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::Castello dei Ventimiglia a Alcamo » Storia

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Ove son or le meraviglie tue
O regno di Sicilia? Ove son quelle
Chiare memorie, onde potevi altrui
Mostrar per segni le grandezze antiche?

(Dal Fazello - Storia di Sicilia,
deca I,lib. VI,cap.I)



Castello dei Ventimiglia

Castello dei Ventimiglia




Sul monte Bonifato, svetta, isolata e leggendaria, l'ultima torre del castello dei Ventimiglia (o castello di Bonifato), un antico castello a quattro torri fatto edificare alla fine del XIV secolo dalla famiglia dei Ventimiglia sulla cima del Monte Bonifato (all'interno della Riserva naturale Bosco di Alcamo), presso la città di Alcamo. La notizia più antica risale al 1182 e riguarda la descrizione dei limiti della "divisa di Bonifato, che comprendeva 600 salme di seminativi" mettendo in evidenza come il territorio circostante fosse tutto coltivato a cereali. Secondo alcuni storici, una precedente fortezza venne distrutta nel 1243 per ordine di Federico II di Svevia, per essere riedificata prima del 1391 a proprie spese dalla famiglia Ventimiglia. La prima notizia del castello si ha, nel 1337 quando Pietro II lo concedeva al Peralta, ma già prima, nel 1332 Federico III concedeva un privilegio agli abitanti di Bonifato, e solamente nel 1397 Enrico Ventimiglia, figlio di Guarniero Ventimiglia, dichiarava di aver costruito il castello di Bonifato come protezione da eventuali attacchi. Il castello, quindi, risalirebbe al XIV secolo ed è errata la denominazione di torre saracena che si dava fino a poco tempo fa. Nel 1779 le rovine del castello vennero inserite nel Plano di conservazione dei Beni Culturali della Sicilia da Gabriele Lancillotto Castello, principe di Torremuzza.Il castello in origine presentava quattro torri ed una pianta a forma di trapezio rettangolo.
Del castello, se si esclude la torre maestra, oggi rimangono solamente dei ruderi. Solamente un innesto murario ancora visibile, sul lato Nord-Est della torre, indica l'andamento settentrionale della cortina muraria difensiva del fortilizio.
Lo schema planimetrico del castello è assimilabile al triangolo o, ancora meglio, ad un trapezio rettangolare, dove tre lati collegati ad angolo retto si uniscono al quarto molto inclinato.
La torre, esistente, o Torre maestram, in origine era alta tre piani e vi si accedeva tramite una scala mobile in legno al primo piano. Posizionata a nord-ovest e presentava pianta rettangolare e mura spesse 2,2 m. Essa era la torre più importante del castello, in quanto grazie alla sua imponenza e posizione svolgeva la funzione di punto di avvistamento strategico, in modo da controllare la strada che conduce al castello, fino alla porta di ingresso, che era collocata sul lato a sud-ovest.
Al suo interno, la torre maestra comprendeva quattro piani:
- al piano terra si trovava la cisterna per la raccolta delle acque piovane e le prigioni;
- al primo piano si trovano due stanze con soffitto a volta, di cui una dotata di camino;
- al secondo piano si trovavano altre due stanze con soffitto in legno;
- al terzo piano si trovava una stanza in cui venivano accesi fuochi per le segnalazioni; il soffitto era probabilmente in pietra.
Dal lato Nord-Ovest dell'impianto difensivo si sviluppavano i due lati perpendicolari che si affacciavano sul fronte Nord ed Ovest, dove una leggera pendenza accoglieva l'abitato medievale, ancora visibile con rilevanti cumuli di pietra. Il lato Sud, quello più inaccessibile per via di uno strapiombo roccioso, era collegato al muro inclinato ad Est.
Il castello, se paragonato ad altri dello stesso periodo, era stato costruito con dimensioni abbastanza ridotte, probabilmente fu pensato per resistere a brevi assedi militari o per segnalare rapidamente, con segnali di fumo, possibili incursioni nemiche provenienti dal mare.
L'ubicazione della torre rimasta, pensata come mastio del presidio militare, domina l'intero Golfo di Castellammare e parte dell'entroterra meridionale. Incorporata nella cinta muraria si trova la Chiesa della Madonna dell'Alto, costruita nel '600, e sotto il Castello i resti di un'ampia cisterna di epoca araba, localmente chiamata 'Funtanazza'.




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