Ove son or le meraviglie tue O regno di Sicilia? Ove son quelle Chiare memorie, onde potevi altrui Mostrar per segni le grandezze antiche?
(Dal Fazello - Storia di Sicilia, deca I,lib. VI,cap.I)
Castello di Bolo
Il castello di Bolo, costruito con pietre locali malamente squadrate, era di forma stretta ed allungata ed occupava tutto lo spazio posto sulla sommità di un'alta collina (a circa 923m s.l.m.) che domina le circostanti vallate tra Bronte e Troina; della fortezza rimangono, con grande rammarico, solo pochi ruderi e del gruppo di case (il Casale di Bolo) che sorgeva attorno al Castello, i cui abitanti su ordine di Carlo V si trasferirono nel 1535 Casale Bronte, non resta nessuna traccia e presso i pochi resti murari ancora esistenti si riconosce la presenza di una cisterna
Due sostanziosi resti murari legano l'edifico ad epoca medievale, sebbene sia difficile, nell'attuale stato degli studi, affermare che i ruderi risalagno ad epoca normanna. Le mura sono costruite con pietre malamente sbozzate, legate insieme da malta di discreta qualità. L'equilibrio statico della costruzione è completamente compromesso e frequenti sono i crolli, soprattutto lungo il fianco meridionale del colle, particolarmente scosceso e difficilmente accessibile. La tipologia della fortificazione ricorda, a grandi linee, quella di una fortezza a guardia dei passi, che da Randazzo conducevano e conducono a Troina e viceversa.
Assieme al castello di Torremuzza è ritenuto un esempio di architettura militare del medioevo e costituiva di fatto una inaccessibile roccaforte, posizionata in un sito strategico, che vigilava sulla sicurezza dei viaggiatori e del commercio nell'ampia vallata di Bolo, strada obbligata, oggi come un tempo, e principale via di collegamento tra la costa ionica e l'interno della Sicilia. Con passaggi obbligati, entrambe le fortezze dominavano la regia trazzera che attraversava l'Isola transitando ai piedi dell'Etna ela valle di Bolo dove eserciti, folle di pellegrini e commercianti, corrieri postali che dalla normanna capitale Troina volevano recarsi alla costa o Catania o Messina, erano costretti a passare, transitando anche lungo quell'antico ponte di contrada Serravalle ancora esistente.
Il primo accenno dell’esistenza del Casale di Bolo è del 1139, durante la dominazione normanna.. Nel 1392 un Diploma reale prescriveva che gli abitanti del casale, per le loro dispute giuridiche, dovevano rivolgersi al Capitano Giustiziere di Randazzo.
Successivamente, nel 1535, per ordine di Carlo V, Bolo e Cattaino furono abbandonati dagli abitanti per riunirsi, assieme agli altri casali, e formare un unico insediamento in Bronte.
Gesualdo De Luca nella sua "Storia della città di Bronte" parla che della Rocca di Bolo "non avanzano che due solitari muri crollanti" e che "… più volte sono state, anche di fresco trovate grandi monete d’oro e di argento ove sorgeva il Casale, e lucerne e vasi di creta".
Continua scrivendo che nel 1392 gli abitanti dei due Casali "dovessero al tribunale criminale del Capitano Giustiziere di Randazzo stare per le loro cause" e che nel 1535 "nell'epoca di Carlo V Imperatore, si riunirono a Bronte a costituire un unico popolo".
Benedetto Radice lo fa risalire al periodo Greco e nel ricordare nelle "Memorie storiche di Bronte" le leggende "sui tesori nascosti nelle spelonche" dei Castelli di Bolo e Torremuzza e dei ritrovamenti di "vari ripostigli di monete siracusane, greche e romane, rinvenute nel 1901, 1902 e 1915" lamenta che la zona"non sia stata visitata mai dagli archeologi".
Ma corsero ai ripari, pochi anni addietro, alcuni clandestini che, fra l’indifferenza generale, "visitarono" le poche cose rimaste rovistando e scavando, senza essere minimamente disturbati, per lungo tempo anche con grossi mezzi meccanici. Ambedue i castelli sono oggi in stato di progressivo disfacimento anche a causa di ripetuti dilavamenti e smottamenti del terreno.