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Chiesa del SS. Salvatore - Gangi
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::Chiesa del SS. Salvatore a Gangi » Storia

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Ove son or le meraviglie tue
O regno di Sicilia? Ove son quelle
Chiare memorie, onde potevi altrui
Mostrar per segni le grandezze antiche?

(Dal Fazello - Storia di Sicilia,
deca I,lib. VI,cap.I)



Chiesa del SS. Salvatore - Gangi

Chiesa del SS. Salvatore - Gangi




Sorta in epoca imprecisata come chiesa di San Filippo, l'edificio assunse il titolo del SS. Salvatore nel 1619 a seguito del trasferimento della confraternita omonima dalla vecchia chiesa del Salvatore (già esistente e documentata alla fine del Trecento) alla chiesa di San Filippo: ciò fu possibile grazie a un accordo fra le due confraternite che consentì di ultimare i lavori già avviati nella chiesa dedicata all'Apostolo[35]. Nel corso del Settecento l'edificio venne nuovamente ristrutturato, assumendo la configurazione attuale con gli ultimi interventi nei primi decenni dell'Ottocento. La facciata di prospetto volge ad oriente ed è ornata da un portale, portante incisa sulla chiave dell'arco la data 1849; l'altro ingresso laterale presenta un artistico portale del XVII sec.
A sinistra della facciata, si innalza il campanile con base ad intaglio, sormontato da guglia conica, rivestita da maioliche trilobate a colori vivaci, con croce in ferro alla sommità. La chiesa presenta un'unica navata con colonne laterali intermedie tra gli altari. Al suo interno custodisce alcune opere di autori locali, siciliani e napoletani: tra queste "Lo Spasimo di Sicilia" (1612), opera del pittore gangitano Giuseppe Salerno, noto con lo pseudonimo di Zoppo di Gangi; sull'altare maggiore, riccamente decorato, un Crocifisso ligneo attribuito a Frate Umile da Petralia (fa da sfondo un dipinto con le pie donne, di anonimo); una statua lignea dell'Angelo Custode (1812) e una di San Filippo Apostolo (1813) dello scultore gangitano Filippo Quattrocchi, un San Francesco di Paola attribuito allo scultore napoletano Lorenzo Cerasuolo, un Ecce Homo e il gruppo della Trasfigurazione sul monte Tabor documentato allo scultore Paolo Pellegrino che lo realizzò nel 1598. La volta è stata affrescata da Salvatore De Caro nel 1816: purtroppo gran parte degli affreschi sono stati persi a causa di un terremoto che ha costretto a ricostruire la volta della navata, mentre rimane intatto l'affresco dell'abside rappresentante il Sacrificio di Isacco.




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