Ove son or le meraviglie tue O regno di Sicilia? Ove son quelle Chiare memorie, onde potevi altrui Mostrar per segni le grandezze antiche?
(Dal Fazello - Storia di Sicilia, deca I,lib. VI,cap.I)
Chiesa di S. Agata
La chiesa di Sant'Agata e l'adiacente convento dell'Ordine dei predicatori di San Domenico costituiscono un unico aggregato monumentale con diversa destinazione d'uso, primitivi luoghi di culto ubicati nella piazza San Domenico di Taormina. La chiesa di Sant'Agata e il primitivo palazzo (castello - fortezza baronale) dei Principi di Cerami sono anteriori alla costituzione dell'istituzione religiosa. In epoca aragonese sono documentati e trasferiti altrove la sinagoga e il cimitero degli ebrei (Giudecca presso Porta Catania). I religiosi avanzano la richiesta di allontanamento delle strutture della comunità ebraica a Papa Callisto III, che a sua volta sottopone la questione alla decisione di Alfonso V d'Aragona, il quale interviene con un provvedimento sanzionatorio il 31 dicembre 1456. Le persecuzioni e le tragiche espulsioni della comunità dall'isola avvengono a partire dal 18 giugno 1492 in ottemperanza all'editto di Ferdinando il Cattolico.
Dopo la trasformazione in struttura ricettiva dell'area conventuale adiacente (l' ex convento dei frati domenicani), rimase aperta al culto solo la chiesa, gravemente danneggiata dai bombardamenti del 9 luglio 1943 del secondo conflitto mondiale. Nell'attiguo hotel era insediato e riunito l'alto comando di ufficiali tedeschi. Gli stormi aerei delle forze anglo americane distrussero il tempio. Nel dopoguerra le rovine del luogo di culto furono sapientemente riadattate a sala congressi dell'albergo, all'interno di essa si conservano i resti degli altari minori scampati al disastro.
Gli eventi bellici hanno distrutto la maggior parte dei ricchissimi intarsi marmorei in pietra di Taormina, marmi e pietre dure di Sicilia, il coro, la sagrestia e le sculture lignee. Tra le opere d'arte è scampata la statua marmorea in stile rinascimentale raffigurante Sant'Agata, opera attribuita a Martino Montanini del XVI secolo. Il manufatto commissionato dalla famiglia Corvaja è collocato sulla mensa dell'Altare di Sant'Agata nella navata sinistra della cattedrale di San Nicola di Bari. Il campanile, unico manufatto integralmente pervenuto, con base quadrata e ripartito su livelli in stile romanico con monofore nelle celle campanarie degli ordini superiori. Il portale d'ingresso presenta colonne scanalate e capitelli compositi.