Ove son or le meraviglie tue O regno di Sicilia? Ove son quelle Chiare memorie, onde potevi altrui Mostrar per segni le grandezze antiche?
(Dal Fazello - Storia di Sicilia, deca I,lib. VI,cap.I)
Chiesa Madre-Corleone
La chiesa Madre, dedicata a San Martino Vescovo di Tours, è di origine trecentesca, ma venne ampliata nei secoli successivi, per assumere l'aspetto attuale nel XVIII secolo allorché venne affrescata la grande cupola con splendidi decori dall'artista Carmelo Salpietra 1783 e poi da Giuseppe Genzardi 1854. Al suo interno sono presenti tre navate di cui quella centrale è totalmente affrescata e conserva un coro e un transetto impreziositi da intagli eseguiti tra il 1840 e il 1913.
Il prospetto principale, serrato tra due campanili, risulta a due ordini sovrapposti, raccordati da lisce volute, e definite da doppie lesene con capitelli corinzi. La sua costruzione è passata attraverso vicende lunghe e travagliate. Infatti, al primitivo impianto medievale (sec. XIII), s'è venuta a sostituire l'attuale configurazione neoclassica, su progetto dell'architetto-sacerdote Antonio Romano (1786).
L'impianto basilicale è a tre navate divise da pilastri con archi centrici, abside semicircolare e cupola a tamburo finestrato all'innesto del transetto con la nave centrale, la chiesa di San Martino presenta un'architettura fredda ed accademica, nonostante il tentativo di riscatto decorativo da parte di pitture e stucchi dovuti alla mano di diversi artisti, tra cui il corleonese Carmelo Salpietra, allievo di Vito D'Anna, che eseguì nel 1783 i Quattro Evangelisti dei pennacchi della cupola (poi restaurati da Giuseppe Gensaldi nel 1854), e Francesco Fazione, autore degli affreschi della nave centrale, terminati nel 1913.
Nelle navate laterali si aprono cinque cappelle per ciascun lato, ornate di quadri e sculture di un certo pregio, fra cui, a parte il piccolo rilievo gaginiano in marmo bianco del Battesimo di Gesù, entro edicoletta con arco a tutto sesto (cappella del Battistero), va segnalata la bella statua marmorea della Madonna col Bambino (detta del Soccorso), nell'altare della absidiola destra, con rilievi nel plinto (Natività, Angelo Gabriele, Vergine Annunciata), caratterizzata dalla resa plastica del panneggio e dalla raffinatezza del volto e delle mani della Vergine. Per tale statua le fonti locali riportano la data di esecuzione: Antonello Gagini, il quale peraltro eseguì per la città di Corleone una statua della Madonna col Bambino del 1528 per il monastero normanno della Maddalena e ora custodita nella Galleria Regionale di Palazzo Abatellis a Palermo.
La Chiesa custodisce numerose opere d'arte provenienti da altri edifici sacri, oggi non più esistenti.
Le due tele agli altari del transetto, reffiguranti San Leoluca e San Bernardo da Corleone, sono opere di Fra Felice da Sambuca (1734-1805). Ai modi di Vincenzo La Barbera è da riferire il quadro di "Santa Rosalia che prega per Corleone".Vi consigliamo di soffermarvi anche su San Giovanni Evangelista che scrive l'Apocalisse e sulla tela raffigurante San Domenico in Soriano, firmata da Girolamo Paladino nel 1624. All'interno della Chiesa Madre vi sono poi due sale museali dove è possibile osservare altre tele e argenteria.
Tra le sculture lignee vanno segnalate talune statue dorate e/o policrome, con motivi decorativi ad estofados, d'impianto classicista-cinquecentesco (San Sebastiano del 1600 , San Biagio, S. Ludovico, S. Apollonia e S. Filippo d'Agira, cinquecentesco, in legno dorato), ma soprattutto il maestoso gruppo in legno intagliato e dorato della Madonna dell'Itria nella terza cappella destra (ante 1588), proveniente dalla chiesa eponima, opera attribuita al Ferraro e al Buttafuoco tra il 1599 e il 1600, intagliatori influenzati dalla scuola dei Lo Cascio da Chiusa Sclafani. Un capolavoro dell'arte lignaria dei cugini Giuseppe Li Volsi junior da Nicosia è, poi, il coro in noce intagliato e intarsiato del 1584 e una tavola con l'adorazione dei magi attribuita a Tommaso De Vigilia. . A due ordini di scanni, disposti sulle due pareti laterali del presbiterio, presenta motivi decorativi tratti dal repertorio manieristico, quali grottesche ed elementi fitomorfi e zoomorfi.
Come già accennato, tra le opere pittoriche, a parte le due grandi pale d'altare delle ali del transetto, raffiguranti San Leoluca che salva la città di Corleone dalla peste (a sinistra) e la Comunione del Beato Bernardo (a destra), vanno segnalate le tele di San Giovanni che scrive l'Apocalisse (prima cappella a destra), firmata e datata dal manierista fiammingheggiante Hieronimus Rizzat (1600), della Madonna del Rosario con i 15 misteri (quarta cappella a destra); di Santa Rosalia che prega per la città di Corleone (nella sacrestia), della cerchia di Vincenzo la Barbera; di S. Francesco che riceve le stimmate, ascrivibile ad Orazio Ferraro. Una menzione a parte merita la tavola dell'Adorazione dei Magi di cui il Pugliatti dice che “l'aspetto ibrido non consente di riconoscervi un autore” nonostante riporti una firma attribuibile a V. Romano.
La chiesa di san Martino accoglie numerosi mausolei di corleonesi illustri, tra i quali vanno segnalati quelli in marmo bianco del patriota Francesco Bentivegna (seconda cappella sinistra) e del giureconsulto Emanuele Cammarata (ala destra del transetto), opera di Rosolino La Barbera, allievo prediletto del Villareale.
Nella sacrestia, inoltre, si conserva un vero e proprio patrimonio d'arte comprendente un imponente Crocifisso in legno nero di fattura bizantina del XIV secolo, una Sacra Famiglia con S. Gioacchino e S. Anna; una Madonna col Bambino tra i Santi Giovanni Battista e Pietro Apostolo, della scuola di Tommaso de Vigilia; un S. Domenico di Guzman con firma e data di Hieronimus Paladinus (1624); nonché la grande pala d'altare raffigurante "L'approvazione della regola Francescana", del fiammingo novellesco Geronimo Gerardi (1647), proveniente dalla chiesa dei cappuccini.
Sempre in sacrestia si conservano innumerevoli pezzi di oreficeria e paramenti sacri, numerosi volumi dell'archivio storico della Chiesa Madre, varie preziose suppellettili liturgiche, tra le quali vanno ricordati due pezzi davvero singolari: una cassetta reliquario d'argento, con data (1401) e nome del donatore (notaio Giovanni de Camerana), dotata di speciale declinazione tra goticità e classicismo rinascimentale, e un turibolo d'argento cesellato, sbalzato e traforato, a sviluppo architettonico, di gusto tardo-gotico, opera di argentiere palermitano della fine del XV secolo. Da segnalare anche alcuni paliotti (nel presbiterio), con ricami in oro e argento e applicazioni di perle su velluto rosso, opera degli ambienti monastici femminili della città (benedettine, secoli XVII-XIX). Nel coretto, infine, si possono ammirare oltre una ricca collezione di paramenti sacri, numerose opere di fra Felice da Sambuca, provenienti dalla chiesa dei Cappuccini, concepiti quasi come una cantata popolare per immagini, tra le quali si segnalano i quattro Ritratti dei dottori della chiesa, per la loro qualità artistica, e il Miracolo del Beato Bernardo, caratterizzato dall'aspetto fortemente caricaturale dei personaggi.