Ove son or le meraviglie tue O regno di Sicilia? Ove son quelle Chiare memorie, onde potevi altrui Mostrar per segni le grandezze antiche?
(Dal Fazello - Storia di Sicilia, deca I,lib. VI,cap.I)
Castello Pentefur - Savoca
Il castello Pentefur si trova su uno dei due colli su cui sorge l'abitato di Savoca. E' ridotto ormai a pochi ruderi, consistenti in ampi tratti delle mura merlate, nei resti della torre trapezoidale, che fu a due elevazioni su un'area di 350 mq, ed in alcune cisterne. Il Castello sorge sull'omonimo colle, edificato in posizione strategico-difensiva, ha la base di forma trapezoidale. Detto castello, nel suo impianto più antico, fu eretto probabilmente su una preesistente fortificazione d’epoca tardo romana o bizantina, e durante la dominazione araba vi si posero insediamenti civili. Secondo la tradizione venne edificato dai leggendari e misteriosi Pentefur. Intorno al 1070, l’attuale struttura venne riedificata e ampliata dai Normanni che ne fecero residenza estiva dell’Archimandrita di Messina, con il titolo di Barone di Savoca. L'Archimandrita messinese trascorreva, assieme alla sua corte, buona parte dell'anno all'interno del Castello Pentefur. Dal 1355 è proclamato Castello Regio ed è al centro di un susseguirsi di turbolenti eventi che si protrarrà per circa trent'anni, viene infatti tolto all'Archimandrita dal Re Federico IV di Sicilia che lo attribuisce a Guglielmo Rosso Conte d'Aidone. E' lo stesso re Federico IV, il 30 novembre 1355, ad imporre ai Giurati ed ai Sindaci savocesi ed all'Archimandrita di Savoca Teodoro di giurare fedeltà al nuovo Capitano del Castello. Nel 1356 vi si rifugiò lo Strategoto messinese Arrigo Rosso Conte d'Aidone, fratello di Guglielmo, scampato miracolosamente all'eccidio di Messina. Sempre nel 1356, il re assegnò il castello al nobile messinese Federico di Giordano, fino al 1385, quando è nominato Castellano di Savoca Tommaso Crisafi da Messina. Nel 1386 il Castello ritorna definitivamente in possesso degli Archimandriti con Paolo IV di Notarleone.
Nel 1480, l’antico Maniero venne restaurato ed ingrandito dall'Archimandrita Leonzio II Crisafi e, nel 1631, venne sontuosamente abbellito a spese dell'Archimandrita Diego de Requiensez. Dal castello partivano gli ordini e le direttive indirizzate a tutti i fortini e le torri di vedetta disseminate sul litorale e che facevano parte del sistema di avviso delle Torri costiere della Sicilia, costruite su indicazione dell'architetto fiorentino Camillo Camilliani, ove oggi sorgono i comuni di Santa Teresa di Riva, Furci Siculo e Roccalumera. è stato per secoli il centro del potere a Savoca, poi, pian piano perse d'importanza. Alla fine del XVII secolo subì gravi danni a causa del Terremoto del 1693, sicché in prosieguo fu poco frequentato dalla Corte Archimandritale che preferiva risiedere a Messina. Dal 1780, circa, venne abbandonato ed andò in rovina per sempre. Il Castello Pentefur venne letteralmente "smontato" dai savocesi, che per decenni utilizzarono le sue pietre per edificare le loro case. In base a quanto risulta da antiche cronache, il sito del Castello Pentefur, oltre mura fuori terra, racchiuderebbe nel sottosuolo consistenti testimonianze archeologiche di epoca romana, bizantina e araba. Da alcuni anni sono stati intrapresi lavori per assicurare l'accesso e la fruizione pubblica guidata del sito, a cura della famiglia Nicòtina che ne è proprietaria dal 1885.
Nella parte più elevata del pianoro, si distinguono i resti di quello che un tempo fu il mastio del castello di perimetro quadrangolare su un’area di 350 m². Al suo interno sono ancora visibili le tracce di alcuni ambienti e una piccola porzione della pavimentazione, venuti alla luce attraverso una serie di vecchi saggi archeologici. L'impianto planimetrico è formato oltre che dal mastio da una cinta muraria di perimetro irregolare . Le parti murarie che rimangono si estendono lungo un ciglio che delimita in sommità la vetta dell'erto colle su cui si trova quanto rimane del castello. Le mura, sufficientemente leggibili per buona parte del tracciato, presentano diversi varchi di finestre e brandelli di merlatura. La muratura della cinta più esterna è costituita da pietrame informe, rincocciato con elementi fittili di recupero legato con abbondante malta di calce.
Cronologia:
Savoca fu fondata nel 1134 da Ruggero II e si sviluppò intorno alla "Rocca di Pentefur" dove, al tempo della dominazione araba, fu costruito un castello chiamato "Castello Saraceno".
Alla fine dell'XI secolo il gran conte avrebbe raccolto attorno ad una rocca detta Pentafur gli abitanti di alcuni villaggi saraceni, costituendo il primo nucleo abitato di Savoca e sottoponendolo alla giurisdizione del San Salvatore di Messina - Fazello 1817, I, p. 136.
Nel 1150 ca. Idrisi identifica questa località chiamandola Sant 'I.li (in Amari 1880 - 81, I, p. 127). Amari propone di leggere il toponimo Balm ed identifica la località con il casale di Savoca Palmi, riportato da una carta della Sicilia del 1826.
Nel 1282 nella leva promossa da Pietro d'Aragona, Savoca è in condizione di fornire 20 arcieri - Bresc 1986, p. 61.
Nel 1308 - 10 sono menzionati castrum e casale - Sella 1944, p. 56.
Nel 1355 è capitano di guerra e castellano di Savoca Guglielmo Rosso di Messina - Cosentino 1886, passim.
Nel 1356 è menzionato il castrum - Michele da Piazza, p. 306.
Nel 1391 ancora castrum - Silvestri 1887, p. 73.
Nel 1480 il castello viene "ristorato" da Lorenzo II, Archimandrita di Messina - Amico 1855 - 56, II, pp. 455 - 456.
Nella prima metà del XVI secolo il castello è "rifatto in maggior circuito e più magnifica forma" da Diego Requenses - ibidem.
Tale fortezza venne ristrutturata inseguito dagli Arcivescovi di Messina a cui appartenne fino al sec. XVIII. Savoca dunque nasce come città castello: con cinta muraria, uffici amministrativi e giudiziari e due porte, una delle quali è ancora oggi esistente.