Ove son or le meraviglie tue O regno di Sicilia? Ove son quelle Chiare memorie, onde potevi altrui Mostrar per segni le grandezze antiche?
(Dal Fazello - Storia di Sicilia, deca I,lib. VI,cap.I)
Plurimillenaria custode e in parte depositaria del prezioso patrimonio naturalistico e storico-archeologico di Cava Ispica, profondo e tortuoso canyon fluviale di circa 13 Km., solcante parte dei territori di Modica, Rosolini e Ispica, nella Sicilia Sud-Orientale, é da considerarsi l'alta rupe della FORZA, corruzione volgare del termine Fortilitium, ossia "piccola fortezza". Si tratta di un possente e quasi del tutto isolato sperone roccioso calcareo del Miocene inferiore (tarda Era terziaria, età media di circa 20milioni d'anni), che sorge nei pressi dello sbocco Sud-Est della Cava, di cui é parte integrante. E' proprio su questo sito che, in mezzo ad una natura dove é possibile trovare ancora in parte, la flora e la fauna presenti a Cava Ispica, affiorano, accanto o al di sopra di antichi resti preistorici e protostorici, i ruderi dell'antica fortezza tardomedievale-rinascimentale-prebarocca. Essa costituiva il nucleo dell'antico centro abitato di Spaccaforno (Ispacaefundus), oggi Ispica, adagiato inizialmente ai suoi piedi. Segni evidenti della presenza dell'uomo alla Forza si hanno a partire dalla prima Età del bronzo (facies castellucciana, XX-XV a. C.) così come testimoniano alcuni reperti ceramici e litici (selci, ossidiane, pietra lavica) trovati nei pressi dell'attuale ingresso al Parco, dove sono stati rinvenuti anche i resti di una capanna circolare coeva. Se pochissimi sono i reperti riferibili alle successive età del bronzo, medio (fase Thapsos) e tardo (fase di Pantalica Nord - per quest'ultimo periodo, allo stato attuale, sfugge peraltro un'evidenza sicana - ) non così é per le seguenti età del bronzo finale e del ferro in cui sono da segnalare reperti, non solo ceramici, riferibili in qualche modo a Siculi, Greci e tardo - Siculi, scaglio-nabili tra il X ed il V sec. a. C. (fasi di Cassibile, Pantalica Sud, Finocchito e Licodia Eubea). Alla relativa consistenza di reperti dei periodi tardo-romano (la presenza romana in Sicilia va dal 264 a. C., cioè dalla prima guerra punica, al 535 d. C.) e bizantino (dal 537 all'827) quelli riguardanti quest'ultimo periodo sono stati trovati nell'area del Palazzo Marchionale, dove forse esisteva una struttura in elevato coeva - si contrappone invece la scarsità di prove sulla presenza Araba (dall'827 al 1060) e Normanna (dal 1060 al 1194), che é forse da cogliere, tra l'altro, in alcune opere a carattere idraulico presenti alla Forza: basti citare il cosidetto Centoscale. Il ritrovamento di monete bronzee dell'età sveva (dal 1194 al 1266) - non mancano però quelle greche, romane, bizantine e di alcuni dei periodi più tardi - rivela verosimilmente una certa presenza umana nel sito, dal punto di vista numerico forse non molto consistente, anche in questo periodo. E' probabilmente nella prima metà del XIV sec. d. C., quando la Sicilia era sotto gli Aragonesi (dal 1282 al 1412), che sulla rupe della Forza inizia ad essere costruita la piccola fortezza o fortilitium - a quanto pare sotto Guglielmo l'Infante, figlio di Federico II d'Aragona. Nello stesso periodo viene anche documentata l'esistenza del sottostante casale di Spaccaforno, di cui fu primo signore un certo Berlinghero (o Berengario) di Monterosso. Nel 1366 il "fortalitio" di Spaccaforno risulta già costruito. Nel 1392, annesso già alla potente Contea di Modica, dominata inizialmente dai Chiaramonte, viene annoverato come castello tra i possedimenti di Bernardo Cabrera (o Caprera), succedutosi frattanto alla guida della predetta Contea. Durante la dominazione spagnola (dal 1412 al 1713) il Fortilitium e la Terra di Spaccaforno passavano prima ai Caruso di Noto e poi agli Statella. Questi ultimi, originari delle Fiandre, si erano insediati qui in seguito allo sposalizio di Isabella Caruso con Francesco II Statella. Il catastrofico terremoto del 1693, che interessò in misura maggiore o minore tutti i centri della Sicilia Sud-orientale, sebbene danneggiò gravemente e in certi casi irreparabilmente le strutture della Forza e di Spaccaforno, non segnò tuttavia l'abbandono definitivo del Fortilitium. Epperò dagli inizi del Settecento in poi si darà corso alla ricostruzione di Spaccaforno (superiore), prima sull'adiacente pianoro della Difesa - già in parte occupato da abitazioni, chiese, conventi cinquecenteschi (S. Maria di Gesù e Carmine) e seicenteschi (Cappuccini) - e poi sul più ampio territorio Cugni, di cui del resto la Difesa era parte integrante. Per il Fortilitium e Spaccaforno inferiore, più antica, iniziava così un lento e inesorabile abbandono.
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