Ove son or le meraviglie tue O regno di Sicilia? Ove son quelle Chiare memorie, onde potevi altrui Mostrar per segni le grandezze antiche?
(Dal Fazello - Storia di Sicilia, deca I,lib. VI,cap.I)
Chiesa di S. Rocco
La Chiesa di S. Rocco é costituita da una sola navata di piccole dimensioni. Costruita alla fine del secolo XVII, verso il 1744 fu restaurata. Inagibile dopo il terremoto del 1968, é stata restaurata e recentemente riaperta al culto. E' dotata di iconostasi. Custodisce un prezioso e antico organo a canne del secolo XVIII e la prima iconostasi (1938) della chiesa parrocchiale greca.
Nella chiesa sono esposte le statue dell’Immacolata Concezione, della Madonna di Fatima, di San Rocco e di S. Eligio. Alcune icone inoltre sono collocate sulle pareti (S. Antonio Abate, Cristo, Madre di Dio, Annunciazione, S. Nicola e S. Giovanni Battista) ed altre ornano l'iconostasi, alcuni decenni fa trasferita dalla chiesa parrocchiale greca.
Questa iconostasi è molto semplice, ma particolarmente preziosa e importante per Contessa, perchè segna l’adattamento della chiesa parrocchiale greca alla tradizione liturgica bizantina.
Il 22 gennaio 1938 infatti, mons. Giuseppe Perniciaro, vescovo della nuova Eparchia di Piana degli Albanesi, durante la solenne celebrazione della Divina Liturgia benedice il nuovo altare quadrato e l’iconostasi, costruiti nell'ambito dei lavori eseguiti a cura del parroco papas Michele Lo Jacono. Viene demolito anche il vecchio altare di tradizione romana, appoggiato alla parete, e gli spazi liturgici della chiesa parrocchiale greca vengono adattati alle esigenze della tradizione liturgica bizantina.
Le immagini sacre che ornano l’iconostasi sono opera di padre Gregorio Stassi, jeromonaco della Badia Greca di Grottaferrata. E’ sua opera anche il dipinto rimasto nella chiesa parrocchiale greca, un finto mosaico, che rappresenta la Vergine “Platitera”, che si può ancor oggi ammirare in una parete della navata sinistra.
L‘iconostasi ora collocata nella chiesa di S. Rocco, è costituita da quattro pilastri, su cui poggia una trave trasversale con la scritta “Aghios, Aghios, Aghios,” (Santo, Santo, Santo).
I pilastri delimitano le tre porte dell’iconostasi: porta regale al centro, due porte diaconali ai lati. Accanto alla porta centrale, sul pilastro destro è dipinta l’immagine di Cristo, sul pilastro sinistro l’immagine della Madre di Dio (Theotocos), sul pilastro destro appoggiato al muro è dipinto S. Giovani Battista, mentre sul pilastro sinistro appoggiato al muro è dipinto S. Nicola. L’iconostasi al centro è sormontata dalla croce con l’immagine di Cristo crocifisso.
La statua di S. Rocco è collocata nella prima nicchia a destra entrando. Non si conosce l’artista che l’ha scolpita nè quando questa statua sia stata collocata nella chiesa di S. Rocco.
Raffigurato con le vesti di un pellegrino (mantello, bastone e bandiera), ha accanto un cane e sulla gamba sinistra si nota una ferita. In alcuni santuari questo abbigliamento del santo, tipico del pellegrino, è completato con un rosario dai grani grossi, che pende dalla cintola e con una conchiglia sul petto, necessaria per attingere l'acqua.
Nella chiesa di S. Rocco, nella prima nicchia a sinistra entrando si può ammirare la statua di S. Eligio con i paramenti vescovili. Non si conosce l’autore nè quando questa statua sia stata collocata nella chiesa di S. Rocco.
Di origine francese, vissuto nel secolo VII, noto anche come S. Eligio di Eloi, in molti comuni della Sicilia, così anche a Contessa e nei paesi limitrofi, è più noto come “Sant’Alòi”, protettore degli animali da soma.
Dal 1960 in una nicchia della parete destra della chiesa di S. Rocco è esposta una statua della Madonna di Fatima, fatta ivi collocare dal parroco papas Jani Di Maggio.
Nella parete frontale, dietro l’altare, in una nicchia è collocata una statua di legno della Immacolata Concezione, scolpita nel 1854 dall’artista palermitano Francesco Quattrocchi. La statua è ordinata dal parroco della chiesa greca papas Spiridione Lo Jacono ed è pagata 28 onze.
Nell’archivio della parrocchia greca esistono documenti che riguardano la statua dell’Immacolata, in particolare una autodifesa di Spiridione Lo Iacono sulla corretta utilizzazione del denaro raccolto per comprare la statua. Un intervento di restauro sulla statua è effettuato nel 1954.
Nell’arco che segna il confine tra la parte dei fedeli ed il presbiterio, sulla volta, si legge in greco “ìkos mu, ikos prosevchìs” (la mia casa, casa di preghiera).
All’interno di una cornice in gesso, sulla parete, sopra la nicchia dov’è collocata la statua dell’Immacolata Concezione, si legge la parola greca Panacrantos (Immacolata).
Sull’altare quadrato si può ammirare un tabernacolo in legno intarsiato (croce, patena con pane, pesce e onde del mare). Sopra la porta, che collega il presbiterio alla piccola sacrestia, sulla parete in alto, è fissata una campanella.
Il pittore Valenti nel mese di agosto 1948 restaura il quadro di S. Nicolò. Sulle pareti e sulla volta che sovrasta l’altare si possono ammirare 25 piccoli angeli scolpiti in gesso. Tradizioni
La sera della vigilia (7 dicembre) della festa dell’Immacolata Concezione, finita la celebrazione del Vespero, una grande folla di fedeli, soprattutto giovani e ragazzi, si danno appuntamento sul piazzale della chiesa per assistere alla morte del diavolo e di sua moglie, raffigurati in due pupazzi a grandezza naturale, imbottiti di paglia, carta, stracci e fieno.
Il pupazzo che rappresenta il diavolo viene appeso su un palo sistemato di fronte al campanile, sul piazzale della chiesa, mentre la diavolessa è fissata ad una corda che congiunge il campanile col palo: terminata la funzione religiosa, i ragazzi avvicinano le loro fiaccole accese (dize) al pupazzo che raffigura il diavolo, che prende fuoco immediatamente. Dal campanile si fa scivolare allora, lungo la corda, la diavolessa in soccorso del suo sposo, ma inevitabilmente i due pupazzi diventano un rogo unico, che si conclude tra le risate ed il vociare festoso dei ragazzi, che poi fanno il giro del paese con le fiaccole accese, per annunciare a tutti che il demonio è stato sconfitto dalla Madonna Immacolata, Madre di Gesù, il Salvatore. Antico organo a canne
Nella chiesa di S. Rocco si trova un prezioso organo a canne, con particolari caratteristiche sonore (flauto dolce), costruito del secolo XVIII, comprato da Macaluso Giuseppe nel 1870 dal Monastero di S. Maria del Bosco e donato alla chiesa parrocchiale greca.
Questo piccolo organo risulta trasferito nella chiesa di S. Rocco quando la chiesa matrice greca viene dotata di un nuovo grande organo a canne.
Questo organo ha l’aspetto di un armadio con doppie ante, che chiuse nascondono le canne di piombo. Dopo l’accurato restauro effettuato recentemente dal concittadino Giuseppe Chisesi, è perfettamente funzionante. Costruito nel 1740, è antico e prezioso e potrebbe far parte di un museo di strumenti musicali.
La chiesa di S. Rocco, solitamente rimane chiusa, salvo nella ricorrenza della festa dell’Immacolata (vespero alla vigilia e Divina Liturgia), per la carenza di sacerdoti disponibili. Cessa pertanto, la possibilità di poter ammirare il suo prezioso patrimonio architettonico, religioso e culturale, per alcuni mesi riscoperto ed apprezzato da tutta la comunità (clero e fedeli).