Ove son or le meraviglie tue O regno di Sicilia? Ove son quelle Chiare memorie, onde potevi altrui Mostrar per segni le grandezze antiche?
(Dal Fazello - Storia di Sicilia, deca I,lib. VI,cap.I)
Chiesa ed ex Convento del Carmine-Ispica
Il complesso architettonico è composto dalla Chiesa della Madonna del Monte Carmelo e dal Convento del Carmine, la cui fondazione del convento al 1534.
La La sua struttura architettonica, che da il nome al quartiere, viene, via via, ad essere definita lungo tutto il Seicento con la costruzione di 18 celle per i frati e
gli altri locali di servizio (Guastella). Ridotto in macerie a causa del terremoto del 1693 viene riedificato unitamente alla chiesa lungo tutto il '700
apportando diverse modifiche, conseguenti al cambiamento di tenedenze artistiche del periodo quali la presenza di bassorilievi e
la costruzione della cella campanaria.
Il prospetto della chiesa, composto da un ordine unico rinserrato da paraste di ordine tuscanico su alti piedritti, comprende, infatti, artigianali bassorilievi di stile
rinascimentale databili tra la seconda metà del sec. XVI e la prima metà del secolo XVII; tra i soggetti si individuano S. Alberto di Gerusalemme, S. Angelo,
S. Alberto degli Abbati. E' da notare l'inusuale ordine ionico per le lesene del portale. Un putto reggicartiglio sull'arco d'ingresso reca la data 1632.
Tra lo stemma carmelitano e la base della nicchia con la statua della Madonna del Carmelo si legge la data di una ristrutturazione della facciata, 1730.
La fisionomia attuale viene definita alla fine dell'Ottocento con la realizzazione della cella campanaria. Nel complesso è un risultato di continue integrazioni
col riutilizzo di frammenti architettonici legati al momento tardorinascimentale.
All'interno della Chiesa, composto da un'aula unica con otto cappelle laterali incassate, è conservato il simulacro della Beata Vergine Maria del monte Carmelo, patrona di Ispica.
Nel nartece, dentro cornici quadrilobate, sono rappresentati in affresco
S. Alberto di Gerusalemme, S. Alberto degli Abbati, S. Giovanni Battista e S. Pier Tommaso di Cipro. Diversi sono gli altari decorati con colonne tortili e stucchi.
Le tele della chiesa (Transito di S. Giuseppe, Madonna del Carmine tra Santi carmelitani, Maria tra i Santi Agostino e Antonio, Maria tra Santa Caterina
d'Alessandria e Sant'Agnese) di mediocre fattura, si riferiscono al sec. XVIII. In stucco sono le sculture ai lati dell'altare centrale che presenta un
disegno unitario riferibile al Settecento (interventi di decorazioni pittoriche di questi ultimi decenni hanno alterato la cromia complessiva).
Da segnalare il pulpito ligneo, il mausoleo del ven. Salvatore Statella e la scultura lignea della Madonna del Carmine, patrona civitatis, posta sull'altare
maggiore (nel lembo posteriore del mantello reca la sigla PDPP e la data 1860).
Il Convento presenta una facciata molto sobria, con un portale d'ingresso di tradizione manieristica. Una serie di finestre si allineano sulla fascia marcapiano.
Asimmetrico rispetto all'asse centrale è il balcone sorretto da mensole con mascheroni tardobarocchi. Gli spazi comunitari e le celle si sviluppano intorno
a un cortile porticato che, in parte, è rimasto incompleto. Nella essenzialità dell'ordine tuscanico l'articolazione dei pilastri ha un respiro elegante,
data la buona fattura delle modanature sia delle arcate del primo ordine che delle finestre del secondo ordine.
Il pulpito ligneo è un raro esempio della cultura figurativa prebarocca. Su un esile piedistallo sono composte in uno schema poligonale, intelaiato da modanature rinascimentali,
gli specchi a tarsie della balaustra (vi sono rappresentati i Santi Angelo, Alberto,Elia, Telesforo). I santi sono disegnati frontalmente, con un rigore compositivo
di sapore quattrocentesco. Il pulpito potrebbe essere collocato tra i secoli XVI e XVII.
La tomba del ven. Salvatore Statella della SS. Trinita (al secolo Andrea Statella, 1678-1728), figlio secondogenito di Francesco IV Statella, terzo marchese di Spaccaforno,
vestì l'abito carmelitano nel 1726. Viene ricordato come «promotore della Riforma carmelitana siracusana». Morì a Rimini nel 1728 e le sue spoglie vennero trasferite
a Ispica nel 1756.
Nel 1762 fu proposto un processo di beatificazione che non potè aver luogo per lo scarso numero dei testimoni superstiti.
Il monumento funebre comprende .un ovale racchiuso all'interno di un drappo a motivi floreali con due stemmi della famiglia e due putti. Dinamismo e abilità
esecutiva caratterizzano l'opera tardobarocca da riferire alla seconda metà del Settecento. Probabile l'attribuzione a uno dei Gianforma, molto attivi a Ispica.
Il disegno ha prevalenti caratteri rocaille nel ritmo molto dinamico delle forme vegetali, dei putti e degli stemmi.
L'ostensorio in argento (sec. XVIII) con ricca decorazione a sbalzo. Sulla base sono raffigurati alcuni simboli (ampolla, lancia e canna d'issopo, corona di spine).
Sul fusto, a fare da raccordo, la statuetta del profeta Elia. La sfera è decorata da minute rosette con stami e pistilli di pietre preziose;
altre pietre preziose circondano la lente.