Ove son or le meraviglie tue O regno di Sicilia? Ove son quelle Chiare memorie, onde potevi altrui Mostrar per segni le grandezze antiche?
(Dal Fazello - Storia di Sicilia, deca I,lib. VI,cap.I)
Matrice San Rocco-Scordia
Nell'anno 1628, contemporaneamente al suo palazzo, il principe Antonio Branciforte, ottenuta la licenza di abitare il principato e feudo della terra di Scordia, fondava una cappellania nella chiesa di Santa Maria allora già esistente, per l'assistenza religiosa degli abitanti ivi residenti, in attesa di costruire l'unica chiesa parrocchiale, dedicata a San Rocco, patrono del paese.
Il giorno 23 agosto, il notaio Vincenzo Pitta di Mazzarino formalizzava la volontà di costruire una chiesa matrice sotto il titolo di San Rocco, di migliore forma di quella già esistente di Santa Maria nel casale di Scordia, più grande, e in una posizione centrale.
Nel 1629 si cominciarono a seppellire i defunti all'interno della parte basamentale dell'edificio, di cui era appena iniziata la costruzione.
Il 31 marzo 1634 il principe Branciforte costituì il beneficio parrocchiale, con atto sancito dal notaio don Stefano Vitali, riservandosi il diritto di patronato, consistente nella facoltà di designare il parroco, che poi sarebbe stato nominato dal vescovo, nella persona di don Giuseppe Sodaro della città di Lentini.
L'abate netino Rocco Pirro (1577 - 1651) nell'opera "Sicilia Sacra disquisitionibus et notitiis illustrata" edita a Palermo tra 1644 e 1647, in merito ala chiesa di San Rocco in Scordia scrisse: "Scordia recens oppi dum ab Antonio Brancifortio an. 1626 12 octob. Templum Parochiale D. Roccho et D. Antonio pro fratibus Min. Observan. Sacrum habet."
Nel 1648 venne registrato un battesimo da parte di don Blasio Valvo, che si dichiarava cappellano della Matrice chiesa di San Rocco nella terra di Scordia.
Ma la chiesa andò completamente distrutta a causa del terremoto del gennaio 1693.
La ricostruzione fu avviata in tempi brevi e portata a termine per buona parte, nel primo ventennio del XVIII secolo.
All'opera di riedificazione contribuì notevolmente il parroco don Lucio Cittadino. Secondo quanto riportato dallo storico sac. Giuseppe Orrigo nella propria opera "La Diocesi di Caltagirone" il progetto della ricostruzione della chiesa venne elaborato dall'esimio architetto e Maestro fra Michele da Ferla dei minori osservanti riformati; ma non sono attualmente noti documenti comprovanti tale affermazione.
Il 17 gennaio del 1712 la nuova chiesa venne riaperta al culto dal parroco dott. Lucio Cittadino che vi benedì il primo matrimonio.
Nel 1742 venne ultimata la costruzione della facciata.
Tuttavia fu verso la metà del XIX secolo, che la Chiesa assunse la forma e l'ampiezza attuale, durante la parrocatura di Mario De Cristofaro (1830 - 1867), che completò l'impianto a croce latina della chiesa prolungando la zona presbiteriale e le braccia del transetto, uniformando poi l'intero ambiente interno con un apparato decorativo di stucchi a grottesche, con otto altari laterali sormontati da tele di non disprezzabile fattura, opere del senese Marcello Vieri (XVIII sec.) del romano Pietro Gabrini (1856 - 1926) e di artisti ignoti.
Nel 1813 venne eretto il monumento al patrono San Rocco posto davanti alla chiesa, quale ringraziamento per avere liberato la città di Malta dal flagello della pestilenza.
Sul fregio del portale una scritta in latino ricorda l'aggregazione della chiesa alla basilica del Laterano in Roma avvenuta nel 1818.
Il 2 aprile 1888 San Rocco venne ufficialmente riconosciuto come patrono della città di Scordia con Bolla Pontificia di Papa Leone XIII.
Nel 1929 venne realizzato il grande dipinto raffigurante San Rocco fra gli ammalati di peste eseguito dal pittore Alessandro Abate, nell'intradosso della volta della navata centrale.
Nel 1972 la chiesa venne restaurata grazie alle elargizioni dei fedeli e all'impegno dell'arciprete mons. Francesco Marroncello ( 1916-1984). I lavori furono curati dalla Soprintendenza ai monumenti di Catania, venne sostituito il tetto ligneo con un solaio latero-cementizio, il cui peso peggiorò le condizioni strutturali delle colonne che da diverso tempo soffrivano per un carico eccessivo, e presentavano evidenti problemi di schiacciamento.
Nel 1980 avviene la ristrutturazione della cappella del Santissimo Sacramento.
Nel 1985 vennero eseguite iniezioni a base di miscela cementizia nelle murature perimetrali della chiesa. Purtroppo l'intervento si rivelò deleterio in quanto l' eccessiva pressione d'opera della malta aumentò le tensioni all'interno del solido murario esistente, già di per se stesso precario.
La chiesa venne danneggiata dal sisma del 13 dicembre del 1990. L'edificio che si trovava da tempo chiuso al pubblico per problemi di instabilità, venne dotato di un esteso sistema di opere provvisionali di puntellamento.
Nell'anno 2000 vennero eseguiti alcuni carotaggi per verificare le condizioni strutturali della chiesa, il cui restauro si concretizzò con i finanziamenti della legge 433/90. Il progetto ha previsto lavori necessari al ripristino dell'assetto statico originario dell'edificio, con il consolidamento delle murature con integrazioni a base di calce, eseguita con iniezioni a pressione controllata, sono state eseguite cerchiature con fibra di carbonio, sono stati posizionati tiranti in acciaio, è stata integralmente rimosso il tetto latero-cementizio, sostituito con un nuovo tetto sorretto da capriate in legno lamellare con connessioni a flange metalliche collegate ad un cordolo in muratura di laterizio armata.
Descrizione
Il prospetto della Chiesa, orientata verso occidente, è un esempio del più puro barocco, impreziosito della luminosità della pietra locale. In essa ha sede l'antica Confraternita del SS. Sacramento. Al centro della piazza antistante la Chiesa omonima, su di un alto piedistallo, si erge la statua in pietra calcarea di San Rocco col suo cane, opera dello scultore palermitano Nicolò Bagnasco. Il monumento fu eretto nel 1813, quando la peste affliggeva l'isola di Malta.
La matrice chiesa di San Rocco si colloca nella parte orientale della città di Scordia e si affaccia sulla parte est della piazza Umberto I, con una quinta scenografica, formata da due registri sovrapposti e raccordati da volute. Un ampio scalone precede la facciata raccordando il dislivello con il sagrato. Il lato sinistro della quinta scenografica si connette con il campanile e doveva probabilmente in origine presentare una impostazione simmetrica secondo uno schema tipico dell'architettura del XVIII secolo. Il registro inferiore, realizzato con le proporzioni dell'ordine dorico, mostra tre portali d'accesso realizzati in pietra ad intagli, e rivela l'impostazione planimetrica dell'aula suddivisa in tre navate.
Sopra l'arcata a tutto sesto del portale è collocata una lapide in cui è incisa la seguente iscrizione: "Basilicae lateranensi - omnium urbis et orbis ecclesiarum capiti et matri - adiuncta ad Annum XV - haec sub titulo Divi Rochi patroni - Mater Ecclesiae - Die XV Augusti MDCCCXVIII."
Il secondo registro, è segnato dall'ordine corinzio e si raccorda al sottostante con volute; al centro è collocato il finestrone sovrastato da un timpano spezzato. Il secondo registro, è segnato dall'ordine corinzio e si raccorda al sottostante con volute; al centro è collocato il finestrone sovrastato da un timpano spezzato. Le coperture a falda inclinata sono costituite da un sistema di capriate lignee che hanno il compito di sorreggere i sovrastanti arcarecci in legno, il tavolato ed il manto di copertura in coppi alla siciliana.
Interno
La chiesa presenta un impianto planimetrico di tipo basilicale costituito da una pianta a croce latina, il cui braccio inferiore si suddivide in tre navate.
Il presbiterio è dotato di un coro e di terminazione absidale semicircolare a cui si affiancano due cappelle.
La navata centrale si eleva sopra colonne con una suddivisione in quattro partiture costituite da arcate a cui si affianca una sezione minore all'ingresso; la copertura è costituita da una volta a botte, con finestroni che si collocano sul registro superiore dell'ordine architettonico dei lati perimetrali maggiori.
La suddivisione in quattro partiture si ripete lungo le navate laterali; all'incrocio fra transetto e navata centrale è collocata una calotta a sesto leggermente ribassato. Le colonne, dalle proporzioni legate allo stile dorico, sono raccordate da arcate a tutto sesto, con fregio sulla chiave centrale. Le navate laterali sono impostate simmetricamente rispetto all'asse centrale della navata e presentano altari marmorei leggermente incassati nella muratura dentro nicchie definite da arcate a tutto sesto; la copertura è costituita da volte a crociera. Le pareti e le volte della navata presentano un apparato decorativo in stucchi a grottesche; il presbiterio è decorato con stucchi indorati e medaglioni che raffigurano scene della vita di San Rocco. Ai lati dell'abside si trovano due cappelle: a sinistra quella del Santissimo Sacramento; a destra quella di San Rocco che custodisce il fercolo e la statua in legno del santo patrono.
All'interno della chiesa si conserva la pala della Madonna del Rosario, da alcuni attribuita al Caravaggio (1571 - 1610), da altri ad un artista ignoto della sua scuola, da altri ancora considerata una copia ascrivibile al XVII secolo e attribuita a Mariano Gusmano.
Su di essa l'abate catanese Vito Amico nell'opera "Lexicon topographicum Siculum" edita a Palermo tra 1757-1760 scrisse: "La precipua chiesa, unica parrocchiale, dedicata a San Rocco è soggetta ad un curato del Vescovo di Siracusa, che elegge il suo vicario per governo del Clero. Si è tutelare il medesimo santo, ma è pure in precipuo culto la Beata Vergine sotto il titolo del Rosario e ne merita attenzione la bellissima immagine dipinta da Michelangelo da Caravaggio."
Sugli altari delle navate laterali sono collocati quattro dipinti della fine del XVIII secolo realizzati dal pittore senese Marcello Vieri, tra cui la Madonna del Carmelo con San Simone Stock firmata e datata 1791, la Sacra famiglia del 1790-95, Sant'Antonio Abate, e la Liberazione di San Pietro dal carcere; alla seconda metà del XVIII sono ascrivibili la Madonna col Bambino e San Gaetano, e il dipinto con San Rocco in Gloria attribuito nell'inventario di inizio Novecento al pittore messinese Placido Campolo.
Un'altra tela sulla quale si formulano le più svariate ipotesi è proprio la "Madonna col Bambino" posta a lato della cappella del Sacramento, a sinistra dell'abside. In un interno è rappresentata la Madonna mentre benedice San Giovannino. Accanto alla Vergine, Santa Elisabetta. Sullo sfondo, a sinistra, un personaggio maschile (forse San Giuseppe) e, attraverso un'apertura, un paesaggio campestre. Si tratta di un'opera di ottima fattura, secondo alcuni da attribuire ad un artista non estraneo alla scuola di Raffaello. A Malta, nella Cattedrale di San Giovanni, a La Valletta, è conservata una tela di identico soggetto.
Nell'abside sono ancora visibili l'antico altare maggiore in legno e l'organo di canne dell'800. La volta è decorata con affreschi del pittore militellese Giuseppe Barone (1887-1956): il Cristo Rex Mundi (1947) e, all'interno di cornici rotonde a stucco, San Pietro e San Paolo. Ad un artista ignoto è da assegnare una scena della vita di San Rocco di epoca anteriore.
Nel transetto a destra c'è la cappella di San Rocco, dove si custodisce il fercolo ligneo del 1884 con la plurisecolare statua del santo patrono che, anch'essa in legno, viene portata in processione ogni anno il 16 agosto. Nel 1796 la statua, come quella del cane che l'accompagna, venne rivestita con lamine d'argento, ma le lamine del metallo prezioso sono state trafugate in uno dei tanti furti subiti dalla Chiesa.
Accanto alla cappella si trova il monumento in marmo di Mario De Cristofaro.
Nell'intradosso della volta che copre la navata centrale è dipinta su tela una grande scena con San Rocco tra gli appestati (1929) opera del catanese Alessandro Abate (1867-1953). Sulla stessa volta è visibile un affresco con scena biblica (il Trionfo di Davide) di dimensioni più piccole, forse eseguito dallo stesso pittore, che nel 1933 realizzò anche il quadro con l'allegoria dell'Abbondanza, che attualmente si trova conservato nel salone dei ricevimenti di Palazzo De Cristofaro.
Alla seconda metà del XVIII secolo sono ascrivibili altre opere come le tele dell'Annunciazine e dell'Addolorata collocata sotto il Crocifisso ligneo firmato dall'artista di Militello Nicola Mancuso e datata 1790; infine la statua della Madonna del Rosario.
Ai primi del Novecento sono ascrivibili due tele del pittore romano Pietro Gabrini, il Compianto sul Cristo morto e Sant'Agnese e le figlie di Maria. Nel catino absidale si trova l'affresco del Christus rex mundi, dell'artista di Militello Giuseppe Barone realizzato nel 1947; i medaglioni posti nel soffitto del presbiterio raffigurano San Rocco mentre quelli posti nei lati raffigurano San Pietro e San Paolo. La chiesa conserva inoltre una dipinto che raffigura la Madonna del divino amore, copia del celebre dipinto di Raffaello, ed alcuni monumenti funebri in marmo tra cui quello di don Mario De Cristofaro (1830-1867), e la lapide marmorea posta nel 1810 in ricordo dell'arciprete Ercole Gentili. Il presbiterio, sopraelevato da tre gradini, conserva l'antico altare maggiore, costituito da due registri sovrapposti; dietro al quale è posto l'organo a canne ottocentesco.
Nei locali della Chiesa, oltre ai preziosi paramenti sacri e ai pochi calici e ostensori in metallo prezioso risparmiati dai ladri, si custodiscono altre sculture e altre tele di un certo valore (tra gli altri, alcuni ritratti del pittore scordiense Giuseppe Barchitta), nonché un archivio di grandissima importanza documentaria.