Ove son or le meraviglie tue O regno di Sicilia? Ove son quelle Chiare memorie, onde potevi altrui Mostrar per segni le grandezze antiche?
(Dal Fazello - Storia di Sicilia, deca I,lib. VI,cap.I)
Tonnara di Solanto
Piazza Principessa Stefania Ganci
L'antica tonnara di Solanto, la cui struttura è realizzata in calcarenite a facciavista, si inserisce nell'omonimo piccolo borgo, recuperato e riadattato al luogo di villeggiatura nel rispetto della sua ultracentenaria storia che lo vide protagonista, nel periodo borbonico di mondanità e attività marinare. In quel tempo la nobiltà palermitana, che risiedeva nel periodo estivo nelle lussuose ville di Santa Flavia e Bagheria, la prediligeva quale luogo di incontro durante le fasi di levata e mattanza. Oggi la tonnara offre la possibilità di essere una prestigiosa location per ricevimenti unici.
La tonnara è costituita da un unico ambiente dalle doppie volte reali ed è stata realizzata in blocchi di pietra arenaria donando al luogo un caldo e suggestivo effetto dorato. La costruzione risale alla fine del XVII secolo.
La tonnara ha cessato l'attività di pesca il 14 luglio 1961.
Note
Secondo recenti ipotesi suffragate da rinvenimenti archeologici, la primigenia città punica di Solunto (in semitico Kfr), datata dall'VIII al V secolo a.C. e ricordata dallo storico Tucidide, si trovava in corrispondenza del promontorio di Sòlanto. Il toponimo deriverebbe dal greco sólos («roccia ferrosa»).
A seguito dell'invasione di Dionisio I di Siracusa, l'abitato venne distrutto e successivamente, intorno al 383 a.C., sul MonteCatalfano venne edificata la seconda città di Solunto, di matrice ellenistica.
Dell'abitato punico rimangono oggi scarse tracce a causa della recente crescita edilizia, come una necropoli con sepolture a camera (distrutte nell'aprile 1972 durante lavori edili) nei pressi della stazione ferroviaria di Santa Flavia, un quartiere industriale con fornaci, un probabile tofet con resti di ossa combuste e stele «a trono» e, presso la località Olivella, una sepoltura ipogea con dromos. Tra i materiali ceramici rinvenuti si ricordano kylikes di produzione ionica, aryballoi corinzi, un kantharos etrusco di bucchero, anfore puniche di forma Ramón 1.1.2.1 e Ramón 4.2.1.4.
La monetazione punica della città raffigurava essenzialmente al diritto la testa di Eracle con copricapo in pelle di leone (leontè) e al rovescio un gambero.