Ove son or le meraviglie tue O regno di Sicilia? Ove son quelle Chiare memorie, onde potevi altrui Mostrar per segni le grandezze antiche?
(Dal Fazello - Storia di Sicilia, deca I,lib. VI,cap.I)
Area archeologica di Monte San Mauro - Caltagirone
L'Area archeologica di Monte San Mauro sorge a pochi chilometri a Sud di Caltagirone, in una conca che si apre in forma di anfiteatro digradando dolcemente verso il fiume Maroglio, sui fianchi di un sistema di cinque colline da cui si domina la Valle del Signore e la Piana di Gela. Le alture misurano dai 500 ai 550 m s.l.m. e conferiscono alla contrada un'ottima posizione strategica per il controllo del territorio circostante. Tali caratteristiche spiegano la frequentazione del sito in età preistorica e protostorica e la scelta da parte di gruppi di cultura greca per lo sviluppo di un vero e proprio centro, la cui identificazione resta, tuttavia, ancora incerta. Nessuna, infatti, delle proposte di identificazione (E. Pais ed altri hanno pensano a Galaria o Galarina; P. Orsi ad Omphake; D. Seminerio a Maktorion) ha trovato finora conferma. In ogni caso, resta indubbia l'importanza che il centro, sorto in questa contrada a partire dalla fine del VII secolo a. C., rivestì nei traffici commerciali ed in genere culturali, direttamente influenzati dal grande centro greco di Gela, che si irraggiavano verso l'interno e le altre città greche di area calcidese e siracusana. Il sito sembra essere stato abbandonato a seguito di distruzione violenta, forse ad opera dei Geloi guidati da Ippocrate, come fanno pensare le diffuse tracce di fuoco riscontrate nell'area. La storia della ricerca archeologica nell'area di Monte San Mauro è piuttosto recente. Sottoposto a veri e propri saccheggi a partire dall'800, con conseguente dispersione dei materiali nei mercati antiquari di tutto il mondo, il sito è stato oggetto di scavi regolari operati solamente da P. Orsi e, dopo gli interventi di ricognizione, a partire dal 1970.
Il sito comprende cinque colli disposti a ventaglio sulle vallate dei fiumi Signore e Maroglio su cui si insediò un centro abitato dell'età del bronzo. Per visitare l'area degli scavi si può imboccare via Porto Salvo, dietro S. Maria di Gesù.
Il centro indigeno venne occupato tra la fine del VII secolo a.C. da coloni greci che si dedicavano all'agricoltura e al commercio. Per l'identificazione del centro abitato è stata proposta quella con la colonia calcidese di Euboia
COLLI nn. 1-2
Il ritrovamento archeologico più rilevante è costituito da un cospicuo nucleo di materiali architettonici in terracotta dipinta pertinenti alla decorazione esterna di un sacello arcaico effettuato da P. Orsi nel 1903. Si tratta di frammenti di geison, sima e gocciolatoi dipinti in giallo chiaro, bruno e rosso, con decorazioni recanti i motivi della tenia intrecciata, del meandro, della svastica, della scacchiera e del kymation dorico con foglie a forma di lyra. Tali frammenti trovano confronto in esemplari rinvenuti a Gela, Siracusa, Selinunte ed Olimpia (Grecia) e si possono datare intorno alla fine del VI sec. a. C. A queste acquisizioni si sono aggiunti frammenti di palmette a doppia fronte e di kalypteres egemones ritrovati nel corso di indagini più recenti. Non sembra di poter dubitare dell'appartenenza di tali ritrovamenti ad un edificio templare riccamente decorato costruito con materiali misti - pietra per il basamento, legno e pietra per l'elevato cui venivano fissate con chiodi le lastre fittili di rivestimento - e dotato di ricco fastigio fittile decorato. Va segnalato inoltre il ritrovamento, da parte di P. Orsi, a circa 200 m dal luogo in cui presumibilmente doveva sorgere il tempio, di un deposito votivo costituito da statuine femminili votive.
Ai piedi dei colli 1 e 2 è stata individuata una necropoli utilizzata tra il VII e il IV secolo a.C.
Sui colli 1 e 2 è stato rinvenuto un nucleo di terrecotte architettoniche dipinte pertinenti alla decorazione di un sacello arcaico, che trovano confronti con materiali di Gela, di Siracusa, di Selinunte e di Olimpia in Grecia.
COLLE n. 3
Nel corso delle prime ricognizioni P. Orsi poté individuare un sistema di mura difensive a tratti intervallate da spuntoni di roccia lungo il ciglio settentrionale e nord-occidentale del colle. Le indagini dirette da U. Spigo hanno consentito inoltre di chiarire l'organizzazione dell'abitato sul versante Sud e sulla vetta del colle sulla cui cima sono state anche rinvenute strutture ellittiche pertinenti ad abitazioni indigene (una datata tra la seconda metà dell'VIII e la prima metà del VII secolo a.C.).Sono state scavate abitazioni di pianta quadrangolare ripartita in un grande vano rettangolare aperto verso l'esterno e generalmente rivolto a Sud, sul quale si affacciano due altri vani quadrati più piccoli, in molti casi dotati di sopraelevazione, come sembrerebbe lasciare pensare l'ampio strato di crollo osservato in molti casi. Di particolare interesse è la presenza di grandi pithoi per la conservazione di derrate alimentari che, in qualche caso, in considerazione del numero elevato, hanno fatto pensare ad ambienti destinati ad attività commerciali ed artigianali. Sul colle è stata ipotizzata,pertanto, la presenza dell'acropoli. Sulle pendici del colle 3 è stato rinvenuto un nucleo abitativo della prima metà del VI secolo a.C., di cui si ipotizza la distruzione in occasione della spedizione antisiracusana del tiranno di Gela Ippocrate (tra il 498 e il 482 a.C.). Le abitazioni presentano un vano di ingresso più ampio, aperto verso sud, sul quale si affacciano tre vani minori affiancati, secondo modalità che si ritrovano anche in altri siti della Sicilia greca, come Naxos e Megara Iblea. è possibile che i vani minori avessero anche un piano superiore, data la presenza in alcuni casi di consistenti strati di crollo. All'interno di queste case è stata rinvenuta una grande quantità di ceramica, dai grandi contenitori per l'immagazzinamento di sementi, ai crateri attici.
Alcuni saggi effettuati nel 1904 avevano portato l'archeologo P. Orsi alla scoperta di un edificio, di pianta rettangolare, diviso in due da un muro di terrazzamento costruito con blocchi e sfaldature irregolari di pietra locale connessi con pietrame e terra. Sui lati corti P. Orsi individuò tracce dell'esistenza di ante.
Lo studioso aveva identificato tale edificio - che datava all'VIII sec. a. C. per la presenza di ceramica del III periodo siculo presso le fondazioni- con l'abitazione di un principe locale, ben diversa per dimensioni e struttura dalle povere capanne del villaggio circostante e in seguito riutilizzata dai coloni greci. Di diversa opinione D. Adamesteanu che, confrontando l'edificio con l'esempio analogo esistente presso Monte Bubbonia, ha ritenuto invece si trattasse di un edificio sacro, un piccolo sacello databile alla fine del VII sec. a. C. e pertinente alla città indigena influenzata dalla colonia greca di Gela, come dimostrerebbe anche il confronto con l'Athenaion di questa città.
Gli scavi ripresi da U. Spigo nel 1983 hanno permesso di precisare la pianta dell'edificio in questione, rivelando la presenza di un ambiente attiguo al lato corto occidentale ed, accanto a questo, anche di un successivo vano sopraelevato di tre gradini, dotato di una lunga banchina che dovevano costituire un magazzino pubblico. Questo vano risultò caratterizzato dalla notevole presenza di frammenti ceramici pertinenti a stoviglie e vasi destinati a contenere derrate alimentari, oltre che di fuseruole, numerose anfore per il trasporto di merci da tutto il mar Mediterraneo, pesi da telaio e macine in pietra lavica. Tali acquisizioni lasciano aperta la discussione relativa alla destinazione d'uso, nonché alla datazione, dell'edificio in esame che può farsi risalire nel suo impianto tanto alla fase sicula quanto a quelle iniziali dello stanziamento greco. Nei pressi erano stati rinvenuti inoltre i frammenti di una tavola in bronzo contenente il testo di una legge sull'omicidio. Ai piedi del colle n. 3, sul predio Barravecchia, negli anni 1903-1904, fu scavata da P. Orsi una necropoli del VII-VI sec. a. C. Furono scoperte 58 tombe, molte delle quali già spogliate dai contadini. La tipologia sepolcrale comprendeva sepolture in dolio o in anfora, "alla cappuccina",o a "cassa" foderate da lastre, o a fossa semplice. Da San Mauro provengono, inoltre, interessanti terrecotte architettoniche dipinte conservate attualmente nel Museo Archeologico di Siracusa ed il noto rilievo con sfingi affrontate e scene di danza esposto nel locale Museo Regionale della Ceramica.