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::necropoli-di-pantalica»L'età di Pantalica Nord » Storia

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Ove son or le meraviglie tue
O regno di Sicilia? Ove son quelle
Chiare memorie, onde potevi altrui
Mostrar per segni le grandezze antiche?


(Dal Fazello - Storia di Sicilia,
deca I,lib. VI,cap.I)



Piantina



A questo periodo appartengono le necropoli Nord e Nord-Ovest e una parte della necropoli Sud. Vi rientrano la necropoli della Montagna di Caltagirone, una parte delle tombe del Dessueri, almeno un corredo tombale della Rocca di Paternò, le capanne del Sabbucina. Testimonianze di quest'età sono state trovate anche sul San Mauro di Lentini.
Il primo stanziamento sul sito di Pantalica è dovuto a genti portatrici di una facies culturale che è quella caratterizzata dalla ceramica dello stile di Thapsos.
Se per l'inizio della fase culturale di Pantalica I possiamo accettare la data di Ellanico del 1270 circa a. C. e per la sua fine quella dataci da Tucidide del 1050 a. C., la sua durata è stata di più di due secoli.
Questo periodo è caratterizzato da una ceramica tecnologicamente assai progredita, a superficie monocroma rossa lucida, con decorazione fatta da fasce di solchi sottili ravvicinati verticali. Le forme di essa, col frequente ricorrere di altissimi steli tubolari, ma anche con la tendenza verso colli alti e sottili, rappresentano l'evoluzione dei tipi che già caratterizzavano lo stile di Thapsos. Altre forme sono evidenti imitazioni di prototipi micenei, soprattutto del Miceneo III C.
Di ispirazione micenea sembrano gli anelli d'oro, decorati sul castone con la treccia e con l'occhio apotropaico o col pesce. La stessa impronta micenea troviamo nei bronzi: spade e specchi. Fra i nuovi tipi della bronzistica sono le fibule che prendono una larga diffusione nell'abbigliamento. I tipi di fibule caratteristici di questa età sono quelli ad arco di violino e ad arco semplice con noduli agli estremi.
Le più antiche tombe di Pantalica presentano specchi rotondi, coltellini col manico fuso insieme alla lama a fiamma, spade, rasoi a forma di nastro con lati lievemente concavi.
La grande quantità di oggetti di bronzo che si ritrova in ogni tomba di quest'età indica chiaramente che il metallo non era più una cosa rara, come avveniva ancora nell'età di Thapsos, quando era riservato per le armi e per pochi oggetti di ornamento, ma era entrato ormai largamente nell'uso quotidiano.
Lo stato di pericolo, che ha determinato la brusca interruzione della vita civile nella fascia costiera e obbligato le popolazioni indigene a cercare scampo rifugiandosi in posizioni più atte alla difesa, può essersi attenuato col tempo. Può essere iniziata una fusione fra invasori e indigeni, si è determinata senza dubbio la formazione di nuovi equilibri, di una nuova economia, alla quale i diversi fattori e le diverse forze in gioco hanno contribuito.
Intanto nel corso dei due secoli corrispondenti al periodo di Pantalica I si sviluppano intorno a questa piccola capitale alcuni minori centri satelliti, che gravitano senza dubbio su di essa. Uno di questi è Rivettazzo in territorio di Solarino. Un altro è situato su un piccolo sperone roccioso che si protende sul fondo del vallone di S. Giovanni in Territorio di Ferla alla confluenza di due torrentelli. Un terzo potrebbe essere quello di Palazzolo Acreide, attestato dalla necropoli di tombe a grotticella artificiale della Pinita, aperte nelle balze che stanno di fronte al sito della greca Akrai. Si tratta quindi sempre di insediamenti in zone montane circostanti a Pantalica, il cui sito è scelto soprattutto in considerazione delle esigenze di sicurezza e di difesa.
Le tombe della necropoli NORD sono costituite da circa 5.000 tombe a grotticella artificiale sono scavate nelle balze rocciose di tenero calcare, che danno ad esse l'aspetto di immensi alveari. Sono caratterizzate da una cameretta, a forma di forno, spesso singola (1), ma diverse volte è multipla (2), con le celle disposte anche su diversi piani.