Ove son or le meraviglie tue O regno di Sicilia? Ove son quelle Chiare memorie, onde potevi altrui Mostrar per segni le grandezze antiche?
(Dal Fazello - Storia di Sicilia, deca I,lib. VI,cap.I)
Tonnara di Santa Panagia
La Tonnara di Santa Panagia, raggiungibile da Siracusa tramite il Viale Santa Panagia, o dalla pista ciclabile posta sull'ex cintura ferroviaria che dalla stazione di Siracusa si collegava alla Contrada Targia, è posta in una piccola insenatura rocciosa scavata dalle onde marine posta sulla parte finale dell'omonima cava, in uno scoglio posto ad ovest dello sbocco della cavità iblea.
La storia della tonnara inizia nel 1100 e, dopo un lungo periodo di silenzio, passa sotto l'autorità giuridica della Camera Reginale di Siracusa, in epoca spagnola. Viene infine ceduta a vari proprietari privati, per la prima volta nel 1655.
I ruderi degli stabilimenti esistenti si possono far risalire al Settecento, probabilmente ricostruiti sul precedente impianto a seguito del terremoto del 1693.
Il complesso attuale venne edificato nei primi anni del settecento per lavorare e conservare i tonni durante il periodo invernale, in cui questi pesci si accoppiano. Difatti questa Tonnara, così come tutte quelle della provincia aretusea, era una cosiddetta "Tonnara di Ripasso", al largo della quale venivano catturati i tonni che rientravano in mare "ripassando" poi dallo specchio d'acqua antistante la Tonnara dopo aver fecondato e deposto le uova nei fondali al largo della costa della provincia siracusana.
Nel 1778 Vivant Denon cita la tonnara col nome di Santa Buonacia passandoci vicino per osservare i resti delle mura dionigiane. La tonnara rimase in funzione sino agli anni cinquanta quando divenne pressoché inattiva a causa dell'introduzione della pesca al tonno con "reti volanti", nonché per l'elevata concentrazione di industrie e raffinerie chimiche nell'area. Dopo il 1961, la tonnara cadde in disuso: tuttavia sono attestate almeno altre due calate di reti da pesca tra il 1965 e il 1970, con lo scopo di non perdere la licenza quinquennale rilasciata dalla Capitaneria di Porto.
Si stima che la tonnara impiegasse mediamente 30 pescatori, salendo oltre le 40 unità nei periodi di maggiore pescato. Oltre al personale dedito alla pesca del tonno, la comunità della tonnara di Santa Panagia era composta anche da un cappellano della chiesa adiacente dedicata a Santa Lucia e dai gestori di una piccola bottega di generi alimentari.
Ormai con il tempo quest'edificio è caduto in rovina, però grazie ai fondi europei per la salvaguardia dei beni culturali, la Tonnara di Santa Panagia diverrà un "Museo Paleontologico". Nel frattempo, avendo occasione di visitare i locali interni della Tonnara, possiamo notare che essi si trovano ancora intatti malgrado l'abbandono. Possiamo ammirare i locali in cui veniva puliti, essiccati, cotti e conservati i tonni; i locali in cui erano posti gli arnesi con cui venivano pescati (reti, canne, arpioni ecc …) e infine il ricovero dei barconi chiamati "Scieri" che servivano per trasportare i tonni issati a bordo dalla cosiddetta "Camera delle Morte", sistema di reti dove venivano intrappolati e pescati i tonni.
Da ammirare anche l'antica Chiesa della Tonnara, con affreschi ormai illeggibili, dedicata al culto della Madonna, riportante motivi barocchi nella sua facciata come l'elegante portale e il finestrone a Croce sulla sua parte superiore (la chiesa è stata murata ed è chiusa al pubblico).
In corrispondenza dell'ingresso del sito sorge una casa cantoniera, oggi abbandonata, che in precedenza ospitava la Stazione di Santa Panagia, la cui presenza permetteva sia ai lavoratori di raggiungere la tonnara, sia di intraprendere attività commerciali verso Catania.
Attualmente la tonnara versa in gravi condizioni di degrado, tuttavia è stato predisposto un progetto della Regione Siciliana con i fondi di Agenda 2000 per la ristrutturazione e la trasformazione del sito in sede museale dedicata al rapporto tra uomo e mare. Dopo una lunga sospensione per problemi amministrativi nel settembre 2014 sono stati consegnati i lavori per il restauro e la trasformazione del sito.