Ove son or le meraviglie tue O regno di Sicilia? Ove son quelle Chiare memorie, onde potevi altrui Mostrar per segni le grandezze antiche?
(Dal Fazello - Storia di Sicilia, deca I,lib. VI,cap.I)
Chiesa di San Giuseppe e Monastero delle Benedetti-Ragusa
Corso XXV Aprile, 31
Sorge sull'attuale piazza Pola (l'antica Piazza Maggiore) , sul sito ove era edificata la Chiesa di San Tommaso, andata completamente distrutta dal terremoto del 1693. E' attribuita al Gagliardi e costituisce, insieme alla Chiesa di San Giorgio, una delle massime espressioni del barocco siciliano.
Fa parte di un esteso complesso architettonico comprendente l'annesso Monastero delle Benedettine, che si affaccia posteriormente in via Torrenuova, e il vecchio Palazzo Comunale, sede della Amministrazione cittadina fino al 1926, facente parte, una volta, dell'edificio monacale.
Prima del terremoto la Chiesa sicuramente era annessa al Monastero, forse dedicata a San Benedetto, la ricostruzione fu progettata sul sito della vicina Chiesa di San Tommaso che andò completamente distrutta. Il Monastero delle Benedettine sorgeva intorno al 1500 per la munificenza del Barone di Buscello Don Carlo Giavanti , originario di Noto, che, anche in ossequio alle volontà testamentarie della moglie , la nobildonna ragusana Violante Castilletti, trasformò il Palazzo dove abitava in Convento.Sebbene nata attorno al 1590, nella Sacra Visita del 1621 non viene citata probabilmente perché: annessa al monastero, mentre quella del 1654 riporta un cenno che forse si riferisce all'altra chiesa di San Giuseppe.
Alcuni studiosi locali negano però questa teoria ovvero la presenza di due chiese di San Giuseppe avvalorando invece l'ipotesi che una chiesetta, esistente sin dal 1543, assumesse rilievo solo dopo l'unione con il convento costruito con il donativo del 1590. Dopo il terremoto, che distruggeva quasi tutta la costruzione, risorgeva l'attuale comprendendo appunto i fabbricati della Chiesa di San Tommaso e gli annessi; col passare degli anni parte del complesso fu venduto a privati e al Comune, che appunto vi istituì la propria sede. I primi lavori di ricostruzione iniziarono nel 1701 e proseguirono fino al 1705. Altri lavori poi si registrarono fra il 1723 e il 1737, mentre nel 1756 avvenne l'occupazione dei fabbricati della chiesa di San Tommaso (ormai trasferita altrove) che la portarono alla versione attuale.
Tra il 1756 e il 1760 il progetto rococò sostituì quello barocco. Questo passaggio portò a una chiesa di San Giuseppe di nuovo stampo somigliante per certi tratti a San Giorgio e per altri alla vicina chiesa della Madonna del Carmine.
Il prospetto del tempio presenta elementi architettonici che ripercorrono quelli della Chiesa di San Giorgio : la convessità del partito centrale è qui accentuata da colonne che sporgono ortogonalmente, la facciata , di stile composito, è suddivisa in tre ordini, con cella campanaria a tre luci come coronamento; il primo ordine è caratterizzato da quattro colonne e due semipilastri corinzi, un portale con arco semicircolare sovrastato da eleganti sculture e quattro statue che, da sinistra, raffigurano Santa Gertrude, Sant'Agostino, San Gregorio e Santa Scolastica. Nel secondo ordine troviamo una finestra al centro, con arco semicircolare sovrastato da sculture, quattro colonne e due semipilastri con sculture ioniche, due volute e due statue raffiguranti San Mauro e San Benedetto. Infine il terzo ordine presenta tre cellette campanarie con ringhiere panciute arricchite da volute e decorazioni, con intagli scolpiti e sovrastati dalla cuspide, riccamente decorata. Sul campanile trovano posto tre campane di cui la prima, che è la più grande, è impreziosita da un San Giuseppe del 1857 mentre le altre sono del 1844.
L'interno è a forma ovale (analogo a quello della vicina chiesa di Santa Maria Valverde), ben riccamente dotato, scandito da paraste con capitelli ionici. Le tribune di legno con grate permettevano alle suore di assistere alle funzioni religiose.
Gli altari, cinque in tutto, sono realizzati in pietra e decorati con vetro dipinto il cui effetto cromatico è tale da farlo sembrare marmo.
Nell'atrio si notano due nicchie, quella di destra contenente una statua in cartapesta di San Benedetto e quella di sinistra contenente una statua seicentesca in argento a sbalzo di San Giuseppe con Bambino Gesù circondato da Angeli che lodano il Signore.
Nella parete destra si possono ammirare due dipinti di Tommaso Pollace, entrambi del 1802, raffiguranti la monaca Santa Gertrude e l'Abate San Benedetto; a sinistra, dello stesso autore, un dipinto raffigurante l'Abate San Mauro (1805) e un altro raffigurante la Trinità di Giuseppe Cristadoro del 1801. Sempre sulla parete sinistra caratteristici le finestre e i balconcini con grate monacali da cui le monache benedettine potevano assistere alle funzioni. Sull'altare centrale è posto un quadro della Sacra Famiglia dipinto dal ragusano Matteo Battaglia nel 177. Alcuni hanno ribattezzato l'opera con il nome di Madonna delle ciliege per via del fatto che la Madre offre a Gesù delle ciliege contenute nel grembiule. I temi della Gloria di San Giuseppe e di San Benedetto affrescano la volta per opera di Sebastiano Lo Monaco nel 1793.
Molto particolare il disegno della pavimentazione ottenuto con l'alternanza di calcare indigeno bianco e pietra pece nera con piastrelle ceramiche policrome a motivi floreali.
La chiesa è ricca di argenterie e paramenti sacri come il baldacchino dei primi dell'Ottocento in velluto cremisi e raso bianco con ricami in oro che, nelle solennità è posto sull'altare maggiore, e l'altare in legno bianco con rifiniture in oro.Sembra, infine, che il terremoto del 1693 abbia disperso (o forse distrutto) un San Giuseppe del Paladini.
La fortuna di questa chiesa derivò dai benefici (vedi il donativo del 1590) e dalle importanti proprietà tra cui ricordiamo il feudo Badia-Carnesale noto anche come San Giuseppe.
Tuttavia l'avvento del Regno e la relativa politica di demanializzazione dei beni appartenenti agli ordini monastici, portò ad uno smembramento del convento.
Infatti una parte di esso fu venduta e una parte fu ceduta al Comune di Ragusa che in seguito vi costruì i propri uffici. Su piazza Pola, una volta centro della città, si affacciano signorili palazzi. Poco distante da piazza Pola, imboccando via Orfanotrofio, si possono ammirare i resti della Chiesa di Sant'Antonio e il Palazzo Di Quattro.