XVI e gli inizi del XVII secolo.
Ha un interno suddiviso in tre navate con rispettive cappelle e racchiude svariate opere d'arte, come l'abside è decorato con stucchi datati 1607, opera di Giuseppe Li Volsi da Nicosia, il coro ligneo del 1601 di Federico Di Marco e Giacomo Mangio.
Pregevole l'organo meccanico del 1615 con cassa in legno dorato e intagliato , per la committenza di Giuseppe Coccia, locale mecenate cui si deve anche la committenza della la macchina lignea dell'Altare Maggiore della Chiesa di San Michele Arcangelo, diverse opere nel Santuario di Gibilmanna e le decorazioni della cappella del SS. Sacramento e della cappella dell'Addolorata, cappella patronale della sua famiglia affrescata da A. Ferraro (detto il Giulianese) del sec. XVI con il quadro della 'Deposizione' dello Zoppo di Gangi). Da ammirare, inoltre, il cinquecentesco Tabernacolo marmoreo attribuito a Domenico Gagini, la magnifica statua lignea quattrocentesca di San Nicola, patrono di Isnello, datata 1689 (riconducibile a Giovanni Pietro Ragona) e il Crocifisso ligneo di Giuseppe Li Volsi del 1619.