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Ove son or le meraviglie tue
O regno di Sicilia? Ove son quelle
Chiare memorie, onde potevi altrui
Mostrar per segni le grandezze antiche?

(Dal Fazello - Storia di Sicilia,
deca I,lib. VI,cap.I)



Castello dei Conti di Modica

Castello dei Conti di Modica

Corso Francesco Crispi,



Posto sulla sommità di uno sperone roccioso ha costituito per secoli un vero e proprio monito per i nemici, una difesa naturale per la Capitale della Contea. Nato come fortificazione rupestre, è stato modificato in varie epoche dall'VIII al XIX sec., ma la frammentaria documentazione finora acquisita per la rocca del Castello non consente di poter formulare un quadro insediamentale completo nel corso della storia locale. All'esterno rimane una torre poligonale del XIV sec. Il Castello dei Conti, così come si presenta ad oggi, è il frutto di una massiccia ricostruzione che ha interessato le sue strutture non solo dopo il terremoto, ma, soprattutto, dopo il 1779. Il progetto per la ricostruzione della abitazione dell’allora Governatore della Contea fu realizzato dal magistrum Ignazio Scifo. Nel nuovo progetto il palazzo viene ad occupare quasi per esteso l’area settentrionale della rocca, doveva essere affiancato alla chiesa e posto di fronte alla Concelleria. Il portale d’ingresso che immetteva nell’atrio era particolarmente curato. Nell’atrio era prevista una pavimentazione con basole di pietra quadrate poste a scacchiera di colore nero e bianco, con una scala pavimentata in lastre di pietra pece nera che si sviluppava intorno ad un colonnato con capitelli. Dalla scala si accedeva alla casa del Governatore che era formata da undici stanze, compresa di cucina e anticucina con una cisterna. I soffitti erano realizzati in canne e gesso e pavimentate con pietra di Scicli, il camerone era pavimentato con mattoni di Valenza. Le stanze erano sostenute da undici dammusi le cui fondamenta poggiavano sulla rocca. Ogni stanza doveva avere un balcone sostenuto da mensole decorate o con motivi antropomorfi. Lungo tutti i quattro lati del Palazzo correva un cornicione di ordine corinzio. La Cancelleria, formata da una saletta d’ingresso e da tre camere, una delle quali era adibita ad archivio per l’ingente mole di documenti prodotta nel corso dei decenni, era ubicata sul versante orientale dello sperone roccioso. Sul cortile inferiore si affacciava la residenza del castellano. Sotto la cucina di questa residenze era ubicata la sede degli alabardieri e, a lato, una cappella (presumibilmente dedicata a San Leonardo). In fase di ricostruzione si provvide anche all’adeguamento delle carceri distinte in carceri criminali, civili, per donne, galantuomini e fosse, nel 1825 fu aggiunto un carcere destinato alla detenzione degli ecclesiastici regolari o secolari. Nel medesimo cortile inferiore, oltre alle carceri, alla casa del castellano, alla sede degli alabardieri e alla cappella si affacciavano la camera di subizione (dove venivano custoditi cautelativamente i testimoni di rilievo per i processi) e la casa del boja.
Nel cortile interno è visitabile la recente chiesa della Madonna del Medagliere (1930, sorta sui ruderi della chiesa di S. Leonardo, a conforto dei carcerati fino al 1865), poi ciò che resta della chiesetta di S. Cataldo, più tre nicchie campanarie oggi murate all'esterno.
Crollate a causa del terremoto del 1693, o demolite perchè di intralcio allo sviluppo urbanistico moderno della zona, quasi nulla più resta delle 5 torri, delle 4 porte e della cinta muraria dell'antico maniero. Recentemente è venuto alla luce, e reso fruibile, un suggestivo cunicolo sotterraneo scavato nella roccia, che trapassa lo sperone roccioso su cui sorge il Castello: era un "passaggio di ronda" militare.
Schematizzando la distribuzione degli insediamenti nell’area dello sperone roccioso lungo 230 m. e largo 30 m. possiamo distinguere, al di sotto della abitazione del Governatore collocata nella parte settentrionale, un cortile superiore e uno inferiore. Nel cortile superiore si collocavano i locali amministrativi: cancelleria e archivio e la suddetta Chiesa di San Cataldo. La parte meriodionale dello sperone roccioso era occupata da quello che, in senso stretto, viene definito come Castello, ossia come fortilizio militare oltre che carcere (casa del castellano, stanza delle guardie, casa del boja, camera di subizione e carceri). Il cortile superiore era in collegamento con quello inferiore tramite una scala che passava sotto il camerone della cancelleria (grazie a questa scala si era creato un percorso diretto con uno dei luoghi della tortura posto a oriente della rocca). All’area meridionale della rocca si poteva accedere anche attraverso una scale posta lungo la strada pubblica e che immetteva direttamente al piano del cortile inferiore. A margine delle testimonianze fornite dal Carrafa e alle relazioni relative alla ricostruzione di fine Settecento, una precisazione va fatta. Con il temine rocca non va intesa solamente una emergenza fisica ma una fortificazione avente una complessa tipologia con permanenza sia di forze armate, sia, specie dal XIV secolo, ma gia in precedenza con Federico II, della residenza del Signore, oltre a cappelle, magazzini e prigioni. Non mancava a Modica un giardino e un frutteto di federiciano riferimento. La difesa del territorio non era affidata esclusivamente al Castello. Presidi e attrezzati punti di riferimento per i commerci marittimi erano le grandi torri sui caricatoi o scari a mare. Di esse, più rilevante, nella Contea di Modica, “l’ingens et magnifica” torre di Pozzallo. Dal Caricatoio di Pozzallo i Conti di Modica esportavano le 12.000 salme di frumento che provenivano dal canone che i sudditi pagavano per le terre concesse in enfiteusi e che i Conti avevano il privilegio di esportare in franchigia.




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