Ove son or le meraviglie tue O regno di Sicilia? Ove son quelle Chiare memorie, onde potevi altrui Mostrar per segni le grandezze antiche?
(Dal Fazello - Storia di Sicilia, deca I,lib. VI,cap.I)
Torre di Federico II
La Torre di Federico II rappresenta, assieme al maestoso Castello di Lombardia il maggiore simbolo architettonico della città di Enna, nonché il suo più imponente baluardo militare dell'età medievale. Essa fa parte del complesso militare chiamato Castello Vecchio, di cui oggi si hanno alcuni resti. La Torre di Federico II, uno dei maggiori monumenti federiciani conservatisi nel nostro Paese, secondo tradizione, fu un'opera di Riccardo da Lentini e residenza estiva dell'imperatore svevo, prediletta dal sovrano durante le sue permanenze in Sicilia. Le sue origini, secondo recenti studi, risalgono alla metà del XIII secolo, ovvero all'età manfrediana, fattore quest'ultimo che avvalora la tesi che a volerla e ad abitarvi fu il Federico Svevo piuttosto che l'omonimo aragonese. Essa fu, infatti, per lunghi anni attribuita a Federico II d'Aragona(tra il 1300 ed il 1306), mentre deve ritenersi edificata da Federico II di Svevia.Altro argomento a sostegno dell'origine sveva del monumento è l'inconfondibile impianto geometrico che caratterizza gli altri Castelli di Federico II di Svevia, di cui la Torre di Enna è un mirabile esempio a detta di numerosi esperti. La Torre di Federico, svettante com'è in cima a un dosso verdeggiante sull'altopiano della città di Enna, a oltre 950 m d'altitudine e a poche centinaia di metri dal centro geografico esatto della Sicilia, ha rivestito in passato una funzione di primissimo piano come punto di riferimento geotedico per tutta l'Isola. Fonti storiche accertano che gli antichi astronomi abbiano disegnato proprio dalla cima della Torre ennese, alta 24 metri, il sistema viario siciliano nonché la suddivisione amministrativa vigente nel medioevo, nelle tre "valli". Un altro aspetto carico di significato simbolico che aleggia sulla severa struttura, riguarda la disposizione delle sue feritoie, che, assumendo un tracciato a croce latina, rappresenterebbero ciascuna antichi Castelli e rovine della Sicilia. Non è casuale la forma ottagonale, cioè derivante dalla rotazione di un quadrato che, appunto, rappresenta la rosa dei venti. Nel Medioevo la Torre di Federico rappresentava, assieme al "Castello di Lombardia", il maggiore baluardo difensivo dell'allora Castrogiovanni. A collegarli fu attiva per lunghi secoli una suggestiva galleria scavata nella roccia sotto la città, che, avendo ingresso (oggi chiuso per ragioni di sicurezza) al Castello di Lombardia, sbuca sul dosso sul quale si eleva la Torre: una funzione militare d'indiscutibile rilievo, cui subentrò, nel 1943, quella di rifugio ideale e al limite del leggendario per il popolo ennese che cercava rifugio dai bombardamenti alleati. Vi si giunge per un bel viale attraverso il parco che circonda il nudo piazzale, dove sarebbe già stato un precedente castello bizantino abbattuto da El Abbas, nell'anno 850 circa essenzialmente costituita da un grande vano a pianta ottagonale con la struttura muraria in pietra intagliata; come la volta che è costolonata. La difesa della torre era affidata alle altre torri circostanti ed alle mura della cittadella che circondava la collina e che oggi, purtroppo, non esistono più. L'austera nobiltà di questa grande torre (benché mancante dell'ultimo piano che ne coronava l'edifizio, oggi è tuttavia alta più di 25 metri) non si ritrova in Sicilia in altre costruzioni coeve. Un'unica stretta porta ne consente l'accesso. Oltre la porta tre grandi stipiti intagliati decorano la parete.La stanza al piano terra, che prende luce dalle tre feritoie, rimane, come scrisse l'Agnello, «anche nelle giornate luminose in una penombra che accresce la solennità del luogo». Al centro di detta stanza una apertura circolare sarebbe stata l'ingresso di un lungo sotterraneo che lo avrebbe collegato con il poderoso castello di Lombardia. Una bella scala a chiocciola, svolgentesi dentro le grosse mura, conduce ai piani superiori ancora in buono stato di conservazione e con bellissime volte ad ombrello. Al piano superiore si ha un grande vano con l'accesso alla terrazza .L'elemento decorativo più interessante di tutto il castello sono le due belle finestre del primo piano che con la loro architettura "catalana" (in pieno contrasto col gotico dell'edificio) se, come sembra accertato, furono create insieme al castello, avrebbero preceduto di ben due secoli circa lo stile del rinascimento. Cinto, in origine, di alte mura delle quali rimangono alcune guardiole (e che si vuole racchiudessero un vasto complesso di costruzioni annesse), il castello nel medio evo fu considerato come dimora regale il cui soggiorno era specialmente preferito durante l'estate ed un diploma del tempo di rè Martino (1398) lo appella infatti «regia domus». La lunga storia di questo bellissimo edifizio fridericiano, oggi di proprietà demaniali rimane tuttavia quasi interamente sconosciuta. Durante la sollevazione del 1354, contro re Federico II d'Aragona, sappiamo che venne utilizzato quale sicuro rifugio dai partigiani del Chiaramonte. Re Martino poi ne creò castellano tale Filippo Polizzi che succedette ad Antonio Grimaldi ed in seguito (1457) rè Alfonso V d'Aragona lo assegnò al cittadino ennese Pietro Matrona, creandolo castellano, con tutti gli onori ed oneri della carica, ma riservandosene i diritti reali