Ove son or le meraviglie tue O regno di Sicilia? Ove son quelle Chiare memorie, onde potevi altrui Mostrar per segni le grandezze antiche?
(Dal Fazello - Storia di Sicilia, deca I,lib. VI,cap.I)
Abbazia di Gangi
Venne edificata come monastero benedettino di Santa Maria di Gangi Vecchio nel 1363 nella contrada omonima, pochi chilometri a sud-est di Gangi, su un insediamento di età imperiale e tardo imperiale (secoli I-IV d.C.), evolutosi in un modesto casale in età bizantina e medievale. Nel 1413 il monastero venne elevato ad abbazia e fino al 1654, anno del definitivo trasferimento dei monaci a Castelbuono, rimase l'unica realtà monastica benedettina della Sicilia centro-settentrionale[32]. L'abbazia venne completamente ristrutturata a partire dalla metà del Cinquecento, sulla scia delle trasformazioni dovute alle indicazioni scaturite dal Concilio di Trento (1545-1563): a questo periodo si deve, oltre alla riconfigurazione del monastero e del chiostro interno (non più esistente), la realizzazione del portale bugnato dovuto al fabbriciere di origine longobarda ma residente a Castelbuono mastro Bernardino Lima. Nel refettorio venne realizzato un ciclo di affreschi nel 1577 dal pittore e scultore ennese Pietro de Bellio, in parte conservati[33]. Nel 1654 l'antico cenobio venne abbandonato dai monaci che, su sollecitazione del marchese di Geraci, si trasferirono nel monastero di Santa Maria Annunziata di Castelbuono fatto costruire appositamente per loro. Nel 1783 l'antico monastero pervenne alla famiglia Bongiorno che ne fece una casina di campagna: al periodo risale l'artistica fontana del cortile esterno. Nella metà dell'Ottocento il complesso cambiò nuovamente proprietario divenendo masseria agricola e residenza privata. Sul portale cinquecentesco campeggia una scultura in pietra raffigurante un'aquila bicipite con corona imperiale e uno scudo sul petto dal quale è stato asportato l'emblema araldico: si tratta della testimonianza del pernottamento, la notte fra il 15 e il 16 ottobre del 1535, dell'imperatore Carlo V in occasione della sua traversata della Sicilia dopo la vittoria di Tunisi.