Ove son or le meraviglie tue O regno di Sicilia? Ove son quelle Chiare memorie, onde potevi altrui Mostrar per segni le grandezze antiche?
(Dal Fazello - Storia di Sicilia, deca I,lib. VI,cap.I)
Nel periodo di Timoleonte e in quello immediatamente successivo, Diodoro ricorda gli edifìci più importanti allora costruiti a Siracusa: tra questi cita due monumenti dovuti a Ierone II: l'Olympieion presso l'agorà e l'altare presso il teatro, che era lungo uno stadio e alto e largo in proporzione.
E' una grande opera monumentale nell'antico quartiere della Neapolis a Siracusa.
Ciò che rimane dell'ara di Ierone II oggi sono quasi esclusivamente le strutture basamentali, ricavate nella parte bassa del declivo roccioso del Colle Temenite, ancora visibile circa 100 m a sud-est del teatro. Per per circa la sua metà settentrionale, il basamento insiste su un'enorme cavità sotterranea forse di formazione naturale, usata in passato per 1'estrazione della roccia, prima della costruzione dell'ara. Si tratta, infatti, di un nucleo ricavato dalla roccia (la parte costruita fu demolita dagli Spagnoli nel XVI secolo) lungo m 198,40 e largo m 22,80, misura che corrisponde approssimativamente alla lunghezza di uno stadio olimpico (192 m), confermando così l'affermazione di Diodoro.
La struttura in blocchi superiore venne asportata quasi completamente nel XVI sec per essere riutilizzata nella costruzione delle fortificazioni spagnole della città.
Alle estremità frontali del monumento vi erano due rampe simmetriche e contrapposte di accesso alla piattaforma centrale dell'ara, ove avveniva il sacrificio delle vittime. Le rampe erano precedute da un ingresso: quello di nord era fiancheggiato da due telamoni dei quali si conservano i piedi di quello di destra.
è possibile che all'altare appartenga anche la statua di satiro, anch'essa con funzione di telamone, trovata nei paraggi e conservata al museo di Siracusa (non è escluso però che essa appartenga al teatro, come l'altra rappresentante una menade).
L'ampia piazza a ovest dell'altare era circondata su tre lati da un portico allungato, costituito da 14 colonne sui lati brevi e da 64 sul lato lungo; questo era interrotto al centro da un propileo. In mezzo alla piazza era una grande vasca, con al centro un basamento, probabilmente destinato a sostenere una statua. Un canale di drenaggio costruito in blocchi si distacca dalla vasca, attraversando il portico. Numerose cavità sulla superfìcie del piazzale erano probabilmente destinate a ospitare alberi: l'area era dunque occupata da un giardino. Il portico, che sostituisce una più antica strada incassata nella roccia (nella quale erano ricavate numerose nicchie votive), fu aggiunto all'altare in un secondo tempo (forse in età augustea). Ignoriamo a quale divinità fosse dedicato l'altare, che è il più grande conosciuto del mondo greco.
Si è pensato a Zeus Eleutherios (« liberatore »), al quale, dopo l'espulsione nel 466 dell'ultimo tiranno dei Dinomenidi, Trasibulo di Siracusa, fu dedicata una statua colossale, in onore del quale veniva celebrata la festa delle Eleutheria, con il sacrifìcio di 450 tori (Diodoro, XI 72, 2): le dimensioni del sacrifìcio spiegherebbero quelle dell'Ara.