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Palazzo Bongiorno - Gangi
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Ove son or le meraviglie tue
O regno di Sicilia? Ove son quelle
Chiare memorie, onde potevi altrui
Mostrar per segni le grandezze antiche?

(Dal Fazello - Storia di Sicilia,
deca I,lib. VI,cap.I)



Palazzo Bongiorno - Gangi

Palazzo Bongiorno - Gangi




Il Palazzo Bongiorno, poi Li Destri, è un edificio del secolo XVIII, sito tra il Corso Umberto a nord e la Salita Matrice a sud, nei pressi della Piazza del Popolo e occupava l'intero isolato. è una delle strutture più belle di architettura settecentesca delle Madonie e dell'area metropolitana.
La costruzione della sontuosa abitazione dei Bongiorno, baroni del Cacchiamo e marchesi di Eschifaldo, venne iniziata, tra la fine degli anni Quaranta e la prima metà degli anni Cinquanta del 1700, dal barone del Cacchiamo Francesco Benedetto Bongiorno.
Dal 1967 l'edificio è stato acquistato dal Comune di Gangi, che ne ha fatto la propria sede di rappresentanza, ed ospita la sala dove si svolge il Consiglio Comunale.
Oggi l'antico edificio si presenta piuttosto trasformato; benché conservi ancora la struttura originaria, non esiste più l'ampia terrazza che si affacciava sulla piazza né il corpo centrale che volgeva sul giardino pensile.
La struttura consta di tre piani posti longitudinalmente su due ali, con al centro un giardino pensile. Originariamente il piano terra era adibito a magazzino/deposito, il secondo piano agli ambienti di servizio e l'ultimo a dimora della Famiglia.
A seguito dei restauri, la struttura è stata parzialmente modificata e i piani inferiori sono adibiti a sede del Giudice di Pace. Nell'ala est vi sono vari locali, alcuni dei quali dati in affitto per attività di impresa.
All'interno, le stanze del primo piano non presentano decorazioni di rilievo artistico, mentre al piano superiore, il piano nobile del palazzo, vi sono dipinti su tutte le volte: allegorie di soggetto sia sacro che profano (La Modestia, La Clemenza, Il Tempo), racchiusi in un'elaborata cornice architettonica che si arricchisce di mascheroni, cartocci e medaglioni con vedute paesaggistiche. Alcune allegorie sono di ispirazione massonica (si pensi, ad es., alla figura feminile che tiene in mano un compasso).
Le decorazioni della segreteria e della libreria, della cappella, della sala ricevimenti, delle camere da letto e dei bagni vennero affidati al pittore romano Gaspare Fumagalli (aiutato dal suocero Pietro Martorana), attivo a Palermo intorno alla metà del XVIII secolo, che realizzò gli affreschi fra il 1756 e il 1759, firmandoli (Gaspar / Fumagalli / Romanus).
Come risulta da un documento notarile dell'epoca, fu lo stesso barone Francesco Benedetto Bongiorno ad affidare i lavori al Fumagalli e a concertare con lui le icone dei sette dipinti degli affreschi delle volte, che presentano evidenti simboli giansenisti, alchemici e massonici, e anche della piccola saletta del Tabernacolo.
Il palazzo è noto e rinomato proprio per tali affreschi e per essere stato la sede dell'Accademia giansenista degli Industriosi di Gangi. Il barone Francesco Benedetto Bongiorno, che fondò e protesse l'accademia, fece costruire e affrescare il palazzo proprio per mettere tale accademia in rete con le accademie palermitane del Buon Gusto, degli Ereini e degli Agricoltori Oretei, con la famiglia del principe Moncada di Calvaruso e con la famiglia dei tre fratelli Benedettini Di Blasi, in modo particolare con Gabriello Maria.
Considerata l'accademia più importante di tutte le Madonie, centro di cultura che abbracciava tutti i campi dell'arte di quel tempo, accoglieva grandi uomini di cultura legati alla massoneria, oltre a vari esponenti del clero e del mondo laico. Numerosi riferimenti a principi e concetti massonici settecenteschi sono contenuti anche nelle "Rime degli Industriosi" (libro a stampa pubblicato a metà Settecento dalla omonima accademia).
Gli Agricoltori Oretei Bonajuto (Bernardo) da Trapani, Carì (Sac. Dottor Francesco) da Palermo, Leanti e Grillo (Arcangiolo) da Palermo, Sarri (Gaetano) da Palermo, di Gregorio e Russo (Sac. Dottor Giuseppe) da Palermo, Marini (Niccola) da Palermo (Niccolò Marino), tutti Massoni, e Platamone (Michele) da Palermo, Duca di Cannizzaro, figlio del Massone Baldassarre Platamone Cannizzaro, dopo la cessazione delle attività della loro accademia palermitana, transitarono nell'Accademia degli Industriosi di Gangi e presero come loro "duce" il barone Francesco Benedetto Bongiorno, come dichiara lo stesso Francesco Carì in un sonetto del 1769 (in Rime degli Accademici Industriosi di Gangi). Il primo protettore forestiero dell'accademia gangitana, Accademico Industrioso per volontà del barone Francesco Benedetto Bongiorno, che ne era il protettore e mecenate locale, fu Tommaso Moncada, domenicano, arcivescovo di Messina, Patriarca di Gerusalemme, Regio Consigliere a latere del re di Napoli e di Sicilia, fratello maggiore di Guglielmo Moncada principe di Calvaruso, uomo di fiducia del Gran Maestro di tutte le Logge massoniche napoletane Raimondo de' Sangro, nonché Maestro Venerabile della "Loggia Moncada" e Gentiluomo di Camera con Esercizio del re di Napoli e di Sicilia. Alla sua morte, gli subentrò il benedettino Gabriello Maria Di Blasi, uno tra i più potenti giansenisti dell'isola, anche lui Accademico Industrioso per volontà del barone Francesco Benedetto Bongiorno. Dopo l'Editto Regio e la bolla papale di scomunica della Massoneria, alcuni Massoni siciliani continuarono le loro attività, per alcuni anni, dapprima all'interno dell'Accademia degli Agricoltori Oretei di Palermo e dopo all'interno dell'Accademia degli Industriosi di Gangi. Gli affreschi del palazzo, unitamente alle sette opere fatte stampare dall'Accademia degli Industriosi di Gangi e al altri documenti, esprimono e mostrano questa fitta rete di relazioni massoniche, gianseniste e alchemiche e, in modo particolare, sono una chiara testimonianza del sistema massonico "operativo" del principe Raimondo de' Sangro. Da qui la loro importanza.
Ciò emerge, in modo particolare, dall'affresco del "Decoro" del palazzo che è stato messo in relazione, da una recente ricerca, con la statua del "Decoro" della Cappella Sansevero di Napoli e con l'icona del "Decoro" dell'Iconologia di Cesare Ripa, fatta rieditare proprio da Raimondo di Sangro, a cura dell'abate Cesare Orlandi.
Già nel 1986, Siracusano aveva osservato che Gaspare Fumagalli, nell'affrescare Palazzo Bongiorno, si era ispirato agli affreschi del Maratta e del Chiari di Palazzo Altieri, a Roma. L'affresco "Clementia Mundi" di Palazzo Bongiorno, che reca la firma del pittore, infatti è una copia, con modifiche anticurialiste, episcopaliste, massoniche e alchemiche, dell'affresco della Clemenza di Palazzo Altieri. Nel 1998, Bongiovanni aveva osservato che, nelle decorazioni almeno di un affresco di Palazzo Bongiorno, Fumagalli si era rifatto esplicitamente all'Iconologia di Cesare Ripa. Si tratta dell'affresco "Bonam Ortu Diem" che raffigura le tre fasi Nigredo - Albedo - Rubedo dell'Opus Magnum alchemico. Ecco cosa scrivevano Maria Concetta Di Natale, Elena Lentini e Guido Meli, nel 1992, circa l'affresco del "Decoro" di Palazzo Bongiorno: «La scena che si rifà al Decoro vede sdoppiata in due figure la sua rappresentazione, come peraltro sembra suggerire il cartiglio mostrato da un puttino in basso che reca la scritta "Sic floret decoro decus". Elementi simbolici inerenti sono nell'una la pelle di leone e la gamba destra con un coturno, nell'altra la ricca veste, la corona di amaranto sul capo e il piede sinistro con lo zoccolo».
Note del dott. Francesco Paolo Pinello

Nel 1828 si estingue il casato dei Bongiorno. Don Carmine, ultimo discendente, lascia tutti i propri beni all'Arcivescovato di Palermo.
Nel 1856, i baroni Li Destri acquistano il palazzo ad un'asta. La facciata di prospetto volge a sud-est, e si presenta in eleganti linee architettoniche, ornata da un cornicione superiore e da due pilastri laterali in pietra intagliata, da una doppia fila di balconi con ringhiere in ferro battuto, ad anse ricurve, con rosoni, ed infine da ampio portale.
Dal 1967, come già detto, l'edificio viene acquistato dal Comune di Gangi.
Nei primi anni degli anni ottanta si svolgono alcuni lavori di restauro e di consolidamento e un ulteriore intervento ha riguardato l'ala nord.
Il piano che ospitava l'Accademia è rimasto immutato, con i suoi affreschi, i lampadari in vetro di Murano le sue inferriate in ferro battuto ecostituisc una tappa obbligatoria per tutti coloro che vogliono immergersi nella storia del Borgo.

Palazzo Bongiorno
Orari-aperto tutti i giorni escluso il lunedì:
mattina: 09,00 - 13,00
pomeriggio: 15,30 - 19,30
Telefono: 0921/644076-1-232




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