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Ove son or le meraviglie tue
O regno di Sicilia? Ove son quelle
Chiare memorie, onde potevi altrui
Mostrar per segni le grandezze antiche?

(Dal Fazello - Storia di Sicilia,
deca I,lib. VI,cap.I)



Chiesa Madre

Chiesa Madre




Allineata lungo la cortina muraria della via Garibaldi, rappresenta un elemento di emergenza per il suo volume e la sua facciata.
Dedicata al culto di Maria Selinuntina della Neve, l'attuale Chiesa Madre si leva sul luogo in cui nel 1587 sorgeva la chiesetta primigenia.
Lo stile barocco le conferisce un aspetto grandioso e ricco, pur nel suo stile sobrio: la facciata infatti è adornata di timpani, capitelli e fregi, mentre l'interno vanta opere pregiate come il crocifisso di Fra' Umile di Petralia, ma anche affreschi, stucchi, statue e tele.
La pianta basilicale a tre navate è quella generalmente adottata nelle chiese dell'isola, mentre l'edificio si eleva su un terreno in pendio, per cui il prospetto principale sorge su un alto sagrato che ne enfatizza lo sviluppo in altezza.
Tutta in pietra da taglio rivestita da intonaco, due ordini ne dividono la facciata, segnati da un cornicione marcapiano a lineari modanature; il portale centrale è ad arco e sormontato da uno stemma lapideo riccamente lavorato, mentre i portali laterali di dimensioni minori hanno lesene sormontate da capitelli a cartocci e timpano.
La torre campanaria a destra crea un'asimmetria che ricorda la progettata e mai edificata torre corrispondente a sinistra. Il tetto della navata centrale è a botte, mentre è a crociera quello delle navate laterali.
I pavimenti sono in marmo ed in cemento armato.
Alla costruzione dell'attuale Chiesa Madre, risalente al 1825 su progetto e direzione dell'architetto Sacchetti, collaborarono materialmente e finanziariamente gli stessi cittadini, portando in processione nei giorni festivi le statue di San Vito, di San Giuseppe e dell'Immacolata fino alla cava del Santo Monte, dalla quale tornavano carichi di pietra da utilizzare nella fabbrica della nuova chiesa. I lavori furono portati a termine sul finire degli anni trenta, quando finalmente l’arcipretura era passata nelle mani del can. Francesco Napoli (1839-1848).
La nuova chiesa risultò più che triplicata nella sua estensione conglobando l’attigua area circostante, costituita da una ammasso roccioso, che andava dolcemente declinando sino a lambire il piano maggiore sito tra la Chiesa e il Castello ducale. La nuova costruzione si estese ad Occidente della vetusta chiesa e il pozzo scavato nella roccia venne a ritrovarsi nella navata centrale del nuovo edificio, nella zona sacra, consacrata dalla pietà popolare come sacrario dove furono religiosamente raccolti e conservati in due tombe comuni i resti delle generazioni più antiche. La cripta secolare, alla quale si accedeva con dodici gradini scavati nella roccia e sita nel centro dell’antica Chiesa Madre, in parte fu adibita per l’installazione di contrafforti destinati ad assicurare la staticità del nuovo edificio, mentre la parete ad oriente rimase come limite e attorno ad essa furono rifinite le cappelle laterali. Un lavoro edilizio che impegnò oltre un decennio le maestranze locali con l’ausilio di tutto il popolo che non risparmiò energie per assicurare alle generazioni future un tempio assai decoroso.
La nuova chiesa parrocchiale, ristrutturata ed ampliata con il contributo del popolo, del Comune e con cespiti provenienti da fondazioni, risultò accogliente, di stile neoclassico, a tre navate con transetto e decorazioni anch’essi a stile neoclassico. La facciata, sottolineata da piatte lesene di gusto classicheggiante, si apriva nel grande spiazzale, dove oggi sorge la villa comunale. Al visitatore la chiesa, rivestita di nuovo splendore, offriva nove altari, di cui il principale, dedicato a san Vito martire, patrono del paese, dominava il presbiterio. Una statua lignea raffigurante il Santo, opera scultorea del secolo XVIII, rivestita da una preziosa lamina d’argento, troneggiava sull’altare. Due tele di grande valore artistico raffiguranti san Pietro e il sacro cuore di Maria sovrastavano il coro ligneo.I quattro altari per ogni navata, imprimono al tempio una particolare sontuosità e decoro; dedicati a vari santi, sono r:iconosciuti come:
L’altare del Crocifisso: in questa cappella si conservava anche il SS. Sacramento per la pubblica adorazione. Divenne la cappella più sontuosamente adornata e nell’arco del tempo fu anche arricchita da tre tele, opere pittoriche di Domenico Grovenzani di Palma di Montechiaro (1902),
Altare dell’Immacolata; era posto in simmetria con l’altare del Crocifisso. La statua lignea è opera scultorea attribuita alla scuola del Bagnasco. Attorno a questo altare si sviluppò il culto mariano con la recita quotidiana della corona del rosario patrocinato dall’associazione delle Figlie di Maria.
Altare di san Francesco di Sales: quest’altare aveva le pareti ornate da due tele raffiguranti santa Caterina da Siena e la Madonna del Carmelo.
Altare della Madonna Addolorata; nella cappella era situata una statua in carta pesta modellata in modo artistico assai valida. Sotto l’altare era posta un’urna con il simulacro di Gesù Crocifisso, opera artistica del palermitano Calabrò. La cura dell’altare e della relativa cappella fu affidata alla confraternita dei “Sette dolori della SS. Vergine”, che era sorta sul finire del settecento.
Altare di san Giuseppe. La cappella custodiva un’antica statua in legno raffigurante il Santo. Ornavano la cappella due tele: lo sposalizio e la morte di san Giuseppe. Il culto verso questo grande patriarca è rimasto sempre vivo nelle famiglie, che ancora oggi venerano il Santo come protettore della famiglia e del lavoro. In suo onore ogni anno vengono allestiti nelle famiglie “Gli altari di San Giuseppe”, manifestazione religiosa che unisce le istanze della fede e del folklore e richiama attorno a sé momenti aggregativi e di convivialità agro-alimentare.
Altare della Madonna del Rosario. Un culto particolare rimasto nella chiesa ad opera dei domenicani, una volta rettori dell’antica chiesa a cui era annesso il convento dedicato a Maria SS. delle Grazie.
Altare della Madonna della neve; era la cappella della Madonna, in quanto titolare della parrocchia stessa. Sull’altare era situata una tela, opera del pittore palermitano Luigi Lo Jacono (anno 1843)
L’ottava cappella custodisce la tela delle anime sante del Purgatorio. La Chiesa Madre ancora oggi conserva le stesse caratteristiche strutturali anche se la disposizione degli altari è alquanto diversa. Don Vito Lombardo, amministratore parrocchiale per oltre un ventennio, poté consegnare al nuovo arciprete don Francesco Napoli di Mazara, nominato dal Vescovo nel 1839, un Tempio sontuoso nel suo insieme, vanto di tutta la cittadinanza.




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