Ove son or le meraviglie tue O regno di Sicilia? Ove son quelle Chiare memorie, onde potevi altrui Mostrar per segni le grandezze antiche?
(Dal Fazello - Storia di Sicilia, deca I,lib. VI,cap.I)
Castello Giardina - Ficarazzi
Piazza SS. Patroni
La prima testimonianza di un edificio fortificato a Ficarazzi è del 1457, quando si ottiene la licenza di fortificare il trappeto da zucchero di Ficarazzi. All’epoca infatti il viceré Pietro Speciale, pretore di Palermo e barone di Ficarazzi impiantò nella zona alcune piantagioni di canna da zucchero (cannamela), e nel 1468 affidò a Perusino De Jordano, della città di Cava de’ Tirreni del Regno di Napoli, la costruzione di una torre controllo del trappeto (come attesta un documento del 27 maggio di quell’anno).
Si tratta di Capitoli di recente riscoperti dall'architetto Antonio Palazzolo e di cui dà notizia nel 1880 lo storico Gioacchino Di Marzo nel libro “I Gagini e la scultura in Sicilia nei secoli XV e XVI” e nel quale, relativamente alla fabbrica della torre, vi è scritto: «[...] la quale (fabrica dela turre) lo excellenti et magnifico signuri misser Petru de Speciali intende fare nel suo trappeto nelle Phecaraze, sopra la rucchetta, appresso lo ditto trappeto, la quali divi fabricari lu honorabilis Perusino de Jordano de la gitati di la Cava de lu regnu di Napoli, sutto le patti et condicioni fra loro fermati de accordio, iuxta la forma et modo infrascripto». Il pretore di Palermo in quel documento forniva anche una descrizione ben dettagliata della torre, i cui lavori di edificazione si protrassero per tre anni.
Nei capitoli della costruzione rogati in quaranta punti, si possono leggere le committenze che dovevano essere eseguite e da essi si evince come doveva essere la torre in quel periodo prima della trasformazione settecentesca da parte della famiglia Giardina.
La massiccia costruzione era di forma parallelepipeda con pianta quadrata (16 m di lato), costituita da tre elevazioni.
Alla sua sommità esisteva un muro di protezione per il cammino di ronda con annessa merlatura. Aggettanti verso l'esterno esistevano delle mensolette che coronavano il piano di ronda.
La base era rafforzata dalla scarpa, che per la sua inclinazione impediva l'accostamento delle scale per l'espugnazione, al di sotto di essa esistevano un serbatoio per la raccolta dell'acqua piovana, (che attraverso delle canalette dal terrazzo raggiungevano le due cisterne sotterranee) e un magazzino per deposito.
L'accesso era consentito attraverso un ponte elevatoio che si trovava nel primo livello, gli ambienti interni erano illuminati da finestre con l'inferriata e
All’interno della costruzione, le volte dei locali del piano nobile che si trovava nel secondo livello, risultavano a crociera con esili nervature poggianti su capitelli a colonnine angolari. Nella sala più grande vi era un grande camino, mentre negli altri locali dei vari livelli esistevano camini più piccoli e le volte erano a botte.
Gli ambienti comunicavano tra di loro tramite una scala Caracol de Mallorca, archetipo della stereotomia spagnola, ossia una chiocciola con vuoto centrale (a occhio aperto), realizzata in pietra d'intaglio, posta all'estremità perimetrale e illuminata da finestre strombate che fuoriescono a feritoia.
Nei desideri del committente la scala della costruenda torre sarebbe dovuta essere simile a quella che l'architetto aragonese Guillelm Sagrera in quegli anni aveva realizzato per la sala dei Baroni del Castel Nuovo di Napoli.
Il terzo ed ultimo livello era adibito agli ambienti di servizio e l'allogiamento della servitù.
Nella costruzione venne utilizzata pietra arenaria che si prestava per l'intaglio, cavata nella stessa zona di Ficarazzi.
Un acquedotto con 17 campate ad archi ogivali, sito sul fiume Eleuterio, convogliava l'acqua attraverso un viadotto-canale, portando l'acqua all'interno del borgo (attualmente è visibile nelle vicinanze della torre), e facendo muovere un grosso trappeto per la lavorazione delle cannamele.
Del 1500 è la notizia che feudum, sive territorium li Ficarazzi nuncupatum. Nel 1558 è l’ultima menzione di “case di Ficarazzi”, avuta dal Fazello (1817, I, VIII, I, p. 504) riferendosi ai vari edifici che circondavano la torre e servivano all’attività del trappeto.
Secondo alcuni storici la torre di Ficarazzi esisteva già in epoca altomedievale, essendo stata costruita a difesa della costa contro gli attacchi dei pirati in prossimità del mare, in posizione forte sopra una rucchetta, una piccola rupe rocciosa. Certo è che molti secoli dopo la costruzione fu trasformata in palazzo dei Baroni Giardina con l'aggiunta di un'ala per rendere l'edificio più simmetrico.
Nel 1733 difatti la proprietà venne ceduta dall’imperatore Carlo VI a Luigi Giardina De Guevara Lucchese ed Alagona, assieme al titolo di principe. Alla nobile famiglia Giardina originaria di Palermo si deve l’ampliamento della vecchia torre e la trasformazione della costruzione in castello di Ficarazzi, con l’aggiunta dell’ala orientale, saloni, terrazze e balconate e della scenografica scala in pietra.
Si creò nel prospetto principale un nuovo esterno archittetonico con decorazione a stucco, dove furono inseriti i balconi in ferro battuto a petto d'oca.
Decoratore del nuovo prospetto fu Giuseppe Pirecò che volle lasciare la sua firma nel retro di un fastigio posto nel centro della facciata e impresse la data (1731) per testimoniare l'avvenuta esecuzione.La collinetta fu allacciata da una lunga scala con balaustra, sostenuta da archi, a due fughe, che porta direttamente al piano nobile. Scenograficamente assunse le caratteristiche di una villa settecentesca, come tutte le dimore sparse nella campagna palermitana
Dell' antica torre quattrocentesca rimangono solo parti inglobate in strutture successive e tipologicamente diverse: una finestrella d'ispirazione catalana, una caditoia con saettiera e bombardiera e diverse fenditure, visibili nel retroprospetto dell’edificio, attraverso le quali, dopo l'avvento della polvere da sparo, si inserivano le canne delle armi. .Gli ultimi proprietari del castello di Ficarazzi furono i Macchiarella che nel secolo scorso lo donarono alle suore teatine dell'Immacolata Concezione.