Ove son or le meraviglie tue O regno di Sicilia? Ove son quelle Chiare memorie, onde potevi altrui Mostrar per segni le grandezze antiche?
(Dal Fazello - Storia di Sicilia, deca I,lib. VI,cap.I)
La cavalcata di San Giuseppe
Il sabato precedente il 19 marzo (o quello successivo), a Scicli la Festa di San Giuseppe viene celebrata con la storica Cavalcata, un appuntamento folcloristico in cui una suggestiva processione di cavalli e cavalieri, nei tradizionali costumi da contadini, attraversa le vie della città. I cavalieri indossano pantaloni e gilet di velluto nero, camicia bianca ricamata, fascia multicolore intessuta ai fianchi, fazzoletto rosso al collo e ancora burritta, stivali e pipa di canna; ogni cavallo viene "scortato" da altri personaggi, che durante la serata si alternano lungo il corteo.
I cavalli sono riccamente bardati con con delle gualdrappe fatte con foglie di palma e fiori (violaciocche),dette bàlicu, di vari colori' e gigli selvatici (spatulidda) composti a modo, nelle settimane precedenti, per rappresentare scene religiose o simboli della città (leone rampante, stemma, San Giuseppe, Gesù, la croce...). Campanacci, sonagliere, testiere, ed altri ornamenti completano le bardature.
I cavalli sfilano in piazza Italia per essere ammirati dalla gente e giudicati da una commissione che premierà i migliori. Il frastuono dei campanacci legati ai cavalli e le urla dei devoti - PATRIA' - PATRIA' -PATRIARCA! - fanno da colonna sonora alla sfilate dei manti.
Dopo la premiazione, il coloratissimo corteo, con la Sacra Famiglia in testa, attraversa le vie della città dove, in vari punti e quartieri, vengono allestiti dei falò, o "Pagghiari", attorno ai quali si raccoglie la gente del vicinato che accende dei fasci di stoppie dette ciaccàre, per far luce al passaggio della Sacra Famiglia. Attorno al fuoco si cene a si beve insieme.
Innestata su un residuo di quei drammi sacri che si inscenavano nel Medio Evo per propiziare un buon raccolto, gradualmente è stata assimilata dal Cristianesimo per farne una festa religiosa in onore al Santo Patriarca.
La festa è infatti una rievocazione della biblica Fuga in Egitto della Sacra Famiglia, dopo l'editto di Erode, guidata dal Santo e narrata dagli Evangeli.
Oltre al fatto religioso, aggiunge colore al folclore la competizione tra i gruppi dei bardatori partecipanti, che nella gara mettono in campo il massimo impegno nel realizzare manufatti di altissimo pregio artistico e artigianale.
La domenica mattina le bardature senza cavalli vengono esposte davanti la chiesa di San Giuseppe. Nel pomeriggio si tiene la processione della statua di San Giuseppe seguti da centinaia di cavalli e cavalieri. La sera, infine, la festa si chiude con la Cena, la tradizionale asta di beneficenza che si svolge sul sagrato della Chiesa di San Giuseppe, in cui si bandiscono prodotti tipici per raccogliere offerte per la parrocchia e i poveri, e i cavalli e cavalieri della Cavalcata presenziano alla Cena.
Durante la manifestazione si tiene anche la Sagra di San Giuseppe con degustazione di prodotti tipici sciclitani 'u cucciddatu e il fagiolo Cosaruciaru.
Negli anni questa manifestazione si è un pò "snaturata", in quanto la rete di metanizzazione sottostante la pavimentazione stradale non consente più gli enormi falò, con le cataste di frasche e masserizie, che si accendevano al passaggio della Sacra Famiglia e dove venivano arrostite succulente pietanze a base di carne; via via sono diventati piccoli ed improvvisati falò, attorno a cui ci si riunisce per banchettare con salsicce e braciole.
Restano tuttavia, intatti, gli elementi dell'antico rito e con essi il fascino e la suggestione della "festa" : il fuoco, come elemento sacro, dal chiaro significato catartico; la violaciocca, fiore primaverile, per celebrare la fine dei rigori invernali e il risveglio della vita, il fascino di un evento dalle forti connotazioni aggreganti, nel quale l'intera comunità cittadina, ancora oggi, si riconosce.