Ove son or le meraviglie tue O regno di Sicilia? Ove son quelle Chiare memorie, onde potevi altrui Mostrar per segni le grandezze antiche?
(Dal Fazello - Storia di Sicilia, deca I,lib. VI,cap.I)
Castello di Calatubo
Percorrendo l'autostrada A29 Palermo-Mazara del Vallo, a pochi chilometri da Alcamo, non si può fare a meno di ammirare un imponente castello che poggia
sulla roccia di un rilievo collinare.
Dal nome arabo Kalata et tub (terra di tufo), Il castello di Calatubo si fonda su un rilievo roccioso, da cui si domina il golfo di Castellammare da un lato,
e l'entroterra fino al monte Bonifato dall'altro.
Il sito, che presenta frequentazioni antichissime, con resti di un insediamento elimo e di una necropoli, ha subito nel corso dei secoli diversi rimaneggiamenti e,
purtroppo, versa oggi in uno stato di abbandono, nonostante il Comune di Alcamo abbia spesso espresso la volontà di recuperarlo.
La costruzione si fa risalire al X - XI secolo, ma, difficile è stabilire con esattezza l'impianto originario, che alcuni farebbero
risalire al periodo bizantino ed altri a quello arabo.
Per l'esattezza le sue origini risalirebbero a prima del 1093, anno in cui il conte Ruggero definì i confini della diocesi di Mazara del Vallo, includendovi "Calatubo con tutte
le sue dipendenze".Anticamente, attorno al castello sorgeva il villaggio di Calatubo, che fondava il proprio commercio sull'esportazione di cereali e di pietra da mulino
(ad acqua e a vento, questi ultimi detti "mulini persiani"), estratta dalle cave attorno al torrente Finocchio, come menzionato dal geografo arabo al-Idrisi nel Libro
di Re Ruggero, scritto nel 1154.
A partire dal Medioevo, a causa della sua visibilità, il castello di Calatubo ebbe un importante ruolo strategico: infatti esso faceva parte di una linea di torri e
forti situati lungo la costa che va da Palermo a Trapani; tale linea difensiva veniva utilizzata per trasmettere segnali luminosi in caso di attacco dei nemici saraceni.
In particolare, il castello di Calatubo garantiva il flusso di informazioni che avvenivano tra gli avamposti di Carini, Partinico e Castellammare del Golfo.
Oltre ad assolvere al ruolo strategico di controllo del territorio il castello favoriva anche lo sbocco commerciale marittimo delle ricche produzioni
di grano dei "latifondi" dell'entroterra. Il controllo delle "vie del frumento" costituiva infatti il motivo di fondo delle aspre contese feudali e l'asse portante
di qualsiasi politica dei feudatari dominanti.
Il villaggio di Calatubo fu abbandonato in seguito alla conquista da parte di Federico II e il castello perse la sua funzione originaria di fortezza militare,
trasformandosi in una baglio. Durante tale periodo, al castello si aggiunsero magazzini, stalle e altre strutture utilizzate per l'amministrazione agricola
del feudo di Calatubo. Di certo, venne concesso nel 1340 da re Pietro II al conte di Caltabellotta Raimondo Peralta.
Fino al 1773 il Castello era in piena efficienza ed ospitava una compagnia di soldati.
Alla fine del XIX secolo in corrispondenza del secondo cortile furono poi allestiti magazzini per la produzione del vino "Calatubo".
Il castello rimase in buone condizioni fino al 1968, anno del terremoto del Belice. A peggiorare l'azione distruttrice del terremoto fu l'utilizzo della struttura
come ovile e gli scavi di frodo, che avevano come obiettivo i reperti della necropoli del VII secolo a.C. attinente al castello.
Inoltre nel luglio 2013 il castello è stato colpito da un incendio che oltre ad annerirne le pareti interne ed esterne ha verosimilmente arrecato ulteriori
danni alla struttura.
Nel 2007 il Comune di Alcamo ha acquistato il castello per 60 mila euro dalla famiglia Papè di Valdina. Nel corso degli ultimi anni (2003-2014)
è stato segnalato più volte nell'ambito dell'iniziativa "I Luoghi del Cuore" promossa dal Fondo Ambiente Italiano (FAI),
che ha come obiettivo la protezione e la valorizzazione del patrimonio artistico e paesaggistico italiano,posizionandosi al terzo posto
(dunque tra i vincitori dei fondi da parte del FAI) nella classifica del 2014-2015.
In seguito a tale risultato, la cappella all'interno del castello è stata ripulita da alcuni volontari dell'associazione "Salviamo il Castello di Calatubo"
ed è stato possibile visitarla per tre giorni tra il 20 e il 22 marzo 2015, ricevendo circa 5.000 visite.
Di quello che un tempo fu una fortezza imprendibile, oggi rimangono qualche finestra, basse mura perimetrali e qualche arco di porta.
Il complesso architettonico si sviluppa prevalentemente in direzione est-ovest, ed è costituito principalmente dalla struttura del castello originario,
ha le dimensioni di circa 150x35 m e sorge su una roccia di natura calcarea che si trova ad un'altezza di circa 152 m sopra il livello del mare, dominando con la sua altezza
il territorio circostante. Da tale posizione sono visibili in particolare il Monte Bonifato e il Golfo di Castellammare.
Ha un impianto a tre recinti fortificati, i corpi di fabbrica, a pianta irregolare, seguono l'andamento del costone roccioso su cui si fondano.
Il castello è inaccessibile su tre lati a causa delle pareti scoscese della roccia sulla quale è costruito.
L'unico accesso percorribile è situato a occidente, dove si raggiunge la prima linea difensiva del castello attraverso una rampa gradonata.
Dalla prima linea difensiva, che comprende tra l'altro un pozzo, una chiesa ad aula e altri locali, si arriva ad un cortile che comunica con la seconda cerchia muraria
attraverso un portale, fino ad arrivare alla terza cerchia muraria, che comprende una torre oblunga,
arrivando infine al nucleo principale del castello, che è una struttura a pianta rettangolare delle dimensioni di 7x21,50 m, posizionata sulla parte meridionale della rocca.
Si spera che diventi presto sede di rappresentanza della città.