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Ove son or le meraviglie tue
O regno di Sicilia? Ove son quelle
Chiare memorie, onde potevi altrui
Mostrar per segni le grandezze antiche?

(Dal Fazello - Storia di Sicilia,
deca I,lib. VI,cap.I)



Real Albergo dei Poveri

Real Albergo dei Poveri

Piantina



A partire dal 1633, sotto il regno di Filippo IV di Spagna, i poveri della città di Palermo furono alloggiati, in un ospizio posto nell'odierno corso dei Mille, nei pressi dell'attuale Stazione Centrale.
Questo edificio, situato fuori dalle mura cittadine, era anche conosciuto con il nome di "Serraglio Vecchio" ed era circondato da campagne e da un piccolo cimitero per gente povera, conosciuto con il nome di "Santo Antoninello lo Sicco", le cui tracce si sono perse durante la costruzione della piazza Giulio Cesare. Tale stabile, tuttavia, ben presto si rivelò inadeguato ad ospitare un numero crescente di indigenti così, nel 1746, Carlo III di Borbone fece iniziare la costruzione di un nuovo ospizio monumentale sullo "stradone di Mezzo Monreale", ovvero l'asse stradale che conduce alla cittadina di Monreale,poco distante da Porta Nuova e dal complesso monumentale Palazzo Reale-Cappella Palatina, nel primo tratto del Corso Calatafimi e delimitato dalle vie Cappuccini, Amari e dallo stesso Corso Calatafimi.
Il complesso architettonico,si inquadra nelle iniziative filantropiche dei Borboni che anche a Napoli, eressero istituti di accoglienza e beneficenza per i poveri.
Il progetto fu affidato all'architetto Orazio Furetto, che disegnò ben presto un sontuoso edificio con grande soddisfazione dei poveri palermitani e delle alte cariche cittadine.
Nel luogo designato alla costruzione gli ospiti del Serraglio Vecchio andarono a piantare una croce e, il giorno seguente, il viceré in persona, andò a porre la prima pietra.Realizzata in austero stile barocco e iniziata con il patrocinio del Principe Lancillotto Castelli di Torremuzza nel 1744, l'edificio fu ultimato nel 1834 ed è rimasto assolutamente integro sino ad oggi.
Nonostante l'entusiasmo iniziale i lavori procedettero lentamente, sia per la mancanza di fondi, sia per il ritrovamento di numerose tombe puniche, fino a quando il re decise di finanziare personalmente il progetto, stanziando 5000 scudi all'anno, cifra che fu mantenuta anche dal suo successore, Ferdinando III, fino alla fine dei lavori.
Nel 1772, con una solenne processione, i poveri vennero trasferiti dal vecchio ospizio al nuovo Real Albergo dei Poveri trovando, tuttavia, qualche spiacevole sorpresa. Infatti, del grande progetto iniziale, ben poco era stato realizzato e i lavori erano fermi circa a metà, ovvero alla facciata e a parte degli ospizi, lasciando incompiuta la chiesa e gran parte degli edifici circostanti previsti dall'architetto Furetto. Ciò non impedì al governo borbonico di bearsi del risultato e della grande generosità del re Ferdinando, che fu immortalato, insieme all'effige del padre Carlo III e alla facciata del nuovo edificio, in una medaglia commemorativa che fece il giro della città e dell'intero regno. Per la conclusione dei lavori, sebbene con numerose modifiche al progetto iniziale, bisognerà attendere l'inizio del XIX secolo, con l'intervento dell'architetto Venanzio Marvuglia e del suo allievo Nicolò Palma.
Agli inizi dell'Ottocento venne impiantata nell'edificio una fabbrica manufatturiera: l'Opificio della seta, la cui attività si protrarrà sino al XX sec.
Il Real Albergo dei Poveri fu "misto" sino al 1898, quando tutti gli uomini furono trasferiti nel Ricovero della Mendicità nella contrada di Malaspina, lasciando le sole donne ad occupare l'edificio che, da allora, è anche conosciuto come Albergo delle Povere. Gli "ospiti" dell'edificio trascorrevano le loro giornate in attività utili alla comunità, per lo più tessitura di capi in tela ed in seta, che servivano al confezionamento di tende ed abiti per i palermitani. Con il miglioramento dei macchinari e delle competenze dei lavoranti, si intraprese anche la fabbricazione di stoffe in stile francese, sotto la direzione di un tessitore proveniente dalla Francia. Durante i bombardamenti del 1943 l'edificio fu seriamente danneggiato ma, grazie alla sua utilità per fini assistenziali, al termine della guerra fu prontamente restaurato e riprese la sua funzione. Oggi, dopo aver ospitato a lungo le monache, l'Albergo delle Povere, di proprietà, per metà dell'Istituo Principe di Palagonia e Conte Ventimiglia e per metà dei BB. CC. Regione Sicilia, è sede distaccata di lezioni e cerimonie di laurea.

Descrizione
Il complesso edilizio si articola principalmente attorno a tre grandi cortili per una estensione di c.a 12.000 mq e uno sviluppo su due elevazioni, oltre un piano cantinato ed un piano attico, per una altezza dell'edificio di ca. 20 mt.
Il grandioso complesso dell'Albergo dei Poveri di Palermo oggi non svolge più la funzione per la quale era stato originariamente edificato. Negli anni '90 la metà orientale dell'edificio è stata acquistata dalla Regione siciliana - Assessorato dei Beni Culturali e dell'Identità siciliana che lo gestisce attualmente attraverso il Servizio Museografico del Dipartimento dei Beni Culturali e dell'Identità siciliana per lo svolgimento di mostre e convegni.
La metà occidentale dell'edificio è rimasta di proprietà dell'Opera pia "Principe di Palagonia" alla quale il bene era pervenuto per volontà del suo benefattore.
L'assoluto assetto simmetrico rispetto all'asse centrale si riscontra sia nello sviluppo planimetrico che in tutti e quattro i fronti esterni. L'edificio si articola attorno a un cortile centrale d'ingresso al quale si attestano: la chiesa in posizione centrale; gli ingressi ai due più ampi cortili porticati laterali; l'avvio, ai due lati della chiesa, dei due scaloni monumentali che conducono al piano superiore; dei locali che avevano funzione di prima accoglienza; gli accessi agli ambienti dell'amministrazione posti al primo piano di questo settore.
Mentre il cortile centrale presenta solo il porticato al piano terra, interrotto sul lato della chiesa, i cortili laterali sono interamente porticati e soprastati, al piano superiore, da loggiati. Un sistema di colonne in pietra di Billiemi è alla base della struttura di tutti e tre i cortili e dei loggiati, con archi in conci di calcarenite modanati.
Il prospetto, disposto lungo il Corso Calatafimi, è caratterizzato dalla scansione verticale delle paraste e orizzontale dell'alta fascia marcapiano, il tutto impostato tra un robusto basamento (data la pendenza della strada quest'ultimo è ben visibile solo sulla metà destra del fronte) e un marcato e aggettante cornicione sommitale. Sull'asse mediano del prospetto è posto il portale, incorniciato da semicolonne e sormontato dal balcone d'onore del primo piano.
La tecnica costruttiva, è costituita da un sistema di grandi blocchi in calcarenite marcati da leggere listature dei giunti. Una impostazione più semplificata assume il fronte posteriore su via Cappuccini dove non sono presenti le partiture verticali delle paraste,e le modanature di tutte le aperture sono meno elaborate.
I fronti laterali, orientale e occidentale presentano corpi avanzati coperti a terrazzo, al livello del primo piano racchiudono al centro un loggiato ad archi su colonne in pietra.
La facciata della chiesa, presenta un lieve accenno di sinuosità nel suo profilo planimetrico unito al forte aggetto degli elementi decorativi (colonne a tutto tondo, cornici) in elevato si conclude con i due snelli campanili laterali e l'alto timpano centrale.
La costruzione si inserisce stilisticamente in quell'ambito culturale di transizione dal barocco al neoclassicismo.




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